Recensione: “Impulse” di Emma Fox
Buongiorno Fenici, oggi Nayeli ci parla di “Impulse” di Emma Fox
Stavros
Alcune persone mi chiamano “Demone”, ma tutti mi conoscono come Stavros. Sono ciò che tutti temono.
Tutti tranne Alexia Parisi. Era pura e intatta prima di incontrare me.
È troppo brava per uno come me, ma questo non mi fermerà dall’averla. L’ho osservata a sua insaputa e il mio interesse si è trasformato in ossessione.
L’ho vinta, un affare tra uomini di potere e lei non sa che ora mi appartiene.
Nessuno potrà impedirmi di prendere il mio premio perché… Lei è mia.
Alexia
“Sei mia.”
Due semplici parole hanno cambiato la mia vita.
Una notte. Completa resa.
Lo sguardo di Stavros irradia potere e comando.
Per una sola notte ho lasciato che mi prendesse e mi dominasse. Gli ho permesso di avermi mentre sussurrava le parole che erano la mia rovina: “mi appartieni”
La sinossi preannunciava un dark romance, ma non è esattamente questo che si trova nel racconto. Troppo facile la resa di lei, troppo rispettoso il desiderio di lui.
Come sempre, in questo genere di romanzi, io pretendo una estrema coerenza e credibilità che possa giustificare lo scatenarsi di un amore là dove le condizioni siano di dominio, di umiliazione, di forzatura. In questo caso, non sono riuscita a rimanere soddisfatta dalle premesse.
Il comportamento della protagonista è incoerente e petulante. È instabile come le adolescenti, capricciosa come una bambina. A tratti ribelle, a tratti impaurita. Il passato particolare sembra non aver lasciato segni, non aver inciso sul suo carattere. Ci si chiede persino come abbia potuto, una ragazza come lei, aver avuto quel passato.
È incapace di leggere la realtà in modo razionale e, per essere figlia di malavitosi, è decisamente, non è in grado di capire i pericoli e i meccanismi delle guerre di potere. Nonostante sia orgogliosa, si lascia comprare, torturare, umiliare senza battere ciglio, schiava di un bel corpo di maschio o di frasi dolci. La gratifica il fatto che Stavros abbia pagato milioni per averla, eppure si offende quando lui paga il conto della cena.
Di fatto, Alexia si vende per trovare amore e protezione… non proprio un esempio di rispetto femminile, autonomia e autostima, ma anzi di estrema confusione della percezione di se stessa.
Senza questa credibilità, il racconto rimane solo una storia che tratta la donna come un oggetto e dove lei non sa decidere per se stessa né difendere la propria individualità.
“Hai sempre bisogno di me, ma non te ne rendi conto.”
Dal canto suo, Stavros vorrebbe essere un duro ma non riesce a trasmettere questa forza, a mio avviso. Si comporta in un modo che per tutta la prima parte mi è parso eccessivo, immotivatamente intenso, senza controllo sulle sue emozioni, e poiché il motivo di questo atteggiamento verrà svelato sul finale, sono arrivata alla conclusione che sia giustificato, anche se per tutto il tempo ho avuto un senso di fastidio.
Il racconto non è autoconclusivo, la seconda parte uscirà a settembre.
La cosa che ha disturbato maggiormente la lettura è lo stillicidio di errori, che vanno dai refusi ai congiuntivi mancanti, e che mostrano un’evidente assenza di editing.
Le scene di sesso sono molteplici e intense, alcune molto perverse. Oltre a questo, però, ho faticato a trovare una trama, ma soprattutto delle caratterizzazioni convincenti.
“Sei nei guai, Alexia.”
Scendendo le scale gli rispondo coraggiosa.
“Fottiti, stronzo.”
Arrivo davanti la porta sul retro dell’edificio quando il telefono trilla per l’arrivo di un messaggio.
“Tra… Tría…dýo…éna.”
Apro la porta confusa, ma poi lo vedo, proprio davanti a me con il telefono in mano.
«Oh cazzo!» esclamo.
Tremo sotto il suo sguardo truce, la mascella serrata e le labbra serrate.
È più bello di quanto ricordassi.