Recensione: “La maestra cattiva” di Suzy K. Quinn
Titolo: La maestra cattiva
Autrice: Suzy K. Quinn
Editrice: Newton Compton Editori
Genere: Legal thriller, thriller politico, Thriller, suspense
Data di Pubblicazione: 28 Maggio 2020
Lizzie Riley è reduce da una burrascosa separazione. Quando riceve la notizia che suo figlio Tom è stato accettato in una prestigiosa scuola, si sente sollevata: spera che le cose riprendano ad andare per il verso giusto. La reputazione dell’istituto è eccellente. Eppure l’entusiasmo iniziale si spegne dopo poco tempo: fin dal primo giorno Lizzie ha l’impressione che in quella scuola ci sia qualcosa che non va. Ai genitori è proibito attraversare il giardino ed entrare insieme con i bambini; le finestre sono chiuse e protette da pesanti inferriate. Con gentilezza le viene spiegato che è bene che i ragazzi guadagnino al più presto una certa indipendenza, e che una presenza troppo asfissiante dei genitori non è funzionale alla loro istruzione. Ma perché Tom torna sempre a casa esausto e si rifiuta di raccontare qualsiasi cosa della sua giornata? Che cosa sono quegli strani segni sul suo braccio? E perché i suoi compagni di classe hanno paura di parlare, quando Lizzie fa loro delle domande? La nuova scuola sembrava perfetta. Ma a volte le apparenze ingannano…
In questo romanzo nulla è come può sembrare e proprio in questo si racchiude tutta la potenza della storia.
Lizzie è una madre devota a suo figlio Tom, entrambi vittime di un padre violento e di un matrimonio finito in pezzi.
Trasferiti lontano da Londra, provano a rifarsi una vita a partire da una nuova scuola prestigiosa: lucchetti alle porte, recinzioni, finestre oscurate, tutto pur di mantenere al sicuro i bambini, eppure Tom inizia a stare male, ha continue crisi, segni di iniezioni sul braccio e una salute che continua a peggiorare, perché?
Mi dispiace, ve lo devo rivelare perché altrimenti la mia recensione non avrebbe senso: sebbene la madre Lizzie tenti in ogni modo di incolpare la scuola, sarà lo stesso Tom a confessare ai servizi sociali che è sua madre la responsabile di tutto. Si verrà, quindi, a scoprire che Lizzie soffre della sindrome di Munchausen per procura, patologia psichiatrica che porta chi ne è affetto ad avvelenare con farmaci o altro i propri figli per attirare attenzioni su di sé.
Questo è l’evento centrale e sconvolgente del libro anche se, a mio modesto parere, il lettore non viene accompagnato in questo ribaltamento totale: all’inizio tutto sembra all’apparenza normale, ossia Lizzie appare come la classica vittima di un uomo violento, una donna fragile e da proteggere ed è la scuola a sembrare il luogo nefasto e sinistro che corrode i bambini dall’interno, poi, a un certo punto, il resoconto cambia e Lizzie si dimostra per ciò che è, generando così nel lettore molta confusione.
In ogni caso il romanzo è avvincente e, quindi, si legge volentieri: lo stile è semplice, la suspense è presente e funziona molto bene all’interno dell’intreccio.
Certo, i personaggi non sono sondati nel profondo e, forse, è anche per questo che il gioco di far sembrare tutti diversi da ciò che sono realmente funziona ma, stranamente, ci si affeziona e si entra nella storia dapprima in punta di piedi, infine, con momenti al cardiopalma non indifferenti.
Nel complesso, lo considero un romanzo da leggere per passare qualche ora di svago con il fiato sospeso: infatti, non mi sarei mai aspettata questo sconvolgimento perché ero sicura che Lizzie fosse una buona madre, anzi, un’ottima madre, che aveva salvato il figlio dal marito manesco e stupratore. Invece, quando ho scoperto che Lizzie era una malata psichiatrica manipolatrice che aveva convinto tutti della sua bontà e tenerezza sono rimasta a bocca aperta, e questo è sempre un ottimo segno per un thriller.
In ogni caso, la morale della “favola” è mai fidarsi delle madri che sembrano perfette perché potrebbero essere delle vere e proprie “cattive maestre”.