Recensione: “La battaglia delle tre corone” di Kendare Blake (Three dark crowns series Vol. 0.5)
Da che se ne ha memoria, sull’isola di Fennbirn ogni generazione è stata scandita dalla nascita di tre gemelle: tre regine, tutte ugualmente degne nella successione ereditaria della corona e tutte in grado di padroneggiare la magia. Mirabella è una fiera elementalista, sfacciata come i suoi incantesimi: governa il fuoco, i flutti e i fulmini con il solo schioccare delle dita. Katharine è in totale simbiosi con i veleni: può ingerire anche la più letale delle sostanze tossiche senza che le accada nulla. Arsinoe, invece, ha sviluppato una perfetta comunione con la natura: può far sbocciare le rose più incantevoli o ammansire i leoni con il suono gentile della sua voce. Ma per diventare regina non basta il diritto di nascita, ognuna di loro dovrà combattere duramente per ottenere la corona, perché non si tratta di un gioco in cui si vince o si perde… In ballo c’è la loro vita. Questa è la notte in cui le gemelle compiono sedici anni, la battaglia ha inizio.
Libro appena uscito, storia innovativa. Kendare Blake crea un mondo, mai visto finora, con nuove regole basate su una società completamente matriarcale. Ed è un successo. Innanzitutto, perché l’idea di base della storia è molto originale e accattivante: tre gemelle, identiche nell’aspetto ma diversissime tra di loro che devono lottare e uccidere per primeggiare e conquistare il trono; in secondo luogo la scelta di raccontare in parallelo le vicissitudini delle tre regine alternandole nei capitoli, non solo crea un racconto di ampio respiro in cui i numerosi personaggi s’incrociano e s’incastrano senza appesantirlo, ma dà vita a un ritmo narrativo molto rapido che conduce alla fine della storia senza accorgersene.
Le tre regine sono magnifiche, tutte e tre caratterizzate da un fuoco interiore alimentato dalla segreta speranza di cambiare il proprio destino e dalla volontà di non sottomettersi alle decisioni altrui.
Arsinoe sente il suo stomaco contrarsi…
…Rivolge di nuovo lo sguardo verso Mirabella, magnifica e regale senza sforzo, e a Katharine, bella e dall’aspetto maligno come un frammento di vetro nero. In confronto a loro, lei è nulla. Una traditrice e una codarda. Priva di poteri, anormale e piena di cicatrici. Rispetto a loro, lei non è una regina.
La Blake riesce magistralmente con le parole a mostrare una regina come protagonista e contemporaneamente a spostare l’attenzione su un’altra tanto da capire solo all’ultimo che il vero personaggio principale della storia è sempre stato sotto i nostri occhi, ma presi dal susseguirsi delle vicende l’avevamo erroneamente sottovalutata.
Focalizzandosi sui personaggi, ciò che di questo libro colpisce è come ognuno viene caratterizzato senza eccedere nelle descrizioni o nell’introspezione: l’autrice riesce a descrivere i protagonisti fisicamente ed emotivamente creando immagini brevi e continue, come i tanti fotogrammi che alla fine compongono un film.
Entra nel padiglione improvvisato sulla cima della scogliera e abbassa lo sguardo sulla folla. Che la vedano pure. È vestita con pantaloni neri, una camicia nera e una canottiera: Arsinoe non si nasconde.
Insomma l’intreccio della storia è lineare ma avvincente, con risvolti inaspettati che mi hanno lasciata a bocca aperta, perché arrivano all’improvviso rendendo evidente la tela che si è andata inconsapevolmente formando, e collocandoli tutti in un unico e grande disegno.
Unica pecca: questo libro è un prequel, dunque fa da apripista a una nuova storia che colpisce e coinvolge anche troppo, considerando che bisognerà aspettare un po’ per sapere quale regina, tra malintesi e intrighi, riuscirà a prevalere sulle sorelle per regnare su Fennbirn.
Tre regine oscure
Nate in terre antiche
Son sorelle eppure
Mai saranno amiche
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