Recensione: La vergine e il drago di Barbara Repetto
Titolo: La Vergine e il Drago
Autore: Barbara Repetto
Editore: Self Publishing
Genere: Fantasy
Prezzo: 2,99€ – 12,99€
Data di pubblicazione: 14 Dicembre 2020
“Negli altri regni, tutte le fanciulle sognano di sposare il re e diventare regine. Ma non qui. Perché il nostro re è un pazzo che si diletta a torturare e uccidere le mogli.”
Quando Lilian apprende che il padre ha combinato le sue nozze con il sovrano, opporsi non serve: il suo destino è segnato.
Ayron è un guerriero, vive all’Accademia da quando ne ha memoria, e conosce solo sangue e dolore. La missione che lo attende potrebbe cambiare il suo futuro, ma uscirne vivi non sarà facile.
Un libro dai toni incalzanti che tiene il lettore incollato alle pagine dall’inizio alla fine.
Un’avventura epica senza precedenti, tra follia, imprese disperate, guerre, sacrifici umani, torture e amori impossibili.
“Cavalca il tuo drago e combatti fino alla fine, solo così potrai vincere!”
Care fenici,
oggi sono qui a parlarvi di La vergine e il drago, un fantasy con ambientazione storica.
Le vicende si svolgono in un contesto di stampo medievale, che ricorda vagamente quello di Game of Thrones. Il tempo è imprecisato, ma ci troviamo di fronte a una monarchia di sola facciata poiché il vero potere è detenuto dal Magisterum, organo di spicco in ambito religioso, politico e militare.
Lilian, la protagonista, è figlia di un duca. Suo padre è uno dei nobili più influenti del regno e, sordo alle sue suppliche, l’ha promessa in sposa al crudele monarca, già vedovo di molteplici regine morte in modo raccapricciante.
Ridotta all’obbedienza con la violenza e le minacce la ragazza accetta il matrimonio, ma fugge poco prima della temuta consumazione. Braccata dalle guardie trova rifugio presso vecchi amici di famiglia, ma anche in questo caso la sorte le è avversa e finisce per essere tradita da coloro che credeva alleati. Viene “venduta” come Martire del fuoco, ossia come vittima per un’usanza propiziatoria dove una vergine di nobili natali viene offerta in sacrificio a un drago.
È così che facciamo la conoscenza del personaggio maschile: Ayron. Lui è un soldato, un apprendista signore dei draghi, e alla sua cavalcatura, Sherydon, è affidato il compito di ultimare il rito sacrificando la donna.
Le cose, però, non vanno come previsto dato che la bestia decide di risparmiare la fanciulla e impedisce al suo cavaliere di farle del male, mettendo in grave pericolo le loro vite. Ayron sa bene che se qualcuno scoprisse che la ragazza è ancora viva lui e il suo drago verrebbero immediatamente giustiziati.
Comincia così una difficile convivenza tra i due personaggi…
La prima cosa del romanzo ad avermi incuriosita è stata la particolare ambientazione, unita a una trama accattivante. L’autrice ha costruito con giusta precisione l’habitat che fa da sfondo alla storia, ma, a mio avviso, ha sfruttato davvero molto poco quello che poteva essere il principale punto di forza del romanzo: la presenza dei draghi.
Sulle creature alate ci viene illustrato solo qualche aneddoto, la stessa figura di Sherydon a volte è un po’ marginale e spesso gli vengono affibbiate caratteristiche più tipiche degli animali domestici (fa le fusa) che delle belve feroci. Anche il rapporto che lega drago e cavaliere è inspiegato. Tra i due sorge un legame istantaneo, basato su un unico sguardo, che non trova ulteriore chiarimento nell’arco della storia.
I protagonisti sono ben definiti, anche se alcune volte il personaggio di Lilian è contraddittorio in quanto intervalla pensieri opposti in brevi archi temporali. Tuttavia in lei è facile apprezzare doti come la resilienza e la voglia continua di migliorarsi.
La narrazione è alternata e resa fluida da una prosa semplice e diretta, avvalorata da riflessioni d’impatto sapientemente sparse nel testo.
La lotta che i protagonisti intraprendono contro un sistema corrotto e crudele vivacizza il romanzo con un po’ d’azione, che avrebbe meritato maggiore risonanza. Approfondire la parte avventurosa e smorzare un po’ quella romantica, che forse in alcuni punti diventa un po’ melensa, avrebbe dato un maggior equilibrio al risultato finale.
Con tre stelle ben meritate, La vergine e il drago, è per me da considerarsi una lettura piacevole e d’evasione. Un libro atipico, che rimescola e intreccia in maniera persuasiva alcuni elementi e situazioni tipiche del fantasy, riproponendole con una chiave di lettura diversa.
Un romanzo accattivante ma che, poteva di più, visto l’enorme potenziale che la storia mostra.