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Recensione: Mexican Gothic di Silvia Moreno-Garcia

 

Titolo: Mexican Gothic
Autrice: Silvia Moreno-Garcia
Editore: Oscar Mondadori Vault
Genere: Romanzo gotico
Uscita: 2 novembre 2021

Noemí Taboada riceve una lettera angosciata e delirante da sua cugina Catalina, che ha appena sposato un inglese altolocato e che implora il suo aiuto. E così si reca a High Place, una tetra dimora sperduta tra le montagne del Messico. Noemí è poco credibile nei panni della crocerossina: è una raffinata debuttante, più adatta ai cocktail party che alle indagini poliziesche, ma è anche caparbia, sveglia, e non si lascia intimorire facilmente: certo non dal marito di Catalina, uno sconosciuto dall’aria sinistra ma intrigante; né dal padre, l’anziano patriarca che sembra particolarmente attratto da lei; e neppure dalla casa, che inizia a invadere i suoi sogni con visioni di sangue e sventure. Il suo unico alleato in questo luogo inospitale è il più giovane membro della famiglia. Ma forse anche lui ha un oscuro segreto da nascondere. Mentre dal passato riemergono storie di violenza e follia, Noemí viene lentamente risucchiata in un mondo terrificante e seducente al tempo stesso. Un mondo dal quale potrebbe essere impossibile fuggire.

 

Una casa isolata in cui vige la regola del silenzio, strani sogni che assalgono chi vi dimora per troppo tempo, un passato ricco di morti misteriose: queste sono solo alcune delle caratteristiche di questo libro che mi sono piaciute fin da subito.

Ho adorato l’inquietudine che trasmettono alcuni capitoli, l’adrenalina che sale nelle scene finali e l’alone di mistero che permea questa storia.

Tutto ha inizio da una lettera piena di parole sconnesse e senza senso di Catalina Taboada, così strana da preoccupare persino suo zio. La soluzione dell’uomo facoltoso è mandare la figlia Noemí a vedere cosa sta succedendo alla cugina, sposata da poco con Virgil Doyle.

La ragazza dovrà, quindi, allontanarsi dalle feste e dai corteggiatori cui è abituata a Città del Messico, per recarsi nel paesino sperduto di El Triunfo e scoprire cosa tormenta la mente di Catalina.

Si ritroverà in una maestosa villa usurata dal tempo, piena di polvere e silenzio, ad affrontare qualcosa di inaspettato.

La scrittrice è riuscita a creare una trama intrigante, complessa e soprattutto molto originale. Lo sviluppo è lento e inizialmente non è chiaro cosa stia accadendo; ma, man mano che scorrono le pagine, si inizia a sentire un brivido sottopelle che cresce pian piano fino a diventare un’inquietudine travolgente.

Attraverso la voce di Noemí scopriamo cosa si nasconde dietro la facciata della famiglia Doyle e, soprattutto, cosa cela dentro sé stessa: le sue paure, i suoi desideri e la sua estrema determinazione ad aiutare sua cugina.

Non sono rimasta del tutto affascinata dalla protagonista, devo ammetterlo. Non so cosa sia mancato. Forse l’ho trovata troppo ingenua in certi momenti ma, ovviamente, lei non era consapevole di essere all’interno di un romanzo horror gotico in cui diffidare di tutti; e non sentiva, certamente, le mie raccomandazioni attraverso la pagina stampata. Forse non ho apprezzato del tutto lei come persona perché, a volte, l’ho trovata troppo manipolatrice nei confronti di alcuni personaggi.

Ho amato, invece, alla follia Francis Doyle: un ragazzo normale oscurato dalla bellezza del cugino Virgil ma che con la sua dolcezza e gentilezza ha saputo conquistarmi del tutto. Lui è la dimostrazione che l’aspetto fisico non conta, che la semplicità può trasmettere molto e lasciare dietro di sé tracce indelebili.

Questo romanzo è oscuro, malsano e disturbante, ma nasconde momenti di tenerezza che non possono passare inosservati.

Lo consiglio a chi ama le sorprese, a chi non teme incubi e a chi, soprattutto, apprezza un po’ di stranezze.

 

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