Recensione: L’Arresto di Jonathan Lethem
Titolo: L’Arresto
Autore: Jonathan Lethem
Editore: La nave di Teseo
Genere: fantascienza/distopico
Data d’uscita: 17 Giugno 2021
In un futuro non troppo lontano, il mondo è stato colpito dall’Arresto, una misteriosa calamità per cui i mezzi di trasporto e le reti di comunicazione, i computer, gli elettrodomestici e persino le armi hanno smesso di funzionare. La modernità è in pausa, la linea del progresso è spezzata: c’è un prima e un dopo. Alexander Duplessis, detto Sandy, ex sceneggiatore di Los Angeles, è rimasto bloccato nella penisola del Maine dove la sorella Maddy gestisce una fattoria biologica che permette alla comunità locale di sopravvivere, versando un tributo ai motociclisti del Cordone che presidiano i confini della regione. L’arrivo di un vecchio amico di Sandy, il produttore Peter Todbaum, con un poderoso mezzo a propulsione atomica e i racconti del suo viaggio on the road apocalittico attraverso gli USA rompono gli equilibri e tornano a insinuare l’idea di una possibile evoluzione nella collettività. Il Cordone esige che il nuovo mezzo venga subito consegnato e la comunità precipita nello scompiglio. Non si tratta solo di reinterpretare la natura dell’Arresto, la realtà di quanto accaduto, con gli occhi dell’ultimo arrivato Todbaum, ma di decidere se e come sviluppare il potenziale tecnologico che la sua supermacchina ha messo nuovamente a disposizione dell’umanità. Dal pluripremiato autore di Brooklyn senza madre e del Detective selvaggio, la straordinaria storia di sopravvivenza di due fratelli, e dell’uomo che li ha divisi, in un mondo costretto a rinunciare alla tecnologia a cui siamo abituati.
L’Arresto è la conseguenza di quello che succede quando tutto ciò che abbiamo sempre creduto scontato come le macchine, gli aerei, i cellulari, la tv, le armi, insomma la tecnologia, smette di funzionare così all’improvviso.
Immaginate un mondo dove le nostre abitudini – anche quelle più semplici, come accendere la tv – svaniscono. Non siamo più connessi tra di noi, non sappiamo cosa succede nel resto del pianeta, anzi, non sappiamo addirittura cosa succede nella città più vicina a noi. Il globo si è fermato e possiamo dividerlo in un prima e dopo l’arresto, in quello che eravamo e in ciò che siamo diventati.
Questa è la nuova esistenza che ci viene raccontata attraverso la vita di Alexander Duplessis, detto Garzone: prima dell’accaduto faceva lo sceneggiatore a Los Angeles e, quando è successo il tutto, è rimasto bloccato nel Maine alla fattoria biologica della sorella Maddy.
La sua vita trascorre tranquilla, almeno fino all’arrivo di un vecchio amico del passato, Peter Todbaum, produttore e datore di lavoro di Garzone, che suscita grande clamore nella comunità perché si fa trovare al volante di un’imponente macchina in grado di percorrere miglia e miglia, in un mondo dove il combustibile è sparito dalla Terra.
Da quel momento le cose si rivoluzioneranno per tutti.
La quotidianità dell’intera comunità verrà stravolta e, soprattutto, dovranno affrontare le conseguenze delle cattive decisioni di quelli che abitano oltre il confine e che, portando scompiglio, sono decisi a impadronirsi della macchina.
Con uno stile impeccabile, ricco di riferimenti al cinema e alla letteratura, Lethem ci regala una favola che parla molto di noi e di come reagiamo a ciò che non riusciamo a comprendere, limitandoci ad accettare quello che la vita ci mette davanti.
In un alternarsi di passato e presente, ci troviamo di fronte a una storia in cui il punto principale è proprio il “raccontare storie”, tramandare il passato nel presente per un futuro diverso, ma non per forza migliore.
Un romanzo distopico sull’esistenza e su come la viviamo, che mi ha lasciato un po’ perplessa sul finale, un tantino – a mio parere – poco chiaro, incerto, come se aleggiasse un mistero che rimarrà tale.