Recensione: La traditrice del silenzio – Saga dei Quadranti #2 di Rebecca Moro
Titolo: La traditrice del silenzio
Autore: Rebecca Moro
Serie: ciclo Saga dei Quadranti #2
Editore: Fanucci Editore
Genere: Epic Fantasy
Data di pubblicazione 30 Agosto 2021
Il principe degli Sciacalli #1
La traditrice del silenzio #2
A Mnar un giovane imperatore sta crescendo,
alla Rocca una principessa si destreggia tra umani e bestie,
ma è a sudovest che si cela un segreto che potrebbe minare l’intero Impero.
Ancora una volta la Schiera dovrà rimettersi in marcia.
L’ATTESO SECONDO VOLUME DELLA SAGA DEI QUADRANTI
Per sette volte, dopo il giorno della Caduta, la ruota delle stagioni ha girato nell’impero di Mnar, e da allora molte cose sono cambiate.
Nella torre della Superba l’Amato dai Protettori sta crescendo, all’ombra di un nuovo Arbitro che governa in sua vece, ma persegue soprattutto la propria ambizione.
Nel Quadrante nordest una principessa infelice tiene la Rocca insieme ai suoi mariti e si destreggia tra umani e bestie, mentre gli altri superstiti dei Daven-Furus attendono al di là del mare, pronti ad accorrere se e quando l’Imperatore deciderà di cercare la propria vendetta.
Ma è dal Quadrante sudovest che arriva la vera minaccia, da un mondo di disperazione, dove la conoscenza è stata a lungo sottratta e custodita da un Ordine di monaci obbedienti e dai principi di Brinnigor, per celare un segreto che potrebbe minare l’intero impero.
E mentre Shobi-ti-Agrat è per tutti l’Abominio che deve essere fermato, la Schiera dovrà rimettersi in marcia e sollevare di nuovo gli scudi uncinati perché sono molti i beni preziosi da salvare.
C’è troppo poco Raven in questo romanzo!
E con questa citazione di “Simpsoniana memoria” vado a parlarvi della nuova fatica di Rebecca Moro: La Traditrice del Silenzio.
Le recensioni che ho letto sono quasi tutte positive, addirittura alcune entusiaste e questo, ahimé, non collima quasi mai con i miei gusti.
Ma andiamo per ordine.
Ci troviamo alcuni anni in avanti, rispetto al precedente romanzo della saga, Il principe degli Sciacalli; abbastanza avanti perché l’Amato abbia l’età della ragione, il figlio della Schiera lanci il suo primo rampino e Ioni sia intenta a spupazzarsi i suoi tre pargoli. E Raven? E Raven Non pervenuto.
Ora per una come me che si era abituata a dei personaggi, che li aveva amati, odiati, che li aveva visti crescere e maturare in un arco narrativo davvero ben strutturato, iniziare un nuovo capitolo della saga dove non ci sono, o sono poco più che mere comparse, diventa un pelino avvilente. È come se tutto questo nuovo romanzo, non fosse altro che un immenso prologo, come se non fosse servito ad altro che a gettare le basi per arrivare al terzo volume, dove, a quanto pare torneranno, Ioni e Raven.
Raven, soprattutto, viene costantemente ricordato, nominato, come se da un momento all’altro dovesse spuntare all’orizzonte, avvolto in calde volute di sabbia giallastra, alla guida della Schiera e risolvere la situazione. Solo che non spunta mai. E tu vai avanti dicendoti “ecco, ora arriverà” e invece non succede.
Letto in questa ottica non è un bel leggere, ma se fingiamo che il primo non ci sia stato, allora possiamo goderne.
Sì perché La traditrice del Silenzio ha altri protagonisti, alcuni del tutto nuovi, altri conosciuti ma non approfonditi, altri che erano solo stati delle comparse. Delle meteore passate tra le quattro lune sopra ai quadranti. E sono tutti ottimi personaggi, ben caratterizzati e ben strutturati sui quali fantasticare. Ha una storia tutta sua, una trama salda e potrebbe essere letto tranquillamente anche da solo.
Qui esploriamo gli altri quadranti, conosciamo l’ordine dei monaci e ci possiamo lasciar ammaliare dalla fine tessitura degli intrighi di palazzo, delle cose non dette e di quelle che volevano dire altro. È un buon romanzo corale, gli amanti del genere avranno di che sbizzarrirsi nel pantheon di ottimi personaggi creati dalla Moro. Tutti con uno scopo, tutti con una storia, tutti, alla fine, legati da un filo indissolubile l’uno all’altro.
La prima parte è molto descrittiva, per i miei standard anche troppo, e se avevo apprezzato le delicate descrizioni della Rocca e della Superba, qui mi sono trovata più volte ad aver voglia di passare avanti. La seconda parte è decisamente più avvincente, una bella guerra, tradimenti, carneficine, fughe e castelli in fiamme. Tutto quello che può solleticare il palato di un amante dei romanzi d’avventura.
L’assedio, la fuga dal monastero e la caduta del castello sono passi molto avvincenti, e possiamo goderne da diversi punti di vista, come l’autrice ci aveva già abituato. Filari è parso da subito un bel personaggio, con il giusto spirito, una buona dose di coraggio e di senso della giustizia, che che ne dica lui stesso e alla fine rivelerà una piacevole sorpresa.
Non aspettatevi tenere storie d’amore o terribili stupri, questo secondo romanzo è più tecnico. Più legato agli intrighi di palazzo, alla guerra e ai modi di combatterla, non per questo però è meno agguerrito. L’unico amore degno di nota lo viviamo raccontato da uno dei protagonisti, ma non lo vediamo davvero, e quello che sembrava per tutto il romanzo essere destinato ad avverarsi, non si concluderà. Da questo punto di vista, l’autrice mi ha spiazzato e sorpreso. E io adoro essere sorpresa. Quella che io avevo etichettato come la naturale evoluzione del rapporto tra Filari e Clarsa, va in una direzione del tutto diversa.
La chicca che ho apprezzato è la grande importanza di un personaggio che nel primo libro era solo di passaggio. E come si sia incastrato alla perfezione nella trama.
Di certo mi aspetto i fuochi d’artificio per il prossimo volume, ora abbiamo le basi, abbiamo il quadro completo, sappiamo cosa vuole l’Imperatore, cosa vuole l’Arbitro, la posizione delle famiglie, della Schiera, di Ofozi dalle Mille Navi e, in realtà, anche quella di Raven: è tutto pronto per quello che ha già l’aria di essere un epilogo da manuale.