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Recensione: “L’acquaiola” di Carla Maria Russo

Care Fenici, oggi Mumù ci parla di un bellissimo libro di narrativa: “L’acquaiola” di Carla Maria Russo

Maria ha quindici anni, vive in un paesino dell’Appennino centro meridionale d’Italia e mantiene se stessa e l’anziano padre malato facendo la bracciante nei campi dei signori, un lavoro incerto e molto gravoso, fino a quando non viene assunta come acquaiola nella casa di don Francesco, il signorotto del paese, con il compito di recarsi più volte al giorno e con qualunque tempo alla fonte, che dista tre chilometri dal paese, per rifornire la famiglia di acqua. A don Francesco, infatti, è nato il quinto figlio, Luigi, il quale rivela fin dall’infanzia una natura ribelle, precoce e assetata di libertà.
I destini di Maria e Luigi, così diversi fra loro, si intrecceranno in una serie di vicende dolorose ma, nello stesso tempo, intense e salvifiche per entrambi. Intorno a loro, una umanità umile, legata alla terra e alle antiche tradizioni, assuefatta a una vita di miseria, sacrifici e secolari soperchierie sopportate con fatalistica rassegnazione e per questo spesso dura e inflessibile, ma anche capace di pietà e umana solidarietà.

Romanzo corale che tratta temi molto importanti: la condizione di estrema povertà degli abitanti del borgo, l’arretratezza, l’analfabetismo. Lo sfruttamento da parte dei potenti e l’avanzamento inesorabile del progresso raggiungono anche le parti più recondite del Paese.

Ciò si evince in particolar modo nel momento in cui deve venire approvato il progetto di creazione della linea ferroviaria. Essa vedrà la luce nonostante molta sia la perplessità da parte dei signorotti locali.  Vedono infatti nella ferrovia la perdita della loro presa sui poveri diavoli, finora costretti ad accettare condizioni lavorative che sfociano nello sfruttamento. L’unica alternativa possibile è partire per Le Metriche, e solo pochi permettersi il biglietto per il viaggio.

Quello che maggiormente colpisce in mezzo a tanto degrado e miseria è la solidarietà dei compaesani, uno scambiarsi ricorrente di favori e aiuti gli uni verso gli altri. E quando Maria si trova a dover affrontare il momento più brutto della sua vita, quello che le segnerà l’animo ancor più del corpo, le si stringono tutti intorno come una vera famiglia. Ricambiano così la gentilezza e la disponibilità che lei ha sempre elargito a chiunque ne avesse bisogno senza chiedere mai nulla in cambio.

Maria e Luigi sono accomunati da un profondo bisogno d’amore, di darlo e di riceverlo. Lei è donna tutta d’un pezzo, vestita d’orgoglio e di una tempra d’acciaio, lui un giovane dai grandi sogni di avventura e libertà, che diventa un uomo integerrimo e di sani principi.

La loro sincera e inusuale amicizia rimarrà salda negli anni a venire, e i loro destini ineluttabilmente incrociati sino alle generazioni future.

Non sa immaginare, Maria.

Non sa pensare al futuro come a un’entità autonoma, diversa dal presente, a uno spazio vuoto che può essere riempito di sogni, speranze e desideri. Per lei il tempo più lontano è l’alba del giorno successivo, le speranze e i desideri spaziano nell’ambito angusto della sopravvivenza: che l’asino, ormai vecchio, resti in buona salute, che il freddo domani non sia così intenso da spaccare le mani, che riesca a trovare un lavoro da sbrigare, uno qualunque, non importa quanto faticoso, per poter sfamare se stessa e il padre malato.

E laddove ogni personaggio sembra percorre strade già battute dalla notte dei tempi, è proprio la rude, indefessa e solerte Maria a rompere tutti gli schemi con le proprie scelte. Rifiuta, con la propria intransigente fermezza, di piegarsi alle convenzioni, pur di difendere da tutti e da tutto l’unico bene che possiede e a cui non è disposta a rinunciare: la propria libertà. Per essa nessun sacrificio sarà mai troppo o troppo grande.

Oggi don Francesco e la sua famiglia sono in festa.

È nato Luigi, il quinto figlio, dopo Filippo, Leopoldo, Agnese e Leonardo.

Don Francesco è felice ma, nello stesso tempo, frastornato. Chi si aspettava un quinto figlio, dal momento che sua moglie ha superato da un pezzo i quaranta e lui i cinquanta? Un miracolo, sembra, che lo riempie di orgoglio ma anche di apprensione. Avrà le forze necessarie per seguire l’ultimo nato? Vivrà abbastanza a lungo per vederlo diventare grande? Che carattere rivelerà? Francesco si è sempre comportato con fermezza verso i suoi figli, non ha mai tollerato alcuna impuntatura o autonomia, atteggiamento che ha prodotto ottimi frutti. Nessuno dei suoi ragazzi gli ha provocato la benché minima preoccupazione. (…) E quest’ultimo arrivato? Cosa gli riserverà il futuro? Sembra quasi che per lui non esista uno spazio adeguato nelle attività di famiglia, che ogni casella, ogni posto sia già occupato.

 

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