Recensione: “La dote perduta della Lady” di Margaret Moore
Care Fenici, Lucia ha letto per voi un bellissimo romanzo storico: “La dote perduta della Lady” di Margaret Moore… ecco la sua recensione
Sir Develin Dundrake ha una vera passione per il gioco d’azzardo. Amante del rischio e di quel fremito che solo la brama di vittoria sa suscitare, non si lascia sorprendere da niente e nessuno. Almeno sino a quando alla sua porta non si presenta Lady Theodora Markham. Avendo perso l’intera dote a causa di una mano sfortunata dell’incauto padre, Theodora ha deciso di proporre a Devlin l’unica soluzione che la salverebbe dalla rovina: un matrimonio. Benché l’idea di accasarsi non lo attiri per nulla, lui si rende conto che l’accordo potrebbe portargli dei vantaggi: evitare l’assedio delle fanciulle in cerca di marito e, se lo vorrà, mantenere la sua condotta di vita fatta di carte e amanti occasionali. Subito dopo avere accettato, però, Devlin scopre che resistere al fascino sensuale e misterioso della moglie non sarà affatto facile.
Dopo una notte agitata, trascorsa ad aspettare invano il marito, la mattina seguente Thea non perse tempo a chiamare la carrozza perché la portasse al villaggio di Dundrake. Sia che il marito si fosse pentito di averla sposata o che semplicemente si fosse già stancato di averla intorno, lei era sua moglie a tutti gli effetti e avrebbe fatto qualsiasi cosa per restarlo, a cominciare dall’acquistare un guardaroba adatto alla consorte di un Baronetto.
Lady Theodora Markham ha vissuto tentando di porre freno al vizio del gioco del padre, ma quest’ultimo dilapida il patrimonio di famiglia con l’ennesima partita a carte con Sir Develin Dundrake.
Ora il padre si sta per imbarcare su una nave che lo porterà lontano, mentre la ragazza ancora una volta tenta di salvare ciò che rimane del loro nome. Per questo si reca a casa di Develin e gli propone un patto. Fra i soldi vinti c’era anche la sua dote, e Theodora gli propone un matrimonio che gli garantirebbe la stessa libertà di cui gode ora, e la certezza di eludere le continue trappole che le fanciulle nobili e le loro madri gli tendono.
Develin è sconcertato e scoprire che quella partita ha rovinato la vita di Theodora lo fa sentire in colpa, per questo decide di accettare. Ma una volta che il matrimonio è avvenuto, il comportamento di Theodora comincia a fargli venire dei dubbi e più di una volta tenterà di trovare un modo per uscire da quell’unione forse troppo affrettata.
Margaret Moore riesce sempre a essere originale, nonostante la trama non sia niente di particolarmente inedito. Fra i protagonisti c’è un matrimonio d’interesse, Develin si sente in colpa e accetta l’incredibile proposta.
A cerimonia avvenuta, pur avendo scoperto una grande passione nella donna che ha sposato, alcuni comportamenti di Theodora, dettati dalla paura di non essere all’altezza del suo nuovo ruolo, gli fanno temere di avere commesso uno sbaglio. Inoltre il suo avvocato solleva più di un dubbio sulla sincerità della giovane, e persino sulla sua identità.
Theodora si rende ben presto conto che il suo matrimonio sta già cominciando a vacillare ma non sa come porvi rimedio, mentre il suo carattere troppo franco le fa inimicare immediatamente la Duchessa di Scane, che vedeva in Develin il marito ideale della figlia.
Nonostante si piacciano, i due sembrano sempre più allontanarsi, troppe sono le cose che non si confidano e mentre l’avvocato di Develin non può fare a meno di diventare sempre più sospettoso, il giovane sposo deve decidere se credere o meno alla moglie.
Nonostante i difetti, il personaggio di Theodora appare quello di una giovane donna volitiva, abituata a destreggiarsi da sola nella vita; scopriremo poi quanto abbia sofferto correndo dietro al genitore e alla sua smania per il gioco. E non sopporta i “due pesi e due misure” che la società adotta per uomini e donne; quando un’amica cade in disgrazia per essere stata sedotta da un nobile crudele, lei la esorta a denunciarlo, per impedire che possa rifarlo ancora. Questo sarà un altro motivo di scontro col marito. In un primo momento Develin sembra nobile e generoso, scopriremo poi che l’ha sposata anche perché in quella partita non ha agito in modo corretto. I suoi dubbi e le continue indagini richieste al suo avvocato appannano alquanto la figura di eroe, eppure la scoperta di ciò che è stata la sua infanzia lo redime almeno un poco. Ma non vi nascondo che non è una coppia entusiasmante, la Moore ha creato altri personaggi maschili più affascinanti.
Tuttavia l’autrice sa scrivere storici come poche altre, i suoi personaggi sono sempre ben tratteggiati e con caratteri definiti. I personaggi di contorno rendono tutto ancora più vario e ci troveremo a seguire più linee narrative anche se la trama non presenta molta azione. È un libro che si legge con piacere, ma non vi nascondo che non è sicuramente uno dei migliori di quest’autrice, che ha al suo attivo serie fantastiche come Warrior o Brothers in Arms.