Serie: Camorra Tales vol. 3
Autore: JD Hurt
Genere: Mafia Romance
Editore: Self
Data di pubblicazione: 13 maggio 2024
Da bambina sognavo l’Italia. Era la patria di mio padre e la terra dove avrei voluto accarezzare il mio scopo. Lo chiamo così, in realtà è stato la mia ragione di vita. Ora che quello scopo non c’è più, devo distruggere chi me l’ha portato via. Sono finita prima a Napoli, poi a Roma pur di seguire la mia brama. Sarà l’urbe a realizzare la vendetta. Mi chiamo Essence Marino e devo uccidere il mio amore di infanzia. Lo chiamano O’Mericano, tuttavia il ragazzo non ha più cittadinanza. Ancora non lo sa, è un uomo già morto.
Da bambino non avevo sogni, mi erano stati rubati da un’infanzia al veleno. Nel pieno della crisi sono approdato a New York e l’ho incontrata. Si chiamava come l’essenza più dolce delle cose e infatti era il nettare della vita. Me ne sono innamorato come un cretino. Si è rivelata un’impostora. Per colpa sua mi sono trasformato in un killer efferato. Ora che sono niente lei deve assaggiare il mio nulla. Mi chiamo Shia Rellim, meglio detto O’Mericano. Sono un inganno, un uomo di plastica, persino il mio nome è una bugia. L’unica verità che possiedo è il bisogno di vendicarmi. Roma mi sarà d’aiuto, presto avrò tra le mani Essence Marino. Cosa ne farò?
Provate a indovinare.
Non si tratta di baci e coniglietti.
Le uniche anime che tratto sono quelle morte.
“Avrei voluto rovinare me stessa, e infatti è proprio ciò che ho fatto. Avrei voluto rovinare il mondo, e in effetti vivo tra le macerie. Avrei dato fuoco all’universo, e mi sono sempre bruciata. A te, però, t’avrei solo adorato. Non hai idea di cosa sei per me. Se io sono la macchia sulla tovaglia, tu sei il candore che la ripulisce. Se io sono l’amaro del cioccolato, tu sei il dolce che me lo fa gustare. Se io sono un bizzarro pensiero, tu sei la logica che lo rende accettabile. Quando sono con te divento il mondo attraverso i tuoi occhi. E finalmente lo accetto quel benedetto mondo.
Essence e Shia si incontrano poco dopo la pubertà. Crescono insieme, un’amicizia che si trasforma in intimità, confidenze, un rispecchiarsi di emozioni e programmi futuri. Si innamorano, con tutta la delicatezza e l’ingenuità di un’età in cui ancora sono pieni di sogni e illusioni.
Ma quello che hanno non è puro. È un amore nato nel momento sbagliato, sotto una cattiva luce, e che nasconde pieghe malate. Dietro le quinte, il padre mafioso di Essence manipola, soggioga, sfrutta, minaccia, riesce a macchiare i due adolescenti, piegando la loro crescita in qualcosa di brutto, sporco, violento e ripugnante a loro stessi, prima ancora che agli altri.
Il peggio è che i ragazzi non conoscono i segreti l’uno dell’altra, ragione per cui ciò che era un sentimento spontaneo e sincero finisce per essere graffiato da una grande incomprensione, che li porta non solo ad allontanarsi ma persino a odiarsi sotto la luce del tradimento. Essence è in balia del padre, che la ricatta avendo in pugno “il suo scopo” e la costringe ad atti inopportuni con altri uomini e ragazzi. Ciò che di sincero prova per Shia viene inquinato dalle bugie che è costretta a dire.
Per odio, rabbia e delusione, Shia abbraccia il suo lato oscuro fino al momento di riscuotere la vendetta, e diventa O’ Mericano: assassino e mafioso a sua volta. Durante gli anni in cui cova la vendetta, compie l’unico gesto che per Essence sarà imperdonabile: trova “il suo scopo” e lo distrugge, obbligandola a inacidire con l’odio e l’amarezza un sentimento che non era riuscita a spegnere.
Si ritrovano a Roma, dove lui la rapisce per dare sfogo al suo senso di vendetta, ma la miscela di sentimenti contrastanti (macchiati, fuorviati, sbagliati, altalenanti, comunque trasudanti passione) riemerge brutalmente.
Shia vola sulla mia faccia simile a un falco sulla preda. Le perle di sangue dello zingaro mi si incollano al viso. Appiccica le labbra alle mie. Non ci baciavamo da sette anni. Quand’eravamo bambini i nostri baci erano violini arrabbiati e sassofoni stridenti. Questo, invece, è una batteria death metal accompagnata da un’orchestra di do maggiore. E io canto, growllo.
Le vicende tra Essence e Shia si intrecciano con quelle della serie Mafia Tales già viste nei libri precedenti, di cui ritroviamo il filo e rispetto alle quali, temporalmente, in parte si accavallano, andando ad approfondire meglio alcuni sviluppi decisivi e retroscena. Ho adorato il modo in cui la storia si è intrecciata con personaggi e alberi genealogici di altri romanzi (da tempo mi chiedevo che fine avesse fatto Raptor), che gocciolavano nella trama la loro personalità, e andavano ad aggrovigliare ulteriormente la storia, per non parlare del modo in cui i vari fili sono stati riannodati in modo elegante ed efficace, senza spiegoni noiosi.
Anche in questo volume il mistero solletica il lettore fin da subito, venendo a galla con piccole bollicine casuali capaci di generare la crescente aspettativa per una rivelazione sconvolgente. Ma ciò che davvero catalizza la lettura, più ancora dell’ambientazione romana, della trama ricca di suspense, degli intrecci tra mafia-camorra-’ndrangheta e dei giochi di potere, è il vortice passionale in cui cadono i protagonisti.
Quando sono insieme, la razionalità si allenta e non importa quanto si odiano, quanto pensano che uno abbia fatto male all’altro: prende il sopravvento il sentimento che li lega, frutto del passato insieme, delle confidenze, dei loro sogni poi distrutti. Sono schiavi dell’istinto, dell’attrazione della carne che li porta immancabilmente a cercare piacere nell’altro e a perdersi in lui, a chiederne un pezzo, un tocco, un assaggio.
I loro sentimenti viscerali e contrapposti di odio e amore si avvicendano come due facce di una stessa medaglia, ribaltandosi sempre più rapidi e travolgenti come se ruzzolassero giù da una montagna.
Per espiare gli errori, le bugie, le cattive azioni, Shia ed Essence hanno bisogno di accettare il passato senza pretendere di tornare a essere i ragazzini ingenui di un tempo. Devono rinascere come nuova coppia, accettando la loro crescita, i cambiamenti irreversibili dovuti al passato e i lati oscuri che sfaccettano la loro personalità, accettando che le proprie azioni hanno provocato dolore e risentimento nell’altro. Devono poter perdonare.
Ma una cosa è certa: io le emozioni le sento. Sono sbagliate, a volte disumane, incasinate come confusa è la mia testa. Però non mi comporto come te che cancelli qualsiasi sensazione. Sento tutto per la stronza che sei, non mi vergogno ad ammetterlo. Provo odio, passione, rancore, bisogno, attenzione, voglia di strapparti dal petto come un’erbaccia. Una di quelle che non sradichi mai, che ti fotte tutta la linfa vitale dalla pianta. E te la tieni. Fa male; però, porco mondo, è più bella dei fiori.
Lo stile è esattamente quello che amo di JD Hurt, che con frasi evocative riesce a far grondare le pagine di intensità e pathos.
La conclusione ha un esito peculiare, con diversi colpi di scena, e ho apprezzato che non sia eccessivamente pomposo, sdolcinato o artificioso, ma adeguato alle personalità fatte di luci e ombre dei protagonisti, per come sono diventati nel corso della vita.