Recensione: Prince of ice – Serie: Blackwood Castle Series vol. 2 di Daria Torresan e Brunilda Begaj
Titolo: Prince of ice
Serie: Blackwood Castle Series vol. 2
Autore: Daria Torresan e Brunilda Begaj
Genere: New adult , sport romance
Editore: Self
Target: 16+
Data di pubblicazione: 11 febbraio 2023
- Wolf’s kiss di Veronica Deanike
- Prince of ice di Daria Torresan e Brunilda Begaj
- Secret Wishes di Leila Awad
Libro AUTOCONCLUSIVO
Genere: New adult – Sport romance
Rivisitazione in chiave moderna della fiaba de La Regina delle Nevi
Occhi azzurro cielo, ciglia come neve.
Così mi descriveva, un tempo, Kay Walsh, il mio amico d’infanzia.
Eravamo inseparabili noi due, fino al giorno in cui, senza un motivo, mi aveva eliminato dalla sua vita.
Di punto in bianco era cambiato: aveva perso il suo sorriso genuino e la luce nei suoi occhi.
Aveva iniziato a deridermi, a umiliarmi, a provocarmi. Con un colpo di spugna, aveva cancellato tutto il nostro passato.
Inutile cercare di evitarlo, lui era il wing della squadra di rugby della Blackwood Academy.
A lungo avevo sperato che tornasse a essere l’amico di sempre, finché mi ero dovuta arrendere. Dovevo solo affrontare il mio ultimo anno di liceo e non avrei avuto più nulla a che fare con Kay.
Ma in un anno potevano accadere un sacco di cose.
Come rendersi conto di essere innamorata del proprio bullo.
Lady Snow Lennox non era solo la figlia del Duca di Highfield. Lei era stata la mia compagna di giochi, la mia confidente. La persona che meglio mi conosceva al mondo.
Ed era proprio per quella sua capacità di leggermi dentro che avevo dovuto allontanarla.
Lei non doveva sapere. Non doveva vedere.
Credeva che tutto potesse aggiustarsi, ma non avrebbe potuto aggiustare me.
Io non ero spezzato.
Ero irriparabile.
Prince of Ice è il secondo volume della Blackwood Castle Series, composta da 7 libri autoconclusivi. Ogni singola storia riguarda la rivisitazione in chiave moderna di una tra le fiabe più amate. La lettura dei romanzi è autonoma e indipendente da quella degli altri volumi, precedenti o successivi.
CON SPOILER FACOLTATIVO 🙂
«Allora ti ricorderai che una volta eravamo amici. Perché da come mi tratti sembra che tu te ne sia scordato.» Sembra che tu ti sia scordato di me. Il suo ghigno vacillò, ma lo sguardo rimase duro. «Impossibile, i traumi infantili rimangono indelebili.» La cattiveria che infuse in quelle parole mi colpì con forza al petto. Fu uno schiaffo al cuore. Ero stata quello per lui? Un trauma infantile? Tutto ciò che avevamo condiviso si era ridotto a un brutto ricordo? Rimasi a fissarlo senza parole, incapace di ribattere.
Credo che non si possa scrivere una recensione senza fare spoiler sul segreto di Kay, un tema piuttosto pesante, che le lettrici dovrebbero affrontare con consapevolezza, anche se non ci sono dettagli troppo scabrosi. Lo inserirò comunque alla fine della recensione, per dare modo di fermarvi prima, se lo desiderate.
La storia è ambientata non nel classico liceo americano bensì in un castello scozzese, e la protagonista possiede un titolo nobiliare, con tutti gli annessi e connessi relativi a “onorabilità” e rispetto di usanze secolari, tra cui il fidanzarsi con un “buon partito”. L’ambientazione è un po’ particolare per questo genere letterario, ma non realmente determinante per lo svolgimento della trama, poiché in fin dei conti tutti questi limiti vengono semplicemente dimenticati.
Invece, un peso si era appena levato dal mio cuore e io ero rimasto a corto di scuse per avercela con lei. A corto di scuse alle quali aggrapparmi per non assecondare il desiderio di baciarla. Desideravo farlo ogni maledetto giorno. Desideravo la sua pelle di neve, i suoi occhi di cielo. A volte, credevo di impazzire per quanto la desideravo. E quella volta me ne fregai di tutto.
Snow è una ragazza tendenzialmente remissiva, pacata. Incline a subire le cattiverie di Kay e ad assecondare il proprio padre e le altre persone che le stanno accanto. L’unica forma di ribellione è suonare segretamente l’arpa in un pub.
Altri momenti di ribellione saranno legati al modo in cui deciderà di regalare il suo primo bacio a uno sconosciuto: lo farà in modo consapevole, durante un gioco (non voglio neppure iniziare a dire cosa ne penso di una festa in cui gli uomini cacciano le donne e vincono premi legati alla maggior virilità, men che meno del fatto che le donne/prede/oggetto ne siano entusiaste).
I conati si fecero più forti. Aveva rovinato il ricordo di quel momento. Riuscivo solo a pensare che aveva messo la lingua ovunque prima di infilarla nella mia bocca.
Kay durante l’infanzia è sempre stato legatissimo a Snow, ma di punto in bianco, dopo la morte della madre, ha cambiato atteggiamento, senza mai spiegarle il motivo. Non ha semplicemente iniziato a ignorarla, bensì a provocarla, offenderla e bullizzarla. Nonostante, conoscendola bene, la ferisca in modi in cui nessun altro può, Snow soffre ma allo stesso tempo prova per lui empatia; vorrebbe conoscere cos’è successo per poterlo superare e ritrovare il suo vecchio amico. Alle soglie della maggiore età si affaccia tra il mix di emozioni anche l’attrazione.
Kay annullò quell’unione che avevo ancora gli occhi chiusi. Sollevai le palpebre e lo trovai a osservarmi. Aveva un’espressione insolita, diversa da quella che mi riservava in genere negli ultimi tempi. Nei suoi occhi non colsi istigazione né dileggio. Mi ricordò il ragazzino con cui giocavo una volta. Ma bastò un battito delle sue ciglia nere a far tornare il solito Kay arrogante. Si sollevò per raggiungere la sua squadra, acclamato come un vero eroe. Ma prima di farlo, prima di allontanare il suo viso dal mio, dovette rovinare tutto con la sua solita insolenza. «Non prenderci gusto, Mirtilla. Non sono avvezzo alla carità.»
Kay è passato dal ruolo di miglior amico a quello di peggior nemico: è intuibile che il motivo dietro al suo cambio di atteggiamento sia pesante. Se l’è presa in particolare con Snow perché gli ricorda il suo passato, ciò che lui non potrà più essere e la donna che non potrà mai avere.
Teme che se Snow scoprisse quello che ha e che gli hanno fatto, il mostro che lui è diventato, lo guarderebbe con pietà e ripugnanza. Quindi ha scelto di farsi odiare con atteggiamenti da bullo e cattiverie, piuttosto che farle scoprire il suo segreto imbarazzante.
Aveva i capelli raccolti in una coda, quella mattina, e uno sguardo sereno che io avrei distrutto pochi minuti più tardi. Perché era la mia missione. Perché doveva odiarmi. E preferivo lo facesse per come la trattavo, piuttosto che per il mio segreto.
La sensazione che ho avuto è quella di una storia molto facile. La relazione tra i ragazzi cambia all’improvviso e senza superare grandi ostacoli, a parte qualche tira e molla fisiologico. Molti ami vengono lasciati lungo il cammino, però in seguito non vengono adeguatamente ripresi (per dirne uno: il padre padrone che vorrebbe ostacolare la passione di Snow per l’arpa si rivela un grande bluff e sparisce sottotono).
I capitoli nel punto di vista di Kay sono davvero pochi, quindi capita che alcune svolte legate a un modificarsi del suo atteggiamento siano piuttosto scostanti, alimentando strani tira e molla. Solo quando scopriremo interamente il suo background capiremo la motivazione profonda della natura dell’odio-amore verso Snow. A quel punto la caratterizzazione di Kay risulta coerente e giustificata, la distorsione della sua percezione di sé e dei propri comportamenti risultano chiari anche a noi, e riusciamo a soffrire con lui il dilemma del voler cambiare e del sentirsi invece manipolato e imbrigliato dentro a comportamenti non voluti.
Mi piaceva, mi piaceva sempre. Forse mi piaceva troppo, forse avevo qualche problema. Non era normale tutta quella smania di sesso. Ma lo volevo. Io lo volevo sempre. E anche se non lo volevo, poi mi piaceva. E allora andava bene. Andava bene, no?
Snow riesce a rappresentare una cura per Kay, gli fa riscoprire il significato di tenerezza e intimità, e cambia la sua concezione del sesso; fa esplodere la passione, il desiderio e la dipendenza. Eppure lui non si confida, né lei sembra capace di ascoltare, indagare, vedere oltre la facciata. Avrei voluto vedere il momento in cui Kay riesce ad aprirsi e lei riesce a fargli da spalla, a spingerlo a confidarsi, andando a rafforzare il legame tra loro, ma è una svolta che invece viene lasciata a un deus ex machina. Lei non ha l’acutezza, la tenacia che la renda eroina in questa storia, non riesce a vederlo, a trovarlo, a scoprirlo, troppo concentrata su di sé e sui propri bisogni; deve attendere che gli eventi, la casualità le rivelino un punto di svolta.
«Non posso salvarti se tu non vuoi essere salvato. Ma posso impedirti di continuare a farmi del male. Perché magari per te io non valgo abbastanza, ma valgo per me. Per me e per le persone che mi vogliono bene. E tu, evidentemente, non sei tra queste.»
[spoiler]Il tema alla base del comportamento di Kay riguarda gli abusi su minore e la pedofilia. Il fatto che la vittima sia un ragazzo apre una serie di riflessioni sulla questione che vi possa essere meno empatia, meno comprensione, quando il carnefice è una donna. Questi stessi sentimenti e giudizi, aiutati dalla manipolazione che l’adulto compie sul bambino, deviandoli fino a che lui stesso si ritiene sporco, sbagliato e colpevole, cambiano irrimediabilmente e in modo perverso, morboso la considerazione che il ragazzo ha di sé, fino a che lui stesso si considera un mostro, anziché riversare questo giudizio sull’abusante.
Il ruolo attivo nel sesso può voler essere letto come la mancanza di volersi ritrarre, il segno fisico del godimento maschile porta a una contraddizione interiore tra la razionalità che non vorrebbe compiere quel gesto e l’istintivo desiderio sollecitato dal corpo, che è impossibile da separare dal senso di colpa.
Questi elementi contrastanti dentro di sé, perdurati per anni e anni, sui quali la manipolazione dell’adulto ha potuto compiere un lavoro prolungato e intenso, hanno completamente snaturato la purezza del bambino che Kay era un tempo, rendendolo non solo cattivo, ma alla ricerca di una reazione, del voler vedere riflesso negli altri l’odio che lui stesso vede in sé. [/spoiler]
Avevo bisogno di quello. Anche se poi mi facevo ancora più schifo. Il sesso era tutto ciò che sapevo fare. L’unica cosa che sapevo fare. Ma la sapevo fare bene. C’era qualcosa di sbagliato in me, e Reggina aveva fatto di quel difetto la mia virtù. La odiavo per quello, ma allo stesso tempo ne ero dipendente. Il sesso era diventato la mia unità di misura: tanto meglio scopavo le donne, tanto più valevo. […] Ero fatto per quello. Ero fatto per scopare le donne. Per dominarle. Per mettere a frutto gli insegnamenti di Reggina. Perché ero sbagliato. Malato. Riprovevole. E lo schifo si nutre di altro schifo.
FINE SPOILER
Dire che il finale è affrettato pare un eufemismo. Dopo aver disinnescato con un deus ex machina il conflitto più grande, il segreto di Kay, ovvero la confessione principale, tutto il culmine del dramma e dell’intensità sentimentale ed emotiva dell’epilogo viene stemperato e liquidato in poche battute. Dopodiché c’è una corsa a raggiungere le ultime pagine che di botto vengono strappate via dalle mani, come un’ultima rullata di tamburi che si interrompe brutalmente, senza neppure lasciarci il tempo degli applausi.
Nella conclusione della storia c’è tutto, ogni filo arriva a compimento, ma lo fa in modo lineare, privo di pathos o intensità. Sembra che non ci siano più conflitti e problemi da risolvere, nessun nodo là dove si era lasciata la briciola di un possibile ostacolo, perché le cose filano semplicemente lisce come dovrebbero andare, complice un colpo di vento o il raggiungere la maggiore età. E quando finalmente si arriva al culmine dell’arco di crescita di Kay, che si riprende la sua vita e si riscatta, tutto viene bruciato in mezza riga.
«Lo so che non posso immaginare cos’hai passato, ma in quelle lettere ho visto la disperazione, la solitudine, l’insicurezza. Avrei tanto voluto starti vicino, avrei voluto salvarti. Anche se ero solo una bambina anch’io. Non ti giudico per aver avuto paura, ma ti prego, prometti che non mi metterai più da parte, che ti fiderai di me e non permetterai a nessuno di frapporsi ancora tra noi» mi supplicò con voce intrisa di tristezza e speranza al tempo stesso.