Recensione: Lawson di Marie James

Il mio piano si è rivelato più semplice a dirsi che a farsi. Volevo presentarmi alla sede del Motoclub Cerberus e dirne quattro al caro vecchio papà. Di certo, non mi aspettavo di essere accolto a braccia aperte da un padre che non sapeva nemmeno della mia esistenza.
In particolare, non mi aspettavo di trovare lei. Delilah Donovan era una boccata d’aria fresca. Presto sarebbe diventato il mio motivo per voler essere un uomo migliore, la ragione per alzarmi dal letto con il sorriso su un volto solitamente imbronciato. Tuttavia, per quanto io desiderassi cambiare per lei, sapevo che non sarei mai stato alla sua altezza.
Tra di noi, era finita ancor prima di cominciare.

Sono passati molti anni, Snatch e Itchy hanno adottato due bambini che ormai sono “grandi” e tra loro c’è la classica brava ragazza, Delilah, orgoglio di papà e papà. La giovane fa beneficenza dedicando il suo tempo alla cura degli animali, ha ottimi voti a scuola, nessun cattivo ragazzo nei paraggi che possa portarla sulla cattiva strada e una verginità che non ha ancora regalato a nessuno.

Il Motorclub Cerberus è un po’ cambiato da quando i nostri marines si sono accasati e hanno dei figli, diciamo che sono più nelle retrovie della storia fino a quando Lawson compare nelle loro vite e in particolare in quella di Snatch. Miseria ladra, che colpo di scena pauroso, ve la ricordate… mmm, come caspita si chiamava, ma sì dai, la tipa del mènage à trois che offesa dal rifiuto dei nostri ragazzi ha preso la porta e se ne è andata? Diciamo che la sua misera esistenza è stata illuminata solo dal fatto che ha messo al mondo due figli e uno di loro è Lawson. Rullo di tamburi… da quale dei due papà è uscito? Beh, quegli occhi azzurri non mentono, è la copia sputata di Snatch.

Lawson ha un carattere orribile, peggio di quello del padre: incazzato con l’universo solo perché esiste, infuriato con la madre tossica e con il padre che si è occupato di chiunque al mondo tranne che di lui (non lo sapeva, suvvia diamogli un po’ di benevolenza). Non può però fare altro che mettere l’orgoglio in tasca (almeno per due minuti) e presentarsi per dare la possibilità di una vita migliore a suo fratello. Lawson si è messo nei guai più volte e se rifinirà in galera, cosa molto probabile, l’unico essere umano a cui vuole bene rimarrà solo, senza un tetto e soprattutto senza da mangiare. E credetemi, vedere quel ragazzo mangiare dopo ore e giorni di “fingiamo di essere Peter Pan mentre immagina il cibo” mi ha fatto male.

L’incontro con Delilah è disarmante, un mix tra odio e amore che non comprendono nemmeno loro. Lei lo cambierà e lui non riuscirà a non amarla ma… nulla va mai come dovrebbe, eh che cavolo! La vita li separa. 

Si rincontreranno ma a ruoli invertiti: Delilah è diventata un’altra, la brava bambina si è persa e Lawson la ritrova per riportarla a sé.

Che spettacolo di libro, un romance con qualche scontro fuori dalle righe, sentimenti a go go che spiccano in tutta la narrazione e che rendono la lettura fruibile e leggera. Cosa ho amato di più? Sicuramente le personalità accese e focose dei protagonisti, dialoghi entusiasmanti e sempre sul pezzo. I temi affrontati e la realtà dell’esistenza dei ragazzi è accattivante e attuale, spinge alla riflessione perché ci vuole coraggio per perdersi e ritrovarsi, temerarietà per aprirsi all’amore e tanta fiducia per non cedere alla sofferenza.

Da leggere, una serie che non stanca ma che sempre più va in direzione romance fiori e cuori.