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Recensione: “Mi ami davvero” di Debra Anastasia

Buongiorno care fenici, oggi la nostra Aina ha recensito per noi il libro “Mi ami davvero” di Debra Anastasia

AGGIORNAMENTO COVER LIBRO, ATTUALMENTE è QUESTA CHE VEDETE IN BASSO

Ho paura di cosa diventerò, quando mi lascerai».
«Che cosa stai dicendo?». Era uno squilibrato. Non troppo, ma lo percepivo. E speravo che il suo squilibrio fosse in mio favore, ma a volte le persone erano rotte dentro. E potevano ferirti con le schegge dei loro danni.

Fenix è un killer dall’animo buono, che sceglie gli obiettivi in base a criteri di giustizia, in modo non dissimile dai supereroi che agiscono nell’ombra. Il suo corpo è una tela che ha ricoperto di tatuaggi, che lo hanno reso una maschera spaventosa, e questo gli impedisce, forse volutamente, rapporti sociali normali con gli altri.
Nel tempo libero protegge nell’ombra le donne a cui è affezionato: sua sorella, una bambina che ha liberato da un rapimento, e Rebecca, una ragazza che dieci anni prima aveva avuto il coraggio di schierarsi dalla sua parte per difenderlo da suo padre. Un servizio in incognito che rasenta lo stalking, ma che allo stesso tempo rivela la qualità del suo altruismo e della sua bontà d’animo.
Nonostante il fraintendimento indotto dalla cover e dalla traduzione impietosa del titolo originale (in inglese “Mercy”), questo romanzo si può considerare un dark romance, con la differenza sostanziale di essere delizioso, privo di quelle tinte scabrose a cui siamo abituati, di quei protagonisti tormentati, psicotici, malati di vittimismo, spesso glaciali e incapaci di amare.
Troviamo qui un bad boy traumatizzato che non si piange addosso. Fenix esprime insicurezze solo in ambito relazionale, non a causa del suo mestiere violento o di apatia emotiva, ma perché si rende conto che il suo aspetto esteriore deturpato da un tatuaggio totale sul corpo e sul viso, può incutere paura in chi lo guarda. Anziché fare del male alla donna di turno per sfogare “i suoi demoni”, incanala la rabbia solo nei confronti di chi gli ha fatto del male. In generale, il romanzo è incentrato sulla sua profonda riconoscenza e adorazione per Rebecca e sulla sensazione di non essere abbastanza per questa donna che ha messo su un piedistallo da una decina d’anni.

Del killer spaventoso ci viene mostrato soprattutto il lato gentile, innamorato, ossessionato dalle sue donne, che ama con un amore casto e generoso.
Quando Rebecca bambina si è opposta a suo padre salvandogli probabilmente la vita, gli era sembrata un’eroina, e Fenix ha giurato di esserle riconoscente in tutti i modi possibili, anche proteggendola da quel momento in poi.
Nonostante molte paure e fobie che tenta di superare, Rebecca ha ancora oggi questo carattere che le fa tirare fuori le unghie per difendere gli altri in difficoltà. È una ragazza che riesce a vederlo al di là dell’aspetto fisico, per la qualità delle emozioni che prova, per la sua tenerezza, la sua fragilità, il suo altruismo.
Un romanzo che per buona parte ci racconta di questo amore a distanza, spiato, bramato, e che lentamente si trasforma in un amore passionale, acrobatico, molto focoso. Allo stesso tempo, si intrecciano anche aspetti thriller come rapimenti e ricatti, così come drammi familiari e drammi interiori. Un romanzo stratificato, quindi, tutt’altro che facile da catalogare.
Finale forse un po’ sopra le righe, con qualche forzatura e soluzioni troppo fantasiose rispetto alle caratterizzazioni e all’ambientazione precedente.
Traduzione non sempre impeccabile, ma nel complesso una lettura consigliata.

“Gli appoggiai la mano aperta sulla guancia. «Ti conosco?».
Invece di rispondermi, girò la testa e mi baciò il palmo della mano.
Ballammo al ritmo della musica lenta. Lasciai la mano sul suo viso, come se fosse mio e vidi che c’era una rabbia violenta nel suo sguardo. Aveva un bisogno disperato.
Di me.”

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