Recensione: “Le rughe del sorriso” di Carmine Abate
Ciao a tutte fenicette, oggi la nostra Angela vi parlerà del libro “Le rughe del sorriso” di Carmine Abate
Sahra si muove nel mondo con eleganza e fierezza ed è accesa, sotto il velo, da un sorriso enigmatico, luminoso. È una giovane somala che vive con la cognata Faaduma e la nipotina Maryan nel centro di seconda accoglienza di un paese in Calabria. Finché un giorno sparisce, lasciando tutti sgomenti e increduli. A mettersi sulle sue tracce, “come un investigatore innamorato”, è il suo insegnante di italiano, Antonio Cerasa, che mentre la cerca ne ricostruisce la storia segreta e avvincente, drammatica e attualissima: da un villaggio di orfani alla violenza di Mogadiscio, dall’inferno del deserto e delle carceri libiche fino all’accoglienza in Calabria. Anche quando tutti, amici compresi, sembrano voltargli le spalle, Antonio continua con una determinazione incrollabile la sua ricerca di Sahra e di Hassan, il fratello di lei, geologo misteriosamente scomparso. Dopo aver raccontato l’emigrazione italiana in Europa e nel mondo, Carmine Abate affronta di petto la drammatica migrazione dall’Africa verso l’Italia e lo fa con un romanzo corale e potente. Sahra, la giovane somala che anima il romanzo con la sua presenza (non meno che con la sua assenza), è un personaggio memorabile, destinato a rimanere definitivamente nella galleria dei grandi personaggi letterari femminili. Con naturalezza e autorevolezza, come accade solo con i grandi scrittori, Carmine Abate sa portarci nel cuore della Storia dei nostri giorni, là dove si decide il destino di tutti.
Miei cari lettori, con sommo gaudio, oggi vi parlo di questo romanzo di Carmine Abate.
Viviamo in un momento storico molto particolare, un periodo di instabilità e cambiamento; essendo il nostro Paese il ponte di collegamento tra l’Africa e l’Europa, negli ultimi anni ha visto la propria fisionomia mutare ed evolversi, e con questo romanzo Abate apre un piccolo scorcio sull’impatto dell’immigrazione su chi arriva e su chi accoglie.
La storia di Sahra, Faaduma e Hassan viene raccontata da diversi punti di vista, in diversi luoghi e periodi della loro vita, partendo dal centro di seconda accoglienza di Spillace, in Calabria, dove si trovano le due ragazze e dal quale, a un certo punto, scompare misteriosamente Sahra. Il romanzo segue due percorsi: uno con uno sguardo rivolto ai protagonisti, alla loro vita in Somalia, e uno che segue Antonio Cerasa, professore di italiano al centro di accoglienza, segretamente innamorato della bella e misteriosa Sahra, su e giù per l’Italia alla ricerca della sua amata. Ma quest’ultima ha una missione ben precisa: ritrovare il fratello Hassan.
Venire in Italia non era nei progetti dei ragazzi, i quali sin dalla più tenera età sono stati testimoni della crudeltà umana. Hanno visto i loro cari barbaramente trucidati, hanno poi avuto la fortuna di crescere in un villaggio sottoposto alla tutela di alcuni volontari, alcuni dei quali italiani. I tre hanno avuto la possibilità di studiare sino all’Università, ma ora i loro sogni vengono interrotti dall’avanzare della guerra civile. La Somalia trema, la Terra sanguina, i guerriglieri non hanno pietà per nessuno, in special modo per le donne. I ragazzi a un certo punto si dividono bruscamente e il lettore si troverà esso stesso protagonista, insieme a Sahra e Faaduma, di questo viaggio per uscire dall’inferno in Terra dalla Somalia all’Italia passando dalla Libia. La lettura procede spedita, senza sbavature, grazie a una scrittura semplice ma di impatto che lascia spazio alla riflessione personale. Penso sia proprio questa la forza del racconto. Nessuna verità preconfezionata, nessuna influenza istituzionale, solo una storia, una piccola goccia nel mare, che ci dà modo di metterci nei panni degli ultimi tra gli ultimi.
Romanzo che ognuno di noi dovrebbe assolutamente leggere.