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Recensione: “Otherworld” di Jason Segel e Kirsten Miller

Buongiorno Fenici, oggi Tracy ci parla di Otherworld di Jason Segel e Kirsten Miller

Cover a cura di Frarale

Il futuro è alle porte per Simon e per altri 1999 fortunati: la Compagnia del multimiliardario Milo Yolkin li ha selezionati per testare l’ultimissima versione di Otherworld, il gioco di ruolo online più famoso del secolo. Perché dentro Otherworld puoi essere ciò che vuoi. Un uomo, un dio, un mostro. In Otherworld non esistono regole, non esistono conseguenze. Niente di più emozionante per un nerd pieno di soldi come Simon. Niente che non abbia già fatto. Ma stavolta qualcosa di diverso c’è. Perché Otherworld è l’ultima opportunità che gli rimane per incontrare la sua migliore amica Kat. Un misterioso incidente la costringe infatti in un letto d’ospedale, completamente catatonica e incapace di reagire agli stimoli esterni. Chi l’ha ridotta così? E come mai la Compagnia è interessata a una semplice ragazza come lei, tanto da inserirla nel programma sperimentale che connette la sua mente a una delle realtà virtuali di Otherworld? Simon non crede alle coincidenze e sa che la Compagnia non lascia nulla al caso… non ha dubbi che Kat sia in pericolo, e pur di salvarla è pronto a tutto. Pronto anche ad avventurarsi in Otherworld, forse per l’ultima volta, e giocare fino alla fine la partita più importante di sempre: quella per ritrovare Kat.

È più forte di me: ogni volta che esce un libro del genere, devo leggerlo. Ma DEVO proprio, ve lo giuro. L’anima nerd che è in me si fionda letteralmente verso il nuovo libro con lo scopo non di leggerlo, bensì di fagocitarlo.

Devo dire che da un po’ di tempo questo genere di libri sta prendendo piede, vuoi a causa dei tantissimi giocatori MMORPG (per gli atei: Massively Multiplayer Online Role Playing Game) ossia giochi di ruolo on line, sia perché è un campo talmente tecnico e anche mistico, sia perché chi ha giocato a WoW (World of Worcraft o similari) non può resistere.

Fermo restante il mio amore incondizionato a Dashner per il suo Virtunet, devo dire che questo romanzo è adatto anche per chi non frequenta questo tipo di mondo, perché scende meno nel dettaglio tecnico e ha più ‘storia’ nel mondo di fuori.

E ora vengo a spiegarvi…

Otherworld è un gioco ‘vecchio’ a cui si sono dedicati tanti ragazzi negli anni passati, ma visto il fascino che aveva esercitato su Milo Yolkin, giovanissimo multimiliardario, lo stesso ha voluto rinverdirlo, eliminando i ‘bug’ e ampliando i panorami e le attrezzature dei giocatori.

Nulla di nuovo, direte voi, ma c’è da dire che l’idea geniale di questo ragazzo è quella di usare dei beta tester, 2000 fortunati estratti tra migliaia di giovani, a cui inviare un visore e dei guanti, per poter conoscere e studiare questo favoloso scenario. Il tutto per circa $ 3.000 dollari!

Cifra considerevole anche per un adolescente moderno, come Simon, figlio unico di una coppia agiata, anche se irrequieto e con qualche problema alle spalle. Ma il nostro giovane protagonista è molto abile a mettersi nei guai, come quello di comprare non uno, ma ben DUE visori, per poterlo regalare alla sua migliore amica Kat e farsi perdonare. Dove, meglio che in una realtà virtuale (un posto senza genitori, tutori e soprattutto adatto alla loro personalità), può parlarle e capire come mai lei lo evita?

Ma le cose non vanno come spera, visto che sua madre lo scopre, la sua amica lo evita e si ritrova a dover fare i conti con la giustizia.

Visto dal di fuori, Simon è un ragazzo disturbato, un po’ inquietante, anche per la stazza fisica e un naso davvero importante che gli crea sempre problemi. Ma, scavando a fondo nella sua storia, si scopre un giovane solo, iperprotetto da una madre dal passato oscuro e lasciato sempre alla cura di baby sitter e tate. Solo Kat, che lo invitato nel bosco, che lo ha fatto ricoprire di fango e foglie, che gli ha insegnato a difendersi dai coyote, a costruire casette sugli alberi e gli ha donato un po’ del calore della sua sgangherata famiglia, gli ha regalato tutto ciò che un ragazzo ricco non può avere: affetto.

E così, quando subodora che Kat è nei guai, torna nella sua città, da cui è dovuto scappare per un reato informatico – che non ha commesso lui ma un suo amico, che lo salva più e più volte anche in alcune situazioni – e cerca risposte. Che non avrà, perché avviene un tragico incidente e Kat resta ferita.

L’unica sua salvezza, visto che è colta da un coma causato dalla sindrome ‘loked-in’, è fare affidamento alla realtà virtuale, un mondo dove potrà far riposare la mente e trovare la pace che il suo corpo infermo anela.

Ma l’incontro con Busara, una ragazza enigmatica, ma molto informata su ciò che riguarda Kat e vari adolescenti di quella piccola cittadina, gli fa capire che qualcosa non va e qualcuno sta mentendo.

«È sorprendente» continua Busara quando vede che non rispondo. Sembra impaziente di tenere in vita la conversazione. «La sindrome locked-in non è molto comune, sai?»

Non lo sapevo, e mi chiedo come mai lo sappia lei.

La diffidenza deve trasparire sul mio viso, ma la cosa non la ferma.

«Anzi, è piuttosto rara. Eppure tre ragazzi dei quattro sopravvissuti all’incidente ce l’hanno. Secondo te, quante erano le probabilità che accadesse una cosa del genere?»

Cosa potrebbero fare due adolescenti con tante domande, tecnologia informatica a disposizione e un rebus da sciogliere?

Bingo! Entrano nella realtà virtuale alla ricerca della ‘Città Bianca’ e dei suoi tanti misteri.

E ne troveranno, eccome se ne troveranno!

Persone che scatenano la loro cattiveria in un mondo dove tutto è permesso, PNG che sembrano più umani dei veri giocatori, ‘Bug’ che sono chiamati ‘Figli’ con sentimenti che non dovrebbero avere.

Benvenuti in Otherworld, dove tutto è possibile, e vincere non sempre è la missione finale.

Vi avverto che il libro vi calamiterà, avrà tanti colpi di scena dove non ve li aspettate, ma soprattutto vi rivelerà un’umanità dove neanche potreste pensare di trovarla.

Lo stile è scorrevole, si comprende bene e i termini più tecnici vengono spiegati in maniera chiara.

La narrazione è ben fatta, con protagonisti credibili, ma soprattutto con un protagonista che, per quanto nerd, è niente affatto imbranato, ma molto determinato.

Lo amerete, come sceglierete subito da che parte stare, scoprendo che gli adulti, in molti casi, come questo, sono assenti o fanno scelte sbagliate.

E non vi dico altro, perché altrimenti non ci sarebbe divertimento.

Vi auguro solo… buona lettura!

Trailer in lingua inglese

https://www.youtube.com/watch?v=GJEds5hiLBg

 

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