Recensione: Omicidi in Inverno di Margaret Doody
TITOLO: Omicidi in Inverno
AUTORE: Margaret Doody
EDITRICE: Mondadori
GENERE: Thriller storico
DATA DI PUBBLICAZIONE: 01 Febbraio 2022
È la notte di Capodanno del 1753. In una losca taverna di Londra alcuni avventori commentano con accenti di colorito disappunto l’avvento del nuovo calendario gregoriano, che fa cadere la fine dell’anno undici giorni in anticipo rispetto al secolare calendario giuliano, creando confusione in tutto il paese. Tra essi, Harley l’Imbrattacarte, noto in città per i suoi resoconti giornalistici di processi e le popolarissime biografie di condannati a morte, nonché prolifico autore di opuscoli e di dotte traduzioni dal latino, benché il suo talento di scrittore non gli renda abbastanza da vivere. All’uscita della taverna, Harley scopre il cadavere di una donna elegantemente vestita e orribilmente sgozzata, abbandonato in mezzo alla neve, derubato dei suoi gioielli su un solo lato del corpo. Sarà stato il ladro a ucciderla, o altri misteri si celano dietro quella morte? La divorante curiosità di Harley e la sua compassione lo spingeranno a indagare, coinvolgendolo in un complicato intrigo in cui la Londra dei bassifondi e i salotti dell’alta società sono ugualmente popolati da personaggi ambigui, e persino la giustizia può essere indotta a compiere errori fatali. Con la consueta maestria nel ricostruire ambientazioni storiche, e senza mai perdere il tono ironico cui ha abituato i suoi lettori, Margaret Doody ci propone un eccentrico “investigatore” alle prese con omicidi misteriosi in una gelida Londra settecentesca.
Care Fenici, se vi appassionano i misteri, se adorate arrovellarvi il cervello con intrighi e delitti, e vi pare tutto ancora più meraviglioso se narrato all’interno di un romanzo storico, questo thriller è ciò di cui non potrete fare a meno.
Parola mia era un po’ che una scrittrice non riusciva a catturarmi così tanto, con una ricostruzione storica appassionante e precisa, personaggi interessanti e insoliti, e una trama ricca di misteri e giochi di specchi davvero notevole.
La scelta del protagonista, un imbrattacarte geniale e astuto che si guadagna da vivere scrivendo le vite dei condannati a morte a cui dà la possibilità di far sentire per un’ultima volta la loro voce, l’ho trovata sublime.
Anche se il vero punto di forza che mi ha definitivamente conquistata è il modo in cui l’autrice descrive i personaggi e le situazioni, specie quando parla degli ultimi, quelli ai margini della società, dandone un ritratto quasi poetico.
Infatti il contrasto fra la realtà narrata di una Londra sporca e decadente e la poesia che a tratti affiora a mitigare l’efferatezza dei crimini è qualcosa che questa scrittrice ha saputo restituirci con capacità rara.
Non mi basterebbe una recensione, pur esauriente, per mostrare tutti i punti in cui la penna di Margaret Doody mi ha colpito.
Tra tutti, però, vi voglio segnalare una bellissima scena: in una Londra uggiosa, un carro di condannati si avvia al patibolo e l’autrice descrive una giovane donna che stringe la mano a uno di loro. I due amati si tengono stretti insinuando le dita fra le sbarre, e lei avanza dritta e imperterrita nonostante la folla la dileggi, donando al suo amato quell’ultimo tratto insieme come se il mondo intorno a loro svanisse lungo quel breve tragitto. Una scena da brividi.
La trama è intricata e ricca, siamo nell’Inghilterra del 1753, il calendario gregoriano sta per soppiantare quello giuliano e in una infima taverna alcuni avventori con accento colorito dal vino e dalla miseria commentano questo evento, fra loro c’è Harley, l’imbrattacarte, l’uomo delle storie dei condannati a morte, una figura sfuggente e una mente brillante difficile da inquadrare come personaggio. Sarà lui con un suo amico a ritrovare nella neve il corpo di una donna con la gola tagliata. Partendo da questo oscuro evento, la sua curiosità lo condurrà a spingersi sempre più a fondo nel mistero, scoprendo torbide verità e dovendo trovare sempre nuovi e geniali escamotage per indagare e giungere alla verità.
Sul suo cammino incrocerà personaggi di diversa estrazione sociale, da nobili folli con il loro codazzo di amanti e leccapiedi, a ladri e reietti come Ned Manolesta e Bess la lavandaia, come i ragazzotti della taverna e i vari malviventi dei bassifondi.
Come detto la trama non delude gli amanti dei misteri e dei thriller e la ricostruzione storica è così ben resa da fare di questo romanzo uno dei miei preferiti.
Assolutamente da non perdere!