Recensione: L’opposto di me stessa di Meg Mason
TITOLO:L’opposto di me stessa
AUTORE: Meg Mason
GENERE: Narrativa
EDITORE: HarperCollins
DATA DI PUBBLICAZIONE:13 gennaio 2022
Non passa giorno senza che a Martha Friel venga costantemente ripetuto quanto è intelligente e bella, una scrittrice brillante, amatissima da Patrick, il marito, che la venera da quando si sono conosciuti da piccoli. Un dono, come dice sempre sua madre, che non tutti hanno la fortuna di possedere, tantomeno una come lei. Insomma, Martha Friel non può davvero lamentarsi, è molto, molto fortunata.
E allora perché la sua vita è in pezzi? Perché Martha, alla soglia dei quarant’anni, è senza amici, praticamente senza lavoro e sempre, sempre triste? E come mai Patrick ha deciso di lasciarla?
Forse è solo troppo sensibile, una donna per cui vivere è più faticoso che per gli altri. O forse, questo è il suo sospetto, c’è qualcosa di molto sbagliato in lei. Qualcosa che le è esploso nel cervello come una piccola bomba a diciassette anni e che l’ha cambiata in un modo che nessun dottore o terapista è mai stato in grado di spiegare. Adesso Martha è costretta a tornare a vivere dai genitori, una coppia di artisti bizzarra e disfunzionale, e senza nemmeno il sostegno di Ingrid, l’irrefrenabile sorella. Eppure, forse, questa è la sua occasione per ritrovare un senso e capire se rassegnarsi a essere un caso disperato o tentare di scrivere un nuovo, migliore, finale per se stessa.
Meg Mason ha scritto un romanzo unico. A pochi giorni dall’uscita L’opposto di me stessa ha scalato le classifiche inglesi, diventando un cult celebrato da lettori e librai e in corso di pubblicazione in tutto il mondo.
La voce di Martha Friel è indimenticabile, empatica, autentica, emozionante e divertente. Capace di raccontare in maniera vera e originale una donna di oggi, ma anche di narrare il disagio mentale, l’incomprensione e la confusione del non ritrovarsi.
Dimenticato è perdonato! Questa è la frase che più mi ha colpito in questa storia. Ci sono diverse cose da perdonare in questo libro e tante altre da dimenticare. In un flusso incessante di parole, fatti, avvenimenti, tragedie, litigi, Natali, matrimoni, divorzi, figli, aborti, lettere, decisioni, paure e instabilità, Martha, la protagonista, ci trascina nel suo inferno personale. In un baratro che sembra non avere fine. Ho provato tanta empatia per questa fragile ragazza, ma allo stesso tempo tanta frustrazione per le cose che lei non voleva vedere o accettare. Immaginate una donna brillante, intelligente, spiritosa, colta, ma con una tendenza a vedere sempre il peggio di tutto e di tutti. Una donna che per la maggior parte della sua vita adulta ha cercato di diventare l’opposto di se stessa. Annullandosi continuamente. Dall’età di diciassette anni e fino ai quaranta è come se dentro di lei fosse esplosa una bomba, mandandole in frantumi il cervello. Sentendosi addosso una stanchezza che riduce le ossa in polvere, una spossatezza che è piena zeppa di paure. Gettandola in una macabra disperazione esistenziale. In cui ogni cosa è insieme rotta, incasinata e completamente a posto.
Non passa giorno senza che a Martha venga costantemente ripetuto quanto è intelligente bella, una scrittrice brillante, amatissima da Patrick, il marito che la venera da quando si sono conosciuti da piccoli. E allora perché la sua vita è in pezzi? Perché Marta è sempre triste?E come mai Patrick ha deciso di lasciarla?
Con una scrittura densa, ricca di immagini e molto introspettiva, attraverso la voce di Marta ci viene raccontata la sua vita e quella della sua disfunzionale famiglia. Una storia che ho trovato così vera e potente nella sua cruda realtà. Ogni personaggio viene descritto in modo impeccabile, essi sono esattamente come una qualsiasi famiglia con diversi problemi, non hanno sbavature, sono ben caratterizzati e pieni di sfumature. Ho avuto la sensazione di conoscerli davvero dopo aver finito il libro, di aver fatto parte della loro vita che scorre normalmente, ma dove la normalità sembra qualcosa di sconosciuto o inafferrabile.
Un romanzo che parla di disturbi mentali senza mai giudicare, di quel malessere di vivere che accomuna la protagonista a sua madre ma che solo alla fine sapranno perdonarsi e riconoscersi l’una nell’altra. La depressione, questo grande ed enorme satellite che ruota intorno alle pagine di questo libro, che cerca di annichilire e annientare, è descritta con una grazia e intelligenza da parte dell’autrice che rende la sua protagonista una donna straordinaria.
Un romanzo di una potenza formidabile.