Recensione: “La moglie del fotografo” di Nick Alexander
Sophie è consapevole di non sapere tutto dei suoi genitori. Ma non può davvero immaginare quello che sua madre ha voluto celarle. Se ne accorge quando organizza una grande retrospettiva sul padre, uno dei più famosi fotografi che la Gran Bretagna abbia mai avuto. Dagli scatoloni impolverati pieni di vecchie foto emergono infatti storie, retroscena e segreti inaspettati. Sono le verità che la madre Barbara ha provato a nascondere per proteggere i propri figli. Ma il passato non si può cancellare, e toccherà a Sophie ricostruire quello che le è stato taciuto, una storia che inizia dai bombardamenti su Londra durante la Seconda Guerra Mondiale e arriva fino ai giorni nostri. Una storia che rischia di cambiare la sua vita per sempre.
Può un uomo raccontare i sentimenti di una donna con la stessa intensità con cui lo farebbe lei stessa? La risposta è sì, e questo libro ne è la dimostrazione. Nick Alexander racconta la storia di Barbara e Sophie, madre e figlia, attraverso l’alternanza di capitoli ambientati in anni diversi; in questa alternanza viene a delinearsi la vita di una donna forte e determinata, una donna che mette davanti a tutto il benessere dei suoi figli, una donna che si aggrappa alla vita e che mantiene il suo matrimonio nonostante tutto. Una donna il cui passato resta avvolto in un alone di mistero, mascherato dal dolore per la perdita del marito di cui ha fortemente contribuito a crearne la fama.
“Io lo so. Lo vestiva, gli dava da mangiare, puliva il suo vomito, ha fatto alcune delle sue foto migliori, sviluppava le sue pellicole quando lui non ci riusciva…” “Wow” dice Sophie, ancora un po’ incredula, “Non lo sapevo. In realtà lei non parla molto di lui.”
Si scopre, così, che Anthony Marsden, il fotografo, il presunto protagonista della storia, è solo il collante di un libro fatto di donne, che ruotano tutte attorno a lui, il perno che tiene insieme tutte le figure che ci si presentano man mano che la storia prende forma: Sophie, Diane, Glenda, Minnie, June e soprattutto Barbara, in cui tutte queste figure confluiscono a formare, caratterialmente, un personaggio complesso. Barbara, la protagonista assoluta, che sorprende fino all’ultimo e di cui, con estrema delicatezza, Alexander riesce a sottolineare i sentimenti nelle varie fasi della sua vita, per farci capire e accettare come, una donna con una volontà talmente forte e determinante, sceglie di essere beffata dalla vita e dal marito e di far finta di niente pur di andare avanti.
Tony chiude gli occhi, poi barcolla e deve appoggiare un braccio al muro per recuperare l’equilibrio. Gli viene il singhiozzo. “Grazie” dice alla fine. “Solo questo.” “Grazie? Per cosa?” “Perché ti sforzi di capire” biascica. “Io non ti merito.” Barbara gli lancia un’occhiataccia.
“Comunque tu non volevi lasciarlo? Nemmeno dopo averlo saputo con certezza?” “No. Credo di aver pensato che in un certo senso avesse bisogno di lei”.
Sophie, al contrario della madre, è una donna insicura, cresciuta nell’ombra di un padre di cui cerca sempre di essere all’altezza. Lei è l’esatto opposto della madre, e se da una parte sembra volerla sovrastare, dall’altra ne esalta ancora una volta la caparbietà e la lungimiranza, permettendo di scorgere ancora l’incredibile senso materno che ha condizionato le sue scelte e che la contraddistingue.
Trovo molto bella la scelta dell’autore, di alternare i due punti di vista e di farli proseguire su due linee temporali diverse; si ha l’impressione che le due donne si corrano incontro per ritrovarsi, in un finale che rimette a posto tutti i tasselli. La storia prende forma da lontano e si resta incollati alle pagine, tanto che l’ho dovuto centellinare pur di rimandare la fine; perché dietro la sofferenza e la volontà della protagonista, grazie ad un linguaggio diretto e semplice, la storia creata da Nick Alexander è coinvolgente, piena di passione e soprattutto, è una dichiarazione d’amore e rispetto nei confronti dell’universo femminile.
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