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Recensione: “Jackass Flats” di Julia Talbot

Care Fenici, Ipanema oggi ci parla di “Jackass Flats” di Julia Talbot

Riusciranno un militare girovago e un cowboy abitudinario a trovare il modo di far funzionare la loro storia?

Tate ha l’impressione che la parte migliore della sua vita gli sia sfilata davanti, ecco perché il cowboy passa tutte le sere nei bar. Quando conosce Dave, un giovane soldato di una vicina base dell’esercito, pensa però che le cose potrebbero migliorare. Il loro primo incontro è un po’ rocambolesco, ma presto Tate scopre che lui e Dave hanno abbastanza in comune da rendere i loro appuntamenti interessanti.

Dave non condivide l’atteggiamento dell’esercito nei confronti degli omosessuali e non si preoccupa di nascondere agli amici la sua relazione con Tate. Quando si rende conto che avrebbe dovuto essere più cauto, potrebbe essere ormai troppo tardi. Ma Dave è disposto a combattere per Tate, anche se significa sfidare proprio l’esercito.

 

Ho un debole per i MM western, dove un protagonista è descritto come cowboy ruvido e con la pelle bruciata dal sole, dove ci sono cavalli e dove si fanno lunghe cavalcate nella prateria brulla per poi arrivare a un’oasi di pace e di verde (la cui ubicazione è conosciuta solo al personaggio principale) con tanto di pozza d’acqua fresca e una cascata tra le rocce in cui, per anche solo un pomeriggio, i due innamorati possono trascorrere momenti di privacy e tenerezza. Se il secondo personaggio della coppia romantica è un militare, ecco che il gioco è fatto. Il romanzo mi ha conquistato. Definitivamente.

Jackass Flats, di Julia Talbot non mi ha deluso in questo e l’ambientazione ideale affinché fosse un western MM di tutto rispetto c’è. Purtroppo però, alcuni aspetti nella trama mi hanno lasciato un po’ perplessa, sebbene, nel complesso, la storia sia carina, e adatta a chi stia cercando un romanzo senza pretese, con una buona dose di tenerezza e senza particolare angst di trama.

Tate è un uomo in là con gli anni e si sente ormai arrivato, senza più speranze di vivere una relazione sentimentale completa. Incontra Dave in una notte di tormenta, totalmente ubriaco e incapace di guidare fino a casa con il suo pick-up. Dave si offre di riaccompagnarlo e poi, quando tutto ha l’aria di concludersi in quel semplice episodio, qualche mese dopo i due si rincontrano e finalmente palesano la reciproca attrazione. Ecco qui la mia prima perplessità: Tate si definisce spesso durante il romanzo e a più riprese “vecchio”, ma in realtà Dave, che ha vent’anni, presume (senza esserne però certo), che abbia tra i trenta e i trentacinque anni. In realtà nel romanzo non verrà mai esplicitata la vera età di Tate, che per certi versi potrebbe averne persino cinquanta, viste certe sue timidezze comportamentali e atteggiamenti antiquati.

Tate, e la sorella Darla non perde occasione per ripeterglielo, deve avere un particolare problema con i militari, per cui anche se si lascia sedurre da Dave, mantiene un atteggiamento distaccato, di disillusione, sapendo bene come sia la vita di un militare, velocemente dislocato presso altre basi da un giorno alla notte e quindi senza possibilità di una storia duratura tra loro. E qui si palesa un altro dei problemi che ho riscontrato in questo romanzo: la storia passata di Tate, che avrebbe permesso di rendere tridimensionale il personaggio non è raccontata. Vengono solo accennate, da mezze affermazioni in qualche dialogo tra Tate e sua sorella, alcune delusioni pregresse del cowboy, ma niente di più. E neppure Dave viene descritto e reso più corposo; entrambi i personaggi restano un po’ piatti sullo sfondo di una storia che, come dicevo in apertura, è abbastanza semplice e senza pretese.

L’inevitabile crisi e conflitto che porterà poi allo sviluppo finale di tutta la storia appare anch’esso leggermente forzato e poco incisivo, anche se tutto sommato, credibile e adatto al clima lieve di tutta la trama.

Un altro appunto: Tate si mostra come una sorta di educanda timida e ritrosa, restio com’è ad avere rapporti completi con Dave al primo appuntamento, ma anche al secondo e al terzo mostra di avere particolari problemi a lasciarsi andare, e se in parte ciò può essere comprensibile, viste le esperienze passate che non vengono però raccontate, alla lunga possono in qualche modo spiazzare un po’ il lettore. Soprattutto se poi, da un capitolo all’altro, salta fuori che alla fine “lo hanno fatto” ma non viene mostrato al lettore non dico l’atto in sé stesso, ma la situazione che ha portato poi il protagonista a capitolare e ad abbandonarsi al suo amante. Viene semplicemente buttato lì, en passant, come un fatto qualunque, mentre per tre quarti del romanzo viene invece esasperato proprio questo rifiuto a concedersi all’altro. Forse un po’ più di approfondimento e analisi psicologica non avrebbe guastato in questo romanzo che conta solo 100 pagine o poco più.

 

 

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