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Recensione: La figlia del predicatore di Amy Jo Burns

 

 

TITOLO: La figlia del predicatore

AUTORE: Amy Jo Burns

GENERE: Narrativa

EDITORE: HarperCollins Italia

DATA DI PUBBLICAZIONE:  07 Aprile 2022

Un villaggio di montagna intrappolato nel tempo.
Due amiche che giurano di aiutarsi e proteggersi a ogni costo.
Una ragazza che deve sfidare suo padre per sopravvivere ed essere libera.

Una storia indimenticabile, raccontata con uno stile incandescente come carbone acceso. Questo non è un romanzo di disperazione, ma di speranza.” — New York Times Book Review

Un romanzo feroce, che racconta il contrasto tra fede e realtà, il pericolo e coloro che amano giocarci. E lo fa con una voce indimenticabile.” — The Los Angeles Times

Amy Jo Burns descrive magistralmente la terra del moonshine, dai pendii affilati ai dirupi degli Appalachi. Un romanzo in cui perdersi.” — Literary Hub

Sulle cime di una montagna degli Appalachi, a un’ora dal più vicino villaggio di minatori, c’è una capanna isolata dal resto del mondo. Wren Bird, quindici anni, vive qui da sempre, con i suoi genitori. Non hanno una macchina, documenti e nemmeno una cassetta della posta. La madre, Ruby, cuce i loro vestiti, prepara le medicine e l’unica lettura consentita è la Bibbia. Non ricevono visite tranne quelle di Ivy, la migliore amica di Ruby. Ogni domenica Briar, il padre di Wren, che è stato colpito da un fulmine che lo ha lasciato cieco da un occhio, predica la sua fede recitando sermoni in un distributore di benzina abbandonato. Fra le mani tiene dei serpenti velenosi che solo lui sa ammansire. Loda il Signore per quell’occhio ghiacciato, prova della sua santità e motivo del potere che esercita sulla piccola comunità, e su Wren e sulla moglie.

Ma durante l’estate, uno dei miracoli compiuti da Briar si trasforma in tragedia. E Ruby non sembra più tanto disposta a subire il fanatismo del marito. Mentre tutto il suo mondo comincia a sgretolarsi, per salvarsi la vita e conquistare la libertà Wren deve scoprire la verità che si cela dietro la leggenda di suo padre e il segreto che sua madre e Ivy nascondono da anni. E così immaginare un futuro diverso da quello che le è sempre stato imposto.

Amy Jo Burns ci regala un debutto bruciante, una storia di emancipazione e di donne che lottano per la loro indipendenza in una terra dominata dagli uomini. Un romanzo travolgente, pieno di dolore e rabbia sul fanatismo religioso, ma che celebra l’amicizia e la sorellanza, sullo sfondo dell’incontaminata bellezza dei monti Appalachi. E che ci racconta una parte di mondo spesso dimenticata, ma che fa drammaticamente parte del nostro presente.

La figlia del predicatore, esordio di Amy Jo Burns, è una storia feroce che racconta le aspettative e le illusioni di due donne vissute sempre all’ombra di uomini e delle loro regole.

Virginia Occidentale, Monti Appalachi. Ruby Day e la sua migliore amica Ivy, sognano di lasciare le montagne, di vivere un’esistenza che non sia da appendice a quella di qualcun altro. Ma certe volte non è possibile scegliere o semplicemente non se ne ha il coraggio. Certe volte ci sono solo cose smarrite che hanno bisogno di tempo per essere ritrovate.

La prima cosa che mi ha insegnato mio padre è che un serpente non è un serpente. È un agile arazzo, un frammento di natura selvaggia che puoi tenere in mano. È aprire una serratura senza chiave, parlare un’altra lingua. È la pelle sotto le tue unghie e i sogni che ti dimentichi di notte.”

(Tratto dal libro)

 Sulla cima di una montagna degli Appalachi, c’è una capanna isolata dal resto del mondo. Wren Bird, quindici anni, vive qui da sempre, con i suoi genitori. Non hanno una macchina, documenti e nemmeno una cassetta della posta. Non ricevono visite tranne quelle di Ivy. Ogni domenica Briar, il padre di Wren, che da ragazzo è stato colpito da un fulmine lasciandolo cieco da un occhio, predica la sua fede recitando sermoni in un distributore di benzina abbandonato. Fra le mani tiene dei serpenti velenosi che solo lui sa gestire, diventando una sorta di leggenda da tra quei monti. Un predestinato, colui che salverà la montagna così come si è salvato dal fulmine. Un miracolato con un dono. Ma un giorno uno dei suoi miracoli finisce in tragedia. E in qualche modo, questo fa aprire gli occhi a Ruby, sulla vera natura di suo marito, si rende conto che forse non è mai stato un uomo in grado di darle la serenità che cercava. È come se la nebbia che offuscava le sue scelte si sia diradata facendole vedere la realtà.

Il romanzo è diviso in quattro parti: la prima parte racconta la vita di Wren e il suo sentirsi inadeguata quando lascia la sua montagna per recarsi in paese. La seconda e la terza raccontano la giovinezza dei suoi genitori e di come sono arrivati a stare insieme. A mio avviso questa è anche la parte più profonda e toccante di tutta la storia, caratterizzata dalla consapevolezza amara di non riuscire a cambiare la propria vita; dal cercare di “accontentarsi” del male minore pensando che sia la cosa giusta da fare, ma senza tenere conto dei sogni e di quello che vuole davvero il cuore.

L’ultima parte narra le decisioni che Wren prenderà dopo aver scoperto il passato della sua famiglia e aver affrontato un terribile colpo. Ma soprattutto capirà il perché di quell’isolamento forzato, si renderà conto di chi è stato suo padre, che lei ha sempre visto ammantato di un’aura miracolosa.

Il libro è scritto in terza persona con diversi punti di vista che aggiungono sempre un tassello alla storia generale. La scrittura è incisiva, con descrizioni ricche di enfasi dei luoghi in cui è ambientato. Ma soprattutto è una storia che parla di sorellanza, di patti suggellati al chiaro di luna, di colpe, di segreti, di vite spezzate, di quell’isolamento dovuto al fanatismo religioso.

Una vicenda di emancipazione e indipendenza femminile in una terra dominata dagli uomini. Un racconto di speranza, di libere scelte e del coraggio di poter decidere come vivere la propria vita.

Un romanzo che racconta una parte di mondo spesso dimenticata!

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