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Recensione: “Nessun posto per nascondersi” di Luigi Guicciardi

Buongiorno Fenici, oggi Max, in veste di Recensore per un giorno, ci parla di “Nessun posto per nascondersi” di Luigi Guicciardi

Molte cose risultano estranee alla mentalità e allo spirito di una squadra di calcio, e una di queste è l’omicidio. Fino alla notte in cui, appena finito il campionato, viene torturato e ucciso il medico sociale della Modenese F.C. L’indagine, affidata al commissario Cataldo, è subito difficile per assenza di indizi e di moventi, si complica ancor più al ritrovamento, due giorni dopo, di un altro cadavere, stavolta ben più noto in città: il brasiliano Valdir, bomber della squadra e fidanzato con la figlia del ricco sponsor. L’opinione pubblica è scossa, i tifosi sconvolti, e Cataldo – al culmine della maturità professionale, ma incupito da una pena segreta, che riguarda la sua vita privata – inizia un lungo e angoscioso viaggio attraverso un mondo a lui del tutto ignoto. Coadiuvato da due giovani colleghi, spesso ahimè in competizione fra loro, il commissario penetra ben presto in un sordido intrigo di omertà, passioni illecite, doppie vite, ricatti, tradimenti, invidie, vendette, avidità, dove ognuno ha qualcosa da nascondere e nessuno è come sembra che sia. E mentre l’assassino continua a insanguinare l’ambiente calcistico di nuove vittime, Cataldo è costretto a impegnarsi in una corsa disperata contro il tempo – tra i segreti del passato e gli orrori del presente – e insieme a lui il lettore vive lo stesso tormento di brancolare nel buio e, fino all’ultimo, di vedere impunita una serie di delitti freddi e spietati.

Anche questo ultimo giallo di Guicciardi è ambientato a Modena e vede come protagonista il Commissario Cataldo, impegnato a risolvere una misteriosa serie di delitti nel mondo del calcio della squadra della città.

La trama, come nei precedenti libri dell’autore, è sempre avvincente, senza essere spiccatamente noir, ma mantenendo quello sfondo di genuina suspence.

L’indagine infatti si svolge principalmente nella questura modenese, dove si intrecciano, con l’indagine, anche le vicende personali del commissario in questione e dei colleghi. Una particolare importanza riveste appunto il De Pasquale, che è un po’ la valvola di sfogo di Cataldo. Infatti è a De Pasquale che Cataldo riserva i propri “rimbrotti” di lavoro ed è con lui che parla dei propri problemi personali. Nel libro precedente Cataldo ha dovuto affrontare la separazione dalla moglie e dalle due figlie. Causa della separazione: il lavoro che non ha permesso ai coniugi di avere un sereno ménage famigliare. Inoltre la moglie è tornata in Sicilia, loro terra d’origine, insieme alle bambine.

Cataldo è un personaggio molto umano e lo mostra la malinconia che lascia percepire e trasparire nel corso della storia per il distacco dalla propria famiglia.

Il commissario sfrutta proprio l’aspetto umano per cercare le debolezze nei personaggi e gli errori in cui incorrono nel portare a termine il delitto. Errori dettati o da una causa scatenante della mente, a sfondo passionale, o legata a scopi di interesse.

Come nelle storie precedenti, viene commesso un primo delitto che ne chiama immancabilmente altri, tutti legati da uno scopo.

Il lettore viene coinvolto nella trama con la ricerca del particolare nelle indagini del commissario, che sono importanti e utili per districare tutta la matassa. Solo nelle ultime pagine si scopre il colpevole e i motivi che lo hanno spinto a commettere i delitti.

Ora un po’ di campanilismo… Per me, che sono di Modena, leggere un giallo ambientato nella mia città mi dà la possibilità di vederla sotto una luce diversa: non più la tranquilla città, ma un teatro di accadimenti oscuri e misteriosi.

 

Recensione a cura di Max

Recensore per un giorno

 

 

 

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