Recensione: “La meraviglia di essere simili” di Daniela Volonté
Per dimenticare un passato doloroso, Elisabeth decide di allontanarsi da New York. Si trasferisce così nella cittadina nella quale viveva la sua migliore amica e inizia a lavorare come insegnante. Ma al liceo di Watertown la sua vita è destinata a cambiare. A sconvolgerla sarà Alexander, un ragazzo di diciassette anni. Come Elisabeth, anche Alex ha un passato che lo ha segnato, e il presente non va granché meglio: la madre è alcolizzata e lui deve prendersi cura della sorella più piccola, Julia, di soli sei anni. Elisabeth lo incontra in aula il primo giorno di scuola, e da quel momento non riuscirà più a dimenticarlo. C’è un dolore comune che li unisce, eppure quando sono insieme la sensazione che provano è quella di pace. Ma Alex è minorenne e oltretutto è un suo allievo. Elisabeth sa bene che non può permettersi alcun tipo di coinvolgimento sentimentale. All’inizio entrambi cercano di tenere a bada i propri sentimenti, fin quando non riescono più a trattenerli…
Questa è la mia prima volta con un romanzo di Daniela Volonté. Incuriosita dai tanti giudizi positivi, ho voluto assaggiare la scrittura di questa autrice che ha saputo conquistare il cuore di molte lettrici. A questo punto una premessa è doverosa: probabilmente non ero nello stato d’animo giusto per una storia così zuccherosa e, personalmente, avrei avuto bisogno di leggere altro. Ho scelto questa lettura attratta dalla trama, che si propone come intrigante e un po’ torbida, per poi scoprire che di torbido c’è ben poco, o quasi niente.
Elisabeth, Liz, è una venticinquenne insegnante di economia che ha subìto perdite importanti e dolorose nel suo recente passato, perciò si limita a sopravvivere evitando la vita vera per non correre il rischio di soffrire ancora. Alexander, Alex, è il suo studente diciassettenne, che vive un presente di responsabilità e rinunce a causa di una situazione familiare disastrosa che lo costringe a crescere in fretta, obbligato ad accudire sua sorella di sei anni e a tenere a bada gli eccessi di una madre alcolizzata, a tal punto che la sua vita è più simile a quella di un padre di famiglia che di un teenager. Quando i due protagonisti si incontrano, si riconoscono immediatamente come le due parti di un tutto e, nonostante la realtà innegabile ostacoli il legame che li unisce, nessuno dei due può fare a meno dell’altro, ovvero l’unica persona che lo completa e con cui si sente in pace. È questa la chiave del legame tra Liz e Alex: la pace. Entrambi la trovano solo quando sono insieme, dimenticando il dolore, passato e presente, e consentendo a loro stessi di guardare al futuro, senza angoscia, ma con speranza. La storia d’amore è dolce e romantica, non senza qualche piccolo intoppo che però riescono a superare senza grosse difficoltà; lo stile è scorrevole e molto semplice, fruibile da un target molto vasto di lettrici.
Personalmente ho percepito un netto contrasto nella personalità dei due protagonisti. Liz, che in teoria è “l’adulta”, conserva molti aspetti immaturi, quasi infantili, tali da pregiudicarne la credibilità. L’attrazione irresistibile che la spinge verso Alex contro ogni razionalità, i suoi sprazzi di gelosia, l’immagine di lui che appare ai suoi occhi come quella di un uomo e non di un ragazzo, sono tutti atteggiamenti che la rendono quasi “l’adolescente” della coppia. Al contrario Alex appare molto più adulto di quanto la sua età anagrafica possa far intuire, sia nel comportamento verso Liz e i propri famigliari, che nelle scene d’amore, tra l’altro descritte con delicatezza e senza eccessi. Insomma mi è sembrato che Alex fosse un uomo di diciassette anni e Liz una ragazzina venticinquenne. Non so se questa contraddizione sia stata voluta, in ogni caso l’ho trovata incoerente e un po’ stridente con le potenzialità della trama.
In definitiva, a mio avviso, una scrittura semplice e una storia romantica adatte alle lettrici che amano sognare, senza grandi scossoni emotivi né coinvolgenti colpi di scena.
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