Recensione: “Maledetta voglia di te (#5 volume the indebted series)” di Pepper Winters
Avevamo vinto. Avevamo sconfitto le bugie e i tradimenti e avevamo promesso un’alleanza che ci avrebbe liberati entrambi. Ma pur avendo vinto, abbiamo perso. Non ci siamo accorti di cosa ci aspettava al varco. Non sapevamo che avremmo dovuto pianificare una resurrezione”.
Nila Weaver si è innamorata. Ha donato la sua anima a un uomo che credeva degno. E nel mentre, ha distrutto se stessa. Tre debiti sono stati pagati, mancano solo pochi giorni al quarto. L’Eredità del Debito ha quasi fatto un’altra vittima.
Jethro Hawk si è innamorato. Ha abbattuto i suoi muri per lasciar entrare una donna che credeva potesse curarlo. Per un attimo, si è sentito libero. Ma poi ha pagato a caro prezzo.
Non c’è più amore. Solo guerra. La speranza è morta. Ora intorno a loro c’è soltanto morte.
Ho seguito questa saga dall’inizio con trepidazione ma devo dire che ho trovato questo libro molto sotto tono rispetto agli altri; ha il sapore della zuppa allungata, perché, a differenza dei precedenti, è totalmente incentrato sulla componente psicologica di Nila. Se da una parte questa introspezione serve (forse sarebbe meglio dire “servirebbe”) a far capire il cambiamento di Nila, all’inizio tigre infuriata che vuole portare morte e distruzione, che poi si trasforma in un gattino impaurito, dall’altra rallenta tremendamente il ritmo del racconto, tanto che neanche le parti più dinamiche riescono a equilibrarlo. Per fortuna, la straordinaria vena sadica dell’autrice bilancia alla perfezione il racconto, fornendo spunti nuovi e spinosi che lasciano col fiato sorpreso.
Daniel represse la propria delusione e raccolse il dado. «Okay, adesso tocca di nuovo a me. Pronta?». Cominciò a scuotere il dado leccandosi lascivamente le labbra. «Magari potrei ordinarti di farmi un bel pompino». Soffocai un conato di vomito. Daniel lanciò il dado, che rotolò fino a fermarsi sul rosso. Merda. Presi un respiro profondo. Puoi farcela. Fallo per V. Daniel sogghignò. «Rosso, eh? Dolore…». Il suo sguardo planò sul tavolino su cui era posata la pera dell’angoscia. Oddio, no! Andò a prendere un arnese da sotto il telo nero. «Credo che questo possa andare».
Altro punto che ho trovato inadeguato sono i continui flashback per portare avanti la trama; aiutano a entrare in sintonia con la protagonista ma non a capire il suo cambiamento (che avviene nel giro di dieci pagine). Questa nuova Nila, che un momento è aggressiva, sfrontata e battagliera e quello dopo è un topo in trappola, non è facile da amare, non somiglia affatto alla protagonista grintosa e determinata che abbiamo seguito fin qui; diventa codarda, quasi lagnosa e non è facile seguire il filo dei suoi pensieri senza l’alternanza con Jethro cui eravamo abituate. Insomma, devo dire che la Winters, secondo me, poteva proprio risparmiarselo questo romanzo; poteva allungare un pochino di più l’altro e magari scriverne uno in meno, anche perché ogni libro dovrebbe trattare di un debito, ma in questo il debito rimane molto marginale. L’unica spiegazione che riesco a dare è che a Jethro serviva tempo, e lei glielo ha dato. Anche se la storia ha dimostrato che il tempo non è loro alleato.
Proprio adesso… Dopo tutto quello che avevamo passato. Dopo tutti i piani e le promesse. Era stato tutto inutile. Il tempo ci aveva fregati ancora una volta… … Jethro… è troppo tardi.
Cosa succederà ora? Io un’ideuzza me la sono fatta… nonostante tutto aspetterò con ansia il prossimo per sapere come va a finire, perché, benché questo libro si possa tralasciare e sia scontato un lieto fine, lo stile accattivante e la genialità perversa della Winters ti penetrano nel profondo e la storia di Nila e Jethro non si può abbandonare.
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