Recensione: “La vita che sognavo” di Mariangela Camocardi
Buongiorno fenicette oggi la nostra Emanuela ha recensito per noi il libro “La vita che sognavo” di Mariangela Camocardi
Questo è uno di quei romanzi resi indimenticabili dalla ricchezza di personalità e acume psicologico nella descrizione dei personaggi, che non possono passare inosservati.
Regina dei romance italiani, ambientati sia nel passato che nel presente, Mariangela Camocardi scrive con un garbo e uno stile inconfondibili, che si evidenziano soprattutto nei dialoghi e nello scorrere del racconto.
La storia delle donne della famiglia Raimondi inizia con Armida, troppo rigida per amare veramente, così distaccata e calcolatrice da non esitare a combinare il matrimonio di sua figlia Fania con Leo, nipote, ex seminarista, del parroco del paese.
Prosegue poi ai giorni nostri con Alina, la vera protagonista della storia, che è innamorata di Nick, ma la madre, una più adulta Fania, è fortemente avversa a questa unione, inquinata da un errore compiuto tanti anni prima e che lei non può perdonarsi.
Intorno a loro, in un alternarsi tra passato e presente, ruotano tanti personaggi, ognuno con il proprio carico di problemi, rancori, vizi e scheletri nell’armadio. In questo panorama si affaccia persino un fantasma, una presenza inquietante e d’effetto nell’insieme.
La vicenda è molto complessa, come un puzzle, i cui pezzi in ordine sparso sembrano inizialmente indefinibili, si ricostruisce sotto gli occhi del lettore con grande vivacità di colori, come un grande quadro impressionista.
Stile e penna inconfondibili per un romanzo che piacerà alle fan dell’autrice e conquisterà senz’altro un’ulteriore fetta di pubblico per la validità e ricchezza di contenuti.