Recensione “Le brave ragazze cercano l’uomo giusto (ma poi si innamorano)” di Victoria Dahl (Donovan Brothers Brewery #3)
Spesso un solo assaggio non basta. Dopo quell’unica notte di bruciante passione ognuno avrebbe dovuto andare per la propria strada. È per questo che il serio e razionale Eric Donovan ha mentito riguardo alla sua identità: si è spacciato per l’intraprendente fratello minore e Beth Cantrell ci ha creduto. Responsabile di un negozio di oggettistica erotica, lei è l’opposto di quello che ci si può aspettare. Seria e poco incline alle avventure dopo una brutta esperienza adolescenziale, Beth si è lasciata trascinare dal viso volitivo e dal corpo statuario di quell’uomo che ha saputo sorprenderla ed eccitarla al tempo stesso. Ma ora che, dopo un sopralluogo nella birreria di famiglia, ha scoperto che il Donovan con cui ha passato la notte non è Jamie, noto sciupafemmine, ma Eric, il fratello buono e serioso, non riesce più a fidarsi e a lasciarsi andare. La sua mente le dice di dimenticare quell’incantatore dagli occhi di ghiaccio, ma ogni fibra di lei urla perché lo richiami di nuovo a sé.
Ed eccomi a voi dopo aver concluso la lettura del terzo capitolo della trilogia di romanzi firmata Victoria Dahl “Le brave ragazze cercano l’uomo giusto, ma poi s’innamorano”.
Altro titolo invitante. Suggerisce: forse il bel Donovan protagonista dalla vicenda amorosa non è il tipico uomo pacato che una donna vorrebbe al proprio fianco…
Dunque, a lettura conclusa, con i protagonisti ancora vividi nella mente, posso darvi la mia opinione sul capitolo finale della saga dei Donovan.
La cosa divertente di questa vicenda, che vede coinvolto il primogenito dei Donovan, è l’equivoco: Beth è convinta che Eric sia Jamie, il fratello di mezzo ora felicemente in coppia con Olivia, ed Eric crede di averla fatta franca, rubando l’identità del fratello per passare con la ragazza consenziente un’unica notte di fuoco, qualcosa su cui sognare nelle sue gelide giornate prive di stimoli emotivi. Invece il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, come diceva mia nonna, e l’altarino viene scoperto.
In un modo che produce riscontri davvero imprevisti…
In questo rosa dedicato ai “Donovan Brothers Brewery” scopriamo il lato umano di Eric, il fratello primogenito, il moscio bacchettone di cui gli altri due hanno un sincero terrore.
Del resto, come dargli torto? Loro lo conoscono così: altezzoso, orgoglioso e ligio al dovere fino allo spasimo. In realtà Eric ha un lato tenero e trabocca di paure e difetti anche molto notevoli. Certo è, che se il tono superiore lo aiuta a tenere in scacco la famiglia e il lavoro, lo rende anche totalmente inadatto alle storie sentimentali.
Già, lui, il duro, il capofamiglia dagli accenti sonori sulle note stonate, non può permettersi distrazioni, neppure se la distrazione porta il nome Beth, neppure se potrebbe essere la donna giusta per scongelare un cuore di cristallo.
Ritirandosi nel proprio ufficio, sentì i muscoli contrarsi mentre chiudeva la porta per chiamare il tecnico.
Si sentì un po’ meglio dopo aver sbraitato contro il malcapitato, pretendendo che si desse una mossa e si presentasse al birrificio l’indomani alle nove, sabato o non sabato. Eric concluse la telefonata con un po’ di tensione in meno nelle spalle. Nel silenzio, sentì chiara e forte la risata che proveniva dall’altra stanza – gli ricordò il fratello, e quanto erano diversi.
Si sforzò di sorridere. Voleva che Jamie fosse felice, senza alcun dubbio. Ma non riusciva a scacciare la sensazione che la propria felicità stesse scivolando via. Melodrammatico, forse, eppure era la verità.
Quel posto era la sua intera vita. Quel birrificio. Quell’ufficio. Il suo ruolo.
Infatti Eric vive per il suo “ruolo”. Tutto in ordine, calmo e al suo posto; è il mantra con cui nutre la mente. Ma anche lui è umano e anche lui ha dei segreti… E uno di questi sta per venire fuori nel modo peggiore possibile.
Per un lungo momento, non poté far altro che guardarla. Lei. Avrebbe dovuto prevederlo… e ora lei era lì, accanto a Jamie.
La realtà lo colpì con tutta la sottigliezza di una trave in faccia. Spostò gli occhi sul fratello che lo stava guardando, le sopracciglia alte sulla fronte per l’incredulità. «Eric» rispose, ed Eric colse l’attimo in cui Beth batté le palpebre per lo shock.
Oh, diavolo. Pessima situazione. Peggio di pessima. Tragica.
Il fratello piegò la testa da una parte. «Eric, ti presento Beth Cantrell. Pare che ci sia un po’ di confusione a proposito di qualcosa che è successo alla fiera di primavera, qualche mese fa.»
Qualcosa che è successo. Okay. Forse avrebbe potuto ancora salvare la situazione, almeno in parte. Se Beth non gli aveva ancora detto niente… «Beth» cominciò, ma lei marciò su di lui come un angelo vendicatore.
«Eric?» ripeté con un ghigno beffardo. «Eric?»
I suoi occhi sfrecciarono su Jamie. «Posso spiegare…»
Una delle sue dita eleganti lo punzecchiò nel petto. «Puoi spiegare? Spiegarmi perché mi hai raccontato di chiamarti Jamie?»
E qui casca l’asino, direbbe qualcuno. Eric si è comportato da stupido e questa è una cosa che non gli capita mai. Eppure Beth, affascinante proprietaria di un noto sexy shop, è stata forse l’errore più bello della sua vita. Ed è per questo che, anche dietro consiglio di Tessa, sorellina di grande acume, cercherà di rimediare alla brutta menzogna elargita a Beth, dopo l’incandescente notte di passione ottenuta spacciandosi per Jamie, libertino accreditato. Insomma, in un colpo solo, ha deluso due persone cui tiene molto: dovrà fare ammenda, sia con il fratello, sia con la ragazza cui ha giocato un tiro subdolo.
Colpa dell’insicurezza e della voglia di liberarsi da un ruolo molto stretto: che gran caos gli hanno fatto combinare!
La Dahl mantiene la scorrevolezza e la qualità stilistica che ho già notato negli altri due romanzi, fa risaltare il lato psicologico dei personaggi e mette a nudo le molteplici sfumature dell’animo umano. Apprezzo davvero questa sua qualità.
Purtroppo Eric esce perdente dal tratteggio della sua penna. Non sono riuscita ad affezionarmi a lui. La storia è rimasta in superficie, pur avendo le solite mescolanze tattiche che lo avrebbero reso un buon romanzo.
Neppure Beth ha catturato la mia attenzione. Una donna complessa, offuscata anche lei da un passato doloroso, quasi una copia speculare dello stesso Eric. Entrambi sono imprigionati in qualcosa di più grande di loro e l’autrice avrebbe potuto trarne qualcosa di più appagante, ma la linearità di scrittura le ha reso un pessimo servigio.
A conclusione di questa recensione (e, come il solito, non vi svelo altro per non guastarvi la lettura), il mio parere personale è lo stesso delle altre due: la trama, seppur gestita bene, è poco originale.
Il lettore resta a guardare da una porta metaforica lo svolgersi delle azioni; rimane, perciò, sulla soglia, in attesa di qualcosa che non arriva… non mi ha sorpresa e, per di più, sono rimasta un tantino delusa. Voglio comunque dire che tra i tre romanzi letti, il mio preferito resta quello centrale.
Recensione a cura di