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Recensione: “Ink” di Alice Broadway

Buongiorno Fenici, avete voglia di leggere un distopico? Ecco la recensione di Ellie per “Ink” di Alice Broadway

Immagina un mondo in cui ogni tua azione, ogni evento della tua vita ti viene tatuato sulla pelle, perché tutti lo possano vedere. Immagina se avessi qualcosa da nascondere… Non ci sono segreti a Saintstone: dall’istante in cui si nasce, successi e fallimenti vengono tatuati sulla pelle, così che tutti possano vederli e giudicarti, come un libro aperto. E proprio un libro i morti diventano: la pelle viene asportata, rilegata e consegnata ai familiari, come antidoto all’oblio che è ancora più temibile della morte. A patto che le pagine della vita superino il giudizio del consiglio: in caso contrario il libro viene gettato alle fiamme, e con lui il ricordo di un’intera vita. Quando l’amato papà muore, Leora, sedici anni, è convinta che il giudizio su di lui sarà pura formalità, e invece si rende conto che l’uomo nascondeva dei segreti, ma che di segreti ne cela anche il Consiglio…

 

Il libro di cui vi parlo oggi è Ink, un romanzo distopico che è ambientato in un universo immaginario. Non è chiaro il periodo storico in cui la storia si svolge, immagino sia un universo quasi medievale dato che non vi è alcun riferimento tecnologico.

Ho trovato la trama originale, per lo meno non è solito romanzo distopico ambientato in un futuro post-apocalittico.

La trama è di per sé intrigante, l’unica pecca che ho trovato sono i personaggi che non sono ben caratterizzati, non riesco ad immedesimarmi in loro, a capire cosa li muove, perché facciano determinate azioni.

Partiamo dal presupposto che “tutto” in questa società viene raccolto sotto forma di tatuaggi dai vari individui: quando nasci ricevi un tatuaggio con il tuo nome, ad ogni anno che compi ne ricevi altri e così via. Nonostante ciò però gli abitanti di questa società hanno la possibilità di decidere cosa tatuarsi o meno, alcuni sono obbligatori come quelli citati sopra e altri invece possono essere aggiunti.

Ora, in una società così improntata mi verrebbe da pensare che i tatuaggi vengano registrati – un po’ come una fedina penale diciamo – così che si possa tenere traccia di tali avvenimenti (anche i crimini vengono tatuati, senza però finire in alcun registro).

Viene detto che un tempo venivano registrati ma questa è una procedura caduta in disuso e che cercano di reintegrare. Il che, nella mia modesta opinione, non ha senso: come fanno ad assicurarsi che i tatuaggi non vengano alterati o, peggio, rimossi? Se un tatuaggio ti condanna per omicidio, ti basterebbe disegnarci una rosa ed il gioco è fatto.

Un altro concetto non ben chiaro è quello della magia: si accenna infatti che alcuni personaggi siano dotati di capacità psichiche, ma personalmente avrei preferito uno studio più approfondito dell’elemento, e non che venisse usato come escamotage quando non si è in grado di spiegare qualcosa.

Un’altra pecca che ho trovato è legata ad uno dei personaggi del libro che è l’arcinemica della società dei tatuati: tale personaggio, detto Strega Bianca, è identica alla nostra protagonista come aspetto, eppure nessuno si è mai accorto di tale somiglianza. Com’è possibile? È una figura mitologica, un po’ come il nostro uomo nero, ma nessuno ha mai fatto caso che la nostra Leora fosse uguale a lei.

Nel complesso il libro mi è piaciuto, lo stile è molto semplice ed è una lettura poco impegnativa che mi ha impiegato qualche ora e mi ha lasciato alcune domande che spero di riuscir a colmare con i volumi seguenti.

 

 

 

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