Recensione: “Il leone di Roma” di Adele Vieri Castellano
Roma, 50 d.C. Massimo Valerio Messalla è nobile di nascita, colto per educazione e guerriero per scelta, ma la sua libertà sta per finire: il padre gli impone di sposarsi, per garantire una discendenza alla stirpe dei Valeri.
Ottavia Lenate è una giovane inquieta e curiosa, appassionata di scienza e astronomia, che desidera la conoscenza, non un marito, specie non uno ruvido e affascinante come Messalla, l’uomo a cui scopre di essere destinata.
Massimo e Ottavia si trovano così forzati in un’unione decisa da altri, finché il Fato non li porterà ad Alessandria d’Egitto. In quella terra arida, sterile come l’anima di Messalla e ricca di tesori nascosti come lo spirito di Ottavia, una terribile minaccia in arrivo dal passato metterà a rischio tutto ciò che Massimo, il leone di Roma, ama e vuole proteggere…
Ho atteso questo romanzo per molto tempo. Massimo Valerio Messalla portava un grande onere sulle sue spalle possenti. In seguito allo strepitoso successo dei precedenti volumi della serie Roma Caput Mundi, il pubblico si aspettava grandi imprese, personaggi affascinanti, risvolti inaspettati e posso dire con certezza che ogni aspettativa è stata pienamente soddisfatta.
Sono molti i tratti che mi hanno conquistata e che hanno reso questo romanzo così succulento, tanto da rendere difficile l’interruzione della lettura. In primo luogo la complessa personalità di entrambi i protagonisti.
Massimo Valerio Messalla è il discendente della stirpe dei Valeri, nobile e prestigiosa gens patrizia che ha contribuito allo splendore e alla gloria di Roma. Il suo animo è stato dilaniato dal dolore della perdita del suo grande amore, Domizia. Un amore fanciullesco e acerbo, proprio per questo viscerale e travolgente, che lo lascia spezzato, costringendolo ad affogare nella rabbia e nel cinismo, dissipando la sua vita tra vino e donne, nascondendosi dietro la maschera dell’auriga Selecto, temerario e sconsiderato, mentre lancia al galoppo i cavalli che tagliano il vento con velocità incredibile. La sua vita cambia in seguito all’incontro con il principe chatto Raganhar, suo fratello non di sangue ma nello spirito, quando entrambi vengono inviati in esilio forzato in Egitto, dove si sottopongono al duro addestramento militare dei legionari, acquisendo la ferrea disciplina che li porterà al comando della Legio III Cyrenaica e degli ausiliari Germani. È da questo momento che Massimo diventa un uomo. L’arroganza, l’onore, la lealtà, l’amore filiale, che hanno sempre costituito le fondamenta del suo essere, si consolidano e si fondono con la sete di conoscenza e quell’inquietudine perpetua e profonda che l’hanno reso così distaccato e diffidente nei confronti dell’amore.
Ottavia Lenate è la figlia di un importante magistrato romano. Mente brillante e curiosa, possiede due occhi grigi che risplendono di intelligenza e avidità di sapere. I libri, i numeri, la letteratura e le scienze sono stati i compagni fedeli che hanno riempito le giornate solitarie della sua fanciullezza, permeata di rigore e disciplina ma dove l’amore non ha mai trovato posto. Ancora una volta i contrasti ne segnano il carattere, con pennellate sferzanti che la rendono audace, addirittura incosciente, quando travestita da piccolo mendicante scavalca il muro della villa di famiglia per introdursi nel cuore pulsante della vita notturna di Roma.
Massimo e Ottavia diventano sposi promessi per perpetrare la continuità della gens Valeria, ma quell’unione non è una scelta, è solo il destino che si compie, come spesso accade tra le famiglie della Roma antica, dove la decisione spetta al pater familias che agisce in nome dell’opportunismo e del decoro, trascurando l’amore che diventa un inutile accessorio. Per questo motivo quando Ottavia rimane prima ammaliata e poi avvinta dalla fermezza e dal coraggio, così come dall’immenso fascino di suo marito, si scopre completamente travolta dalla profondità del suo sentimento, che sboccia candido e misterioso, come un fiore notturno.
Per Messalla, invece, il legame con sua moglie nasce lentamente, prende vita come fiduciosa amicizia, senza grandi vette di passione; per poi diventare sentimento profondo e innegabile, che segna la rinascita dell’uomo che è diventato, quando riesce finalmente ad aprire non solo il cuore ma soprattutto la sua mente a quegli occhi grigi, tanto simili al metallo del suo gladio. Quando le due metà che costituiscono la sua essenza, l’aquila e il leone, trovano infine la meritata pace.
Il fato dei due protagonisti si compirà attraverso battaglie sanguinose, vendette e tradimenti, in cui si muovono personaggi variopinti come code di pavone: avide meretrici, ribelli sanguinari, grandi sapienti, spie insospettabili e ovviamente il fiero e magnifico Antares, incontrastato re della natura. Non ultimi due personaggi che tra queste pagine gettano il seme per la prossima appassionante storia.
A questo punto inizia per me una nuova attesa, quella che si compirà con le vicende di Giulia Urgulania e il principe Raganhar.