Recensione: La solitudine del conte – Serie: Le sorelle Springfeld Vol. 2 di Eva Shepherd
Titolo: La solitudine del conte
Autore: Eva Shepherd
Serie: Le sorelle Springfeld Vol. 2
Editore: HarperCollins Italia
Genere: romanzo storico
Target: + 14
Data di pubblicazione: 14 gennaio 2022
- La quinta stagione
- La solitudine del conte
- La lady ribelle
Le sorelle Springfeld 2
Cornovaglia, 1890
Qualcosa deve essere andato storto con Lady Iris Springfeld. Così bisbigliano le malelingue del ton per capacitarsi dell’inspiegabile, e cioè che una giovane dama bellissima, aggraziata, di indole dolce e con una dote considerevole, ancora non abbia trovato marito alla sua quinta Stagione. Ma ciò che i pettegoli ignorano è che Iris custodisce un segreto: desidera sposarsi solo e unicamente per amore. Così, per sfuggire a un pretendente davvero troppo insistente, una sera si ritrova a fingere un mal di testa per lasciare in anticipo e da sola una festa. Colta però da una tempesta, cerca rifugio alla porta dello scontroso Conte di Greystone, il quale ha perso la vista, eppure sembra essere l’unico capace di vedere la vera Iris!
Ciao a tutti, amici lettori; inizio con il dire Bello! Bello! Bello!
Siamo in Cornovaglia nel 1890, epoca dei treni a vapore, dei lampioni stradali elettrici e delle ferrovie sotterranee.
Dopo un grave incidente che lo ha menomato levandogli la vista, il nostro protagonista, Theo Crighon, conte di Greystone, si chiude in se stesso, nella solitudine e nel silenzio, che diventano parte di lui, e decide di vivere come un eremita nel suo castello in stile gotico. La vita di Theo viene stravolta dall’esuberante Lady Iris Springfeld, che chiede rifugio in casa sua, durante un temporale. La fanciulla è il suo opposto, piena di vita, chiacchierona, e con la testa ricolma di sogni d’amore, che la portano a vivere non una, ma ben cinque stagioni, senza ancora aver contratto nessun matrimonio.
L’autrice è stata bravissima a raccontare, senza soffermarsi in scene provocanti, una storia commovente e profonda, che tocca il cuore. Mi piace molto come ci spiega le difficoltà del protagonista rispetto alla sua cecità e il modo in cui le affronta con coraggio. Contare i passi, avere gli oggetti sempre nelle stesse posizioni, i mobili attaccati al muro…
Diventare ciechi è ben diverso dall’esserlo fin dalla nascita: il ricordo di ciò che si è perso è sempre così vivido, tanto più per un uomo forte, che si vede strappato il futuro, dal giorno alla notte.
L’amore però può tutto, e con una protagonista così tenace e intrepida non poteva che esserci uno splendido lieto fine.
«…Avete portato luce e calore nell’oscurità della mia esistenza. Incontrarvi è stato come veder uscire il sole in una grigia giornata d’inverno.»
Avrei voluto che questo romanzo fosse più lungo e più sviluppato, ancor di più, avrei voluto ci fossero episodi passionali, ma ci accontentiamo, perché merita di essere letto anche così com’è.