Recensione: La Rosa di Velluto Rosso di Mirta Drake
Serie: La Rosa di Velluto #3
Serie: La Rosa di Velluto #3 Autrice: Mirta Drake Genere: Romance storico spicy Editore: Mondadori I Romanzi Extra Passion Data di uscita: 2 novembre 2024
La serie La Rosa di Velluto è composta da:
- La rosa di velluto bianco—>Recensione
- La Rosa di Velluto Blu—>Recensione
- La Rosa di Velluto Rosso
Dopo uno scandalo in gioventù, Annelise Nevinson sogna una vecchiaia serena. Rimasta vedova, però, si lascia tentare dal fascino della libertà, sperimentando i piaceri offerti dal più esclusivo e lussuoso locale di Londra: la Rosa di Velluto. È lì che Annelise incontra un gentiluomo capace di farla sognare, seducente e misterioso, che la corteggia in modo serrato. Peccato che Alaric Wolf non sia uno sconosciuto, ma un’ombra del passato che medita vendetta. E come sentenzia la saggia Madame Elvira, le apparenze ingannano soltanto chi vuole essere ingannato. Certo, tutto è permesso nel suo regno, ma possono due cuori già feriti sopravvivere a una passione che sboccia come una rosa piena di spine?
Bentornate Fenici!
Siamo giunte al terzo e ultimo volume di questa serie che ci ha fatto conoscere i personaggi dell’esclusivo bordello “La Rosa di Velluto” e dei frequentatori che hanno usufruito dei suoi servizi.
Protagonista di questo libro è Annelise Nevinson, vedova di Julian Wentworth e madre di Octavian nonché cognata di Ethan. Se ricordate lei, in un primo momento, aveva manifestato seri problemi di salute, una “malattia mentale” che, a mio avviso, ritengo trattarsi di depressione, solitudine e tristezza.
La donna ormai vive da sola con alcuni domestici, chiusa nella tenuta di Cedarwood, e non prova più attrattive o stimoli verso una vita esterna. Solo il giardiniere che le ha procurato il cognato sembra attirare la sua attenzione. Un giorno Ethan e Vivien le propongono di andare con loro a “La Rosa di Velluto” per distrarsi, del resto non è detto che debba per forza fare certe cose perché il locale propone diversi tipi di intrattenimento. Annelise in un primo momento si dice contraria, è quasi una bigotta a causa dell’educazione ricevuta dalla madre asfissiante che la voleva vedere presto sistemata con qualcuno di abbiente.
Alla fine, però, si lascia convincere e qui conosce un uomo che indossa una maschera da lupo, Alaric Wolf, che attira subito la sua attenzione. Vi ricordo che nel locale vige il più stretto anonimato, ogni ospite deve portare una maschera e deve farsi conoscere solo con un nome diverso dal proprio. Annelise diventa Dandelion Redrose. Quello che lei non immagina è che Alaric, in realtà, è un suo vecchio amore di gioventù, forse il suo vero unico grande amore, quello che ti fa sragionare e commettere pazzie.
Quello che mi piace di Mirta Drake è la sua capacità di trasportarti nella storia con una maestria tale da renderti dipendente dalla pagine. Mi spiego, sei lì e ti chiedi “E adesso?”, “Ma davvero?”, “Ah! ma questo lo avevo immaginato…” e se magari avete ipotizzato gli avvenimenti in un certo modo, beh, lei vi spiazzerà.
Ho amato questa storia perché Annelise ha bisogno del suo happy ending, ha subito troppe sfortune, troppi scandali e per l’epoca in cui vive non è un bene essere tacciata di qualunque cosa, vieni bollata e messa ai margini della società.
Christopher/Alaric è stato una bella sorpresa e per di più ha quegli occhi così unici e particolari che mi hanno fatto pensare a David Bowie e all’eterocromia. Inoltre, mi ha fatto piacere ritrovare i vecchi personaggi così come i secondari che tanto secondari non sono quanto, piuttosto, dei veri comprimari poiché hanno la stessa valenza di quelli principali. Come si fa a non amare Dominik, il suo carattere, le sue massime e anche la lontana parentela con Devlin? O Madame Elvira? Vorrei tanto una storia su di lei, conoscere il suo passato… che volete farci, sono curiosa come un gatto.
La Drake è riuscita a trattare un argomento delicato come la malattia mentale, o meglio, in questo caso la depressione, associandola al “cane nero”, una figura del folklore celtico. Il “cane nero”, come l’ho inteso io, è la tristezza, la depressione che ti prende e ti porta nell’oscurità estraniandoti da tutto e da tutti e, come dice Annelise, portandoti su un burrone dove non ci sono colori e tutto quello che vuoi fare e buttarti di sotto.
Libro più che promosso.
Alla prossima
Una saluto dalla vostra Mal