Recensione: “Il maestro del gioco” di Portia Da Costa
Jess Lockhart è arrivata a ventinove anni ancora illibata, ma ciò non significa che non sia interessata agli uomini. Anzi, è proprio l’opposto: sogna di trovare l’uomo perfetto che possa soddisfare ogni suo desiderio. Il nuovo capo, l’affascinante miliardario Ellis McKenna, sembrerebbe essere quello giusto. È anche chiaro che entrambi sono fisicamente attratti l’una dall’altro. Tuttavia, un tragico passato ha segnato Ellis, che si è ripromesso di non avere più relazioni sentimentali serie e durature. E Jess, dopo aver permesso a Ellis di sedurla e aver preso un posto speciale nel suo cuore e nel suo letto, saprà convincerlo a lasciarsi andare all’amore?
Lui miliardario, bello, 36 anni, vedovo da cinque.
Lei 30 anni, vergine non per scelta… ma è successo.
Lui compra la ditta dove lavora lei, s’incontrano per caso durante una pioggia battente, lui le dà un passaggio in macchina e si piacciono. Durante la visita agli uffici, da parte di lui, lei viene notata, osserva che è ancora bagnata e la invita nel suo ufficio in maniera che possa asciugarsi e non prendersi un malanno (ovvio quale titolare non lo farebbe -_- ); qui tra una tazza di cioccolata e un biscotto lui capisce che lei ha un segreto, e lei glielo dice.
«Il mio nome è ancora “Ellis”, Jess, e grazie… grazie ancora per avermi rivelato il tuo segreto. Sei molto coraggiosa».
Maledizione a lui, è un demonio. La stava irritando con tutta quella cortesia, adesso. Non che facesse alcuna differenza. Non l’avrebbe mai più rivisto.
«Arrivederci, Ellis».
Prima che potesse indietreggiare di nuovo aprì la porta e uscì, cercando di apparire il più composta possibile e facendo solo un fugace cenno alla segretaria di Jacobson mentre la superava.
(Questa è la reazione di lui al segreto).
Poi lui le propone un patto, per le successive quattro/cinque settimane staranno insieme, lui le insegnerà il sesso e lei si rilasserà. Questo patto nasce in virtù del fatto che lui non potrà mai più amare nessuna donna dopo la morte della moglie e delle sue due bambine, perché si sente in colpa per non averle protette. Jess è brava, fresca ed una bomba a letto (ovvio); mentre fanno sesso parlano, parlano, parlano arrivano persino a paragoni celestiali, poi ovvio la classica frase: “Io non potrò mai amarti, ho amato solo lei”, l’addio è di prassi, lei stoica lo accetta anche se è innamorata persa, poi lui rimugina e scopre di poter amare ancora e la va a cercare…
Come vedete niente di nuovo, trama banale ma dopo aver recensito due libri abbastanza pesanti emotivamente volevo qualcosa di leggero… ma ho preso un granchio enorme, perché è uno dei pochi libri che mi ha annoiato da morire. Avevo già letto qualcosa di Portia da Costa e non mi era spiaciuta, quindi deduco che o la traduttrice non ha espresso ciò che l’autrice voleva trasmettere oppure anche l’autrice era annoiata mentre lo scriveva! Non mi ha smosso nessuna emozione se non la noia, se non avessi dovuto recensirlo lo avrei chiuso e dimenticato: lui palloso con trecento fisime per la testa, lei forse più coerente con il personaggio, la trama è banale, è vero, ma poteva risultare migliore, non leggendo in lingua non posso dire se in inglese sia più apprezzabile o meno, ma in italiano è decisamente noioso. Se avete altro da leggere fatelo e se poi non sapete cosa leggere perché i bugiardini delle medicine già li sapete allora potete iniziarlo.
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