Recensione: “L’amica perfetta” di E. Lockhart
Care Fenici, Nayeli ha letto per noi un nuovo thriller, “L’amica perfetta” di E. Lockhart
Un’amicizia ossessiva.
Un amore sbagliato.
Un omicidio, o forse due.
È furba, decisa, determinata. Jule West Williams nella vita ha subito tante ingiustizie e sa che cosa significa non avere niente. È per questo che ora nulla la spaventa. Jule non ha paura di scappare, innamorarsi, reinventarsi in mestieri e vite sempre nuove, ma anche sempre più pericolose. Ed è proprio tra una vita e l’altra che incontra Imogen. Le due ragazze non hanno praticamente niente in comune. Immie è ricca, di buona famiglia, vive tra New York, Londra e Martha’s Vineyard. Ha tutto ciò che Jule ha sempre desiderato. Eppure tra loro c’è subito intesa. L’intesa diventa amicizia e poi ossessione: improvvisamente a Jule la vicinanza di Imogen non basta più. Lei vuole essere Imogen. In un attimo, il legame tra loro diventa un vortice che gira sempre più veloce. E da cui, una volta risucchiati, è impossibile uscire… vivi.
Dalla penna magistrale dell’autrice bestseller di “L’estate dei segreti perduti”, una nuova suspense psicologica che non lascia scampo: un romanzo unico, diabolicamente congegnato e sorprendente.
Se dovessi descrivere questo libro con una parola direi “complicato”. Nonostante io sia una risolutrice di enigmistica, ho trovato faticoso leggere questi capitoli che sono ordinati a ritroso, descrivendo una trama, personaggi, eventi e richiami partendo dalla fine e facendo piccoli passi all’indietro. Apprezzo la novità, la sperimentazione, ma nella resa dei fatti, il mio cervello che ama cercare collegamenti e tenere a mente piccoli dettagli o richiami, è andato leggermente in sovraccarico con la sequenzialità temporale invertita.
Detto questo, e restando invece su una valutazione complessiva, devo dire che il ritmo è molto buono, le pagine si divorano nel bisogno di scoprire cosa ha portato a quella particolare situazione, e il tutto è legato anche alla capacità di mantenere una buona dose di mistero su quella che sembra un’amicizia sincera e profonda, ma che via via si caratterizza con sfumature sempre differenti.
“Sto solo cercando di essere. Esistere e godermi quello che ho davanti.”
Jule è una ragazza con un passato difficile. Ci mostra le sue fragilità, ma anche la sua risolutezza; vive come un’eroina, affrontando le sfide con coraggio e usando la violenza come un mezzo necessario ed eroico. Ammira Imogen, vive in simbiosi con lei, scambiandosi confidenze e condividendo le difficoltà del loro passato. È ossessionata da lei. O forse le fa solo comodo starle accanto.
Dubitava di essere in grado di amare quel cuore strano, straziato. Voleva che qualcun altro lo facesse al posto suo, che vedesse quel cuore battere dietro le costole e le dicesse: “riesco a vedere ciò che sei davvero. È lì, ed è una cosa rara e preziosa.
Nei comportamenti di Imogen traspare non solo una fragilità legata alle origini incerte, un’esuberanza giustificata dal ceto sociale, ma anche la consapevolezza di una donna che difende il suo ruolo, che non elemosina l’affetto delle persone, e che usa la libertà di comportamento e la focalizzazione sull’oggi come scusa per sfuggire alle relazioni di lunga durata.
“Voglio solo sentirmi grata di essere su questa spiaggia, senza dover desiderare qualcosa tutto il tempo.
(…) Voglio un posto in cui sentirmi a casa, ma voglio anche fuggire. Voglio legarmi alle persone, ma voglio anche tenerle lontane.”
La rivendicazione femminile non è un tema centrale del romanzo, però troviamo delle piccole provocazioni sparse qua e là.
“Jule ha guardato un mucchio di film. Sa che le donne non sono quasi mai le vere protagoniste di queste storie. Sono bocconcini prelibati, trofei da esibire, vittime od oggetti d’amore. Per lo più esistono per aiutare il meraviglioso eroe bianco ed eterosessuale lungo il suo cammino epico del cazzo.”
Lo stile è scorrevole, con un linguaggio fresco e attivo, forse solo un po’ ricco di dettagli.
Tra le cose che mi hanno lasciato una piccola insoddisfazione, c’è l’incapacità di far luce sulla personalità della protagonista, che per buona parte del romanzo rimane ambigua coerentemente con l’alone di mistero di cui il thriller necessita.
Inoltre non ho apprezzato il finale aperto, che ipotizza scenari forse troppo ingenui per la complessità di cui si è dimostrata capace Jule, e che a mio avviso ha dato una conclusione fragile alla trama abilmente intessuta.