Recensione: L’uomo che giocava con le bambole – La trilogia dell’odio # 1 di Magnus Jonsson
Titolo: L’uomo che giocava con le bambole
Autore: Magnus Jonsson
Editrice: Piemme
Genere: Gialli e Thriller
Serie: La trilogia dell’odio #1
Pagine 416
Data di pubblicazione: 02 febbraio 2021
Linn Ståhl, esperta di crittografia informatica, è ancora una studentessa quando i detective Stenlander e Svensson chiedono il suo aiuto per indagare su un macabro omicidio. Una giovane donna è stata trovata morta in un appartamento; sul corpo, una patina di lacca che le dà l’aspetto di una bambola di porcellana.
In passato, Linn è stata un’attivista dell’afa, un’organizzazione antifascista inserita nella lista nera delle forze dell’ordine svedesi, e ha una condanna per crimini contro la sicurezza nazionale. È quindi molto scettica quando inizia a lavorare con la polizia. Tuttavia, si rende conto che nel caso potrebbero essere coinvolti i suoi nemici di sempre, ossia il movimento di estrema destra, e capisce che è un’occasione unica per iniziare un’indagine privata con l’aiuto dell’afa. Ciò che Linn non ha previsto è che il suo coinvolgimento la rende un bersaglio dei nazisti.
Mentre altre donne vengono ritrovate prive di vita, Linn dovrà guardarsi le spalle se non vorrà finire lei stessa in quella lugubre collezione di bambole.
L’uomo che giocava con le bambole è ambientato in Svezia ai giorni nostri, l’azione si svolge principalmente a Stoccolma. Nel romanzo, il commissario Rickard Stenlander e l’ispettore Erik Svensson, su suggerimento della loro capa Louise Sjostedt, saranno aiutati nelle indagini per un caso fuori dal comune da sua nipote Linn Stahl.
Linn da giovanissima apparteneva al gruppo AFA – organizzazione antifascista che teneva d’occhio i gruppi neonazisti ed estremisti di destra. Era stata incriminata e condannata a 3 anni di prigione perché durante una manifestazione aveva intercettato la frequenza della polizia e dato indicazioni ai suoi compagni su come spostarsi e su chi attaccare durante i disordini. Ma è anche un’esperta di computer e lavora presso il Policlinico come analista.
I tre devono indagare sull’omicidio di una studentessa.
Al commissario Stenlander piaceva pensare di averle viste tutte. In vent’anni di onorato servizio sui luoghi di tanti reati gli era toccata la sua parte di sangue, morte e disgrazie assortite. Eppure la scena che lo attendeva nella stanza con la luce bianca lo fece trasalire, suo malgrado. Nello spettacolo che si trovò davanti c’era un che di studiatamente morboso, artefatto. (Tratto dal libro)
I personaggi di questo thriller non sono convenzionali, come, del resto, il crimine su cui indagano.
Ecco come sono i due poliziotti visti da Linn:
Il più anziano lo avrebbe smascherato anche a due chilometri di distanza. Camicia nera. Spalle larghe. Il classico look da sbirro. Mancavano solo gli Aviator. Quello di colore sarebbe stato più difficile da sgamare se fosse andato in giro da solo. Era travestito da rapper, forse per un incarico sotto copertura. I pantaloni cargo informi gli penzolavano fin quasi a spazzare l’asfalto. Il capellino Fubuse se lo era infilato salendo in auto. Ai piedi, come da copione, delle Adidas Run-DMC. (Tratto dal libro)
Invece Linn, classica bellezza bionda, adora andare in skateboard, gli spazi aperti, le bellezze della sua città ed è appassionata di numeri.
La loro collaborazione ha alti e bassi ma si crea, comunque, un rapporto e un affetto sincero.
Durante la caccia al serial killer, la situazione si complica quando, nel corso delle indagini, Linn scopre il sito internet Love Dollz che apparteneva al Fronte Patriottico guidato da Jorgen Kranz, vecchio e acerrimo nemico dell’AFA. Così la nostra eroina si trova ad avere alle calcagna sia un assassino che una organizzazione fascista.
Il libro porta il lettore nella vita sociale anticonformista di Stoccolma fra locali storici, organizzazioni criminali, razzismo, comuni sociali, feste e la mentalità borghese.
La trama è originale ma devo riconoscere che mi sono trovata sovrastata, a volte, dai numerosi personaggi appartenenti alle varie frazioni presenti nel libro. Ho dovuto rileggere interi passaggi per capire e fare i collegamenti. Da questo punto di vista ho trovato il romanzo un po’ dispersivo: l’intreccio, infatti, non è lineare e la moltitudine dei personaggi a volte confonde.
Tutto sommato un bel thriller, ma non all’altezza del suo predecessore Stieg Larsson o forse sono io che sono partita con aspettative troppo alte.
Sicuramente, però, leggerò il seguito.