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Recensione: Incontro alla Villa delle stoffe di Anne Jacobs-Serie La villa delle stoffe #6-

 

Dopo l’incredibile successo dei primi cinque volumi, Incontro alla Villa delle Stoffe è il coronamento delle vicende dei protagonisti di questa appassionante saga.
Augusta, 1939. Tempi duri per la famiglia Melzer e i suoi dipendenti. La Seconda guerra mondiale è alle porte e la vita di tutti gli abitanti della Villa delle Stoffe è in pericolo. La fabbrica di tessuti sta per fallire e Paul si trova a prendere decisioni scomode, ma questa volta è da solo… Infatti, da qualche anno sua moglie vive a New York con il figlio Leo, e il peso della distanza comincia a essere insopportabile. Nonostante i sentimenti di Marie siano rimasti intatti e continui a scrivere lettere in cui ribadisce il suo amore per lui, mancano le ore trascorse insieme, le lunghe chiacchierate prima di andare a letto, le carezze. Un amore che esiste solo sulla carta è sfuggevole: il vento può spazzarlo via, una tempesta può distruggerlo. Soprattutto quando un’altra donna entra nella vita di Paul. La signora Melzer dovrà fare ritorno prima che sia troppo tardi, se vuole riconquistare il suo amato marito.

 

Siamo arrivati all’ultimo capitolo di una grande saga iniziata nel 1913 ad Augusta, nella casa dei Melzer, industriali tessili ricchi e potenti circondati dai figli e dalla servitù che animano le scale e i corridoi con dedizione e amore verso i padroni.

Molte cose sono cambiate da quando la giovane Marie, arrivata nella magione per entrare a servizio come domestica, ha incontrato e sposato con grande amore Paul Melzer, l’erede, ed è diventata la padrona di casa.

Marie è dal primo romanzo il cuore della storia con la sua grande empatia, l’ attenzione verso gli altri e l’occhio per gli affari che la rende il motore delle industrie Melzer e della famiglia.

Durante la prima guerra mondiale ha trasformato la villa in un ospedale mentre aspettava il ritorno del marito dal fronte e  al suo rientro ha tenuto fermo il controllo della sua vita e della famiglia ma l’avvento del nazismo, dopo la grave crisi economica che attanaglia la Germania, è la stoccata finale alla famiglia.

Essendo per metà ebrea Marie fugge in America dove proseguirà la sua attività di creatrice di moda; l’abbiamo lasciata, infatti, mentre con il figlio Leo, giovane e talentuoso musicista, si stanno sistemando nella grande mela.

Sullo sfondo la Germania in rovina e invasa dalle truppe alleate che vanno a caccia di nazisti ed ex collaborazionisti.

A villa Melzer ogni stanza è occupata da un componente della famiglia che non è prigioniero o morto e mentre Marie è in America che freme x tornare,  il suo caro marito, alle prese con la fabbrica ancora ferma e semi distrutta dalle bombe alleate, pensa bene di dare sollievo alle sue pene tra le braccia di Hilde Haller una dattilografa della fabbrica.

Mentre la storia si snoda lentamente (e qui ho avuto un pó l’impressione che l’autrice la volesse tirare per le lunghe) assistiamo alla chiusura del cerchio per i personaggi che ci hanno tenuto compagnia fino adesso arrivando alla resa dei conti: Marie  ritorna in Germania abbandonando l’America e tutto quello che aveva costruito, decisa a chiarirsi con il marito Paul, mentre quest’ultimo, ostracizzato da tutti tenta di sfuggire al confronto e prende tempo.

Non mi è piaciuto assolutamente questo atteggiamento che non ha fatto che confermare la mia impressione sin dal primo libro: è Marie la tosta della famiglia, l’unica che ha il vero coraggio di combattere per ciò a cui tiene a testa alta.

 

 

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