Recensione: “Non Toccarmi – Serie Blood Bonds #7” di Chiara Cilli
Care fenici, oggi Aina ha recensito per noi il libro “Non Toccarmi – Serie Blood Bonds #7” di Chiara Cilli
Ho perso una battaglia, e ho pagato il prezzo più alto.
Ho eseguito gli ordini, e ho ucciso l’unico amico che abbia mai avuto.
Ho fatto una promessa, ma è così difficile mantenerla.
Ho una missione da portare a termine, ma tutto in me mi supplica di non farlo.
Lei mi sta trascinando giù.
Lei vuole prendere il controllo.
E ora che questa donna è entrata nella mia vita, resistere all’oscurità è impossibile.
Ma non glielo permetterò.
Perché c’è qualcosa in Katerina che mi inquieta.
Perché c’è qualcosa in Armand che mi attrae.
Ma non riesco a smettere di volerla.
E non riesco a restare concentrata sul mio compito.
Stupida Ekaterina.
Dopo il sesto libro ho avuto bisogno anch’io di una pausa per riprendermi dallo shock, tuttavia la curiosità di conoscere meglio il terzo dei fratelli Lamaze mi prudeva dentro. Le briciole seminate da Chiara non facevano presagire nulla di buono, ma mai avrei pensato di trovare… ma andiamo per ordine.
In questo romanzo Ekaterina tesse la sua tela, mandata da Neela, la Regina di Verès, per avvicinare Armand, prendergli il cuore e poi strapparglielo, metaforicamente parlando.
Armand… l’abbiamo visto in sei libri, ma non abbiamo mai capito veramente che tipo sia, quali sono i suoi demoni interiori. È sempre sembrato il pilastro della famiglia, divenuto vendicatore nel momento in cui ha avuto l’età giusta per esserne capace; un gentiluomo equilibrato, educato e compassato che sembrava finito per caso nella famiglia Lamaze, tra due fratelli pieni di rabbia, impulsivi e incapaci di contenersi. Scopriamo invece che non solo è tormentato quanto e più dei suoi fratelli, ma anche che nasconde dei disturbi ben peggiori, osceni.
Scopriamo anche il passato di Ekaterina, la conosciamo meglio e iniziamo ad affezionarci anche a lei, nonostante quello che ha fatto nell’ultimo volume: il terribile atto di aver premuto il grilletto su André, il suo unico amico. Non so se la perdoneremo mai, forse riusciremo solo ad avere pietà di lei, perché, in fondo, non è stata tutta colpa sua.
Armand si lascia ammaliare. Non perché non abbia dei dubbi su di lei, ma perché sviato da percezioni sensoriali nel travestimento di Ekaterina che risvegliano i suoi fantasmi e lo distraggono dell’indagare. Inoltre, lui ha un bisogno disperato di questa donna, che non solo esorcizza il suo trauma, ma che potrebbe perfino essere la cura per salvarlo. I suoi pensieri vertono quindi sulle sensazioni più che sulla razionalità, anche grazie all’abilità di lei, cosa che le permette di continuare ad agire per fingere di essere una donna fragile e interessata. Una donna ancora “umana”, insomma, cosa che lei non è più da molto tempo, ma che evidentemente può ancora essere per qualche momento quando si trova con Armand.
Questa, che è destinata a diventare una coppia, è in effetti ben assortita, perché entrambi hanno dei seri problemi psichiatrici, per non dire altro, ma in questo primo volume della trilogia c’è soltanto un avvicinamento. La finta Ekaterina, il personaggio che interpreta, riesce ad avvicinare emotivamente e perfino fisicamente Armand, cosa che più abbiamo imparato a scoprirlo durante la lettura e più ci pare un evento di portata enorme, sconvolgente. Vorremmo che Armand non scoprisse mai la verità e potesse davvero iniziare a guarire. E allo stesso tempo iniziamo a temere il momento della verità, temiamo di sentire l’esplosione della sua rabbia, la vergogna per la sua fragilità svelata, per essere stato circuito.
Non posso rivelare cosa faccia Armand per tenere a bada i suoi demoni, e quanto lui sia tormentato ogni istante del giorno, né quanto sia difficile per Ekaterina trovarsi in casa dei Lamaze, rivivere il suo passato e dover lottare contro se stessa per fare il suo dovere.
Questo primo volume è interlocutorio ma non mi ha per niente delusa. Approfondiamo la conoscenza dei due personaggi, non c’è un momento di noia. È un romanzo intenso, drammatico, che non dimentica troppo facilmente la morte di André e, allo stesso tempo, a questi momenti di dolore non si lascia andare. Riesce a riempire questo dolore con l’azione, con gli sviluppi della trama. L’autrice entra nel dolore della perdita evitando il melodrammatico, senza rinunciare a procedere con nuovi sviluppi e facendo in modo di tessere la tela che sicuramente verrà tirata nei prossimi due volumi.
Lo stile della Cilli già mi piaceva nel primo libro, ma ho notato, nella seconda trilogia, un ulteriore miglioramento; questo settimo si conferma un “best ever”, uno stile intenso, scorrevole, pieno, psicologicamente sfaccettato e troppo, decisamente troppo corto.
“«Allora proteggimi.»
Trattenni il fiato, sconvolto.
Io, che non avevo difeso i miei fratelli quando mi avevano supplicato di aiutarli.
Io, che non ero stato in grado di salvare André.
Come potevo anche solo pensare di essere capace di proteggere lei dalla bestia che si annidava in me?”
#1 Soffocami
#2 Distruggimi
#3 Uccidimi
#4 Per addestrarti
#5 Per combatterti
#6 Per sconfiggerti
#7 Non toccarmi
(#8 Non fidarti di me)
(#9 Non tradirmi)
(#10 Il campione del Re)
(#11 Lunga vita al Re)