Serie: Love by Numbers #2
Autrice: Tia Fielding
Genere: contemporary romance MM
Editore: Quixote Edizioni
Data di pubblicazione: 18 gennaio 2024
La serie Love by Numbers è composta da:
- Dieci—->Recensione
- Quattro
Premiato nel 2019 con un Rainbow Award nella categoria Best Transgender Contemporary
Quando un’improbabile attrazione sboccia tra un tatuatore genderqueer ventenne e un veterinario più maturo di una piccola città, entrambi sono costretti ad affrontare il proprio passato per avere la possibilità di un futuro d’amore.
Quattro anni prima, Padraig Donovan ha perso il marito, l’unico uomo con cui sia mai stato. Ora la sua vita consiste nel lavoro che ama, in una grande casa vuota e nella possibilità di un futuro solitario.
Gli esperimenti di Kaos con il trucco lo hanno fatto finire in ospedale per mano del suo ex, che lo disapprovava. Non sapendo dove altro andare, fugge ad Acker, nel Wisconsin, e si imbatte in un vedovo sexy, nonché l’uomo più gentile che abbia mai incontrato.
Padraig e Kaos sanno che tra loro c’è qualcosa che vale la pena esplorare e, mentre crescono un cucciolo e affrontano gli alti e bassi dei rispettivi lavori, si inseriscono l’uno nella vita dell’altro in modi che non si sarebbero mai aspettati. Stare con Kaos, che è così diverso dai ragazzi da cui è sempre stato attratto, apre a Padraig un mondo nuovo ed eccitante. Ma riuscirà a convincere Kaos a fidarsi di un altro uomo con il proprio corpo… per non parlare del cuore?
Kaos è giovane ma ha già sulle spalle diverse esperienze pesanti. Finito in prigione compiendo azioni illegali per mantenere la nonna che i servizi sociali non aiutavano, ha dovuto affrontare la frustrazione e l’impotenza di vederla morire mentre lui era bloccato in cella. Si è trasferito dall’amico Makai mentre cerca di riadattarsi alla vita normale, col desiderio di iniziare una nuova vita in cui può esplorare liberamente la propria identità non binaria e cercare di essere sempre più se stesso, lontano dall’ex violento che mal sopportava i suoi momenti femminili.
Doc è un uomo di mezza età e deve ancora riprendersi dalla perdita del marito, anche se sono già passati alcuni anni. Nel suo passato ci sono altri brutti ricordi che l’hanno segnato fisicamente, psicologicamente e socialmente, come il fatto di essere stato giovane negli anni di maggior diffusione dell’AIDS, la malattia “dei gay”, una “punizione divina” per quelli nati sbagliati come lui. L’attrazione per il nuovo arrivato in città, con il suo fascino androgino e l’alternare giornate in cui si sente più mascolino ad altre in cui si sente femminile, è del tutto inaspettata. Non solo per la prima volta dopo anni prova una sorta di risveglio dei sensi che annebbia il lutto, ma questo confonde le sue certezze sulle proprie preferenze, suggerendo interessi che non sospettava di avere. Scopriremo che c’è tutto un vaso di Pandora che deve essere scoperchiato sui motivi per cui non aveva mai esplorato appieno la propria sessualità e i propri “generi preferiti”.
Come per Doc, anche Kaos prova paure scatenate dai suoi stessi desideri: ama esplorare e sperimentare la propria identità, ma questo fa scattare il timore di ricevere un rifiuto dagli altri, se non vere e proprie reazioni violente come gli è già accaduto. Con Doc troverà un uomo abbastanza dolce e comprensivo da poter dimenticare gli abusi domestici subiti, sentendosi supportato nel suo modo di essere, senza essere sminuito o bullizzato.
«Spero che tu non lo stia facendo per colpa mia.» Padraig si accigliò leggermente. «Oh, no. Non proprio. Più che altro per comodità. Tra poco è ora di cena e tutto il resto.» «Okay, buono a sapersi. Io… non riesco a spiegare quanto tu sia bello, con o senza trucco, senza sembrare un perfetto idiota. Io…»
Rispetto al primo volume della serie ho trovato qualche analogia, in particolare nello stile, nel ritmo, negli animi spezzati e traumatizzati dei protagonisti, ma credo (evidentemente a differenza della critica, che l’ha premiato con un Rainbow Award nel 2019) che questo secondo episodio sia uscito peggio del precedente.
Ho trovato meno convincenti i traumi e le sofferenze di Doc e Kaos, prevalentemente perché per la maggior parte non vengono esplorati in modo approfondito, a eccezione dal PTSD conseguente alle violenze domestiche. Si tratta di disturbi meno invalidanti e gravi di quelli che pesavano sulle spalle di Makai ed Emil (nel loro caso era lo psicologo che li spingeva a fare un passo alla volta senza che si lasciassero prendere troppo dall’intensità irrazionale dell’attrazione), quindi ho trovato difficile credere che i protagonisti rimanessero tanto a lungo bloccati senza fare passi in avanti per iniziare una rinascita tanto attesa, facendomi pensare a una forzatura a scopo narrativo.
La narrazione si adagia su quotidianità, piccoli gesti, atti di cura al cucciolo (stavolta parliamo di cani anziché gatti). Tra i due uomini, una volta che per cause esterne si trovano a convivere, si sviluppa un’amicizia e senso di vicinanza e conforto non intimo ma fatto di abitudini, confidenze e intesa. L’evoluzione romantica della storia è lenta, faticosa e mentalizzata. Tanta fredda analisi di stati d’animo, paure e desideri, ma poco cuore.
L’idea di discutere delle rispettive posizioni dopo un semplice bacio sfuggito e non pianificato, il dover etichettare i sentimenti prima di fare un altro passo, e il verbalizzare l’intenzione di attendere per dare seguito a qualcosa che sembra sul punto di nascere mi sono parsi forzati, eccessivi e poco sentimentali.
Perfino nel paio di momenti in cui finalmente c’è un’evoluzione più fisica tra loro, i protagonisti non sembrano guidati da una travolgente passione, da un intenso fuoco che fa perdere la testa, ma si confrontano in modo razionale e pratico su modi, tecniche, tempi, posizioni, preferenze, timori. Per quanto tutto questo sia tenero e intimo, non riesce a trasmettere la potenza di un sentimento che poi viene dichiarato come “amore”, che vuole distaccarsi da un senso di affetto fraterno e confortevole.
Neppure il modo in cui l’ultimo grande ostacolo viene superato è riuscito a darmi conferma che il sentimento tra loro sia “vero amore”, dato che non sono riuscita a percepire un vero desiderio di cambiamento e una spinta decisa verso l’altro, capace di abbattere montagne e frantumare le paure più forti dentro se stessi, pur di stare con l’altro.
«Non c’è fretta. Buona giornata, ragazzi.» «Buona giornata,» disse Kaos, nonostante sentisse una strana fitta per essere stato etichettato come “ragazzo” da qualcuno. Succedeva di tanto in tanto. Qualcuno lo chiamava signore, ragazzo o uomo, e lui sentiva un brivido in sé. Di solito succedeva nei giorni più femminili, quindi si chiese se il giorno dopo sarebbe stato uno di quei giorni in cui si sarebbe svegliato con la voglia di indossare i suoi abiti femminili.
Come era già accaduto nel primo libro, la sensazione è che gli animali siano un po’ invadenti sulla trama. Sono carini e teneri, ma c’è un continuo riferimento al loro muoversi, ai loro bisogni, al loro interagire con i personaggi, e non solo come riempitivo nei momenti morti o per creare pause gestuali tra le battute dei dialoghi. Questo continuo essere presenti li rende veri e propri personaggi moventi che richiedono attenzioni (un po’ perplessa per la crociata a favore della castrazione dei cuccioli, ripetuta più volte, in entrambi i libri).
Il tema della differenza di età tra i protagonisti non è particolarmente esplorato, e non porta ostacoli particolari. La trama si concentra invece su quello della violenza domestica e naturalmente quello dell’identità gender fluid. Le conseguenze psicologiche dell’aver subito abusi, maltrattamenti e umiliazioni da parte di Kaos è profondo e ben esplorato. Il modo in cui, una volta libero, in un contesto di persone capaci di farlo sentire più forte e meno giudicato, riesce a esprimersi e a essere se stesso ogni giorno di più rappresenta un bel percorso di crescita verso l’autostima e l’amor proprio. Per quanto riguarda l’identità di genere, è stato piacevole e interessante poter percepire meglio lo stato d’animo di una persona che ha giornate in cui si sente uomo e altre in cui si sente donna, osservare il suo sentirsi oscillare tra identità diverse. Mi ha spinto a chiedermi come ci si possa sentire dovendo vivere in una realtà binaria, circondati da persone con pregiudizi e aspettative binarie.
Però forse un po’ troppo artefatto è l’atteggiamento di tutti personaggi che vi ruotano attorno: che siano principali o secondari, tutti agiscono, parlano, pensano, si relazionano nel modo giusto, ovvero con estremo rispetto, molta attenzione alle parole, usando i pronomi come camminando sulle uova, e riuscendo sempre ad anticipare il disagio dicendo la cosa giusta. Il mondo, però, è fatto anche di persone che non sono abituate alle persone queer, che possono fissare troppo o sorridere imbarazzate o facendo gaffe, o magari con le migliori intenzioni possono compiere errori o dire la cosa sbagliata. Per quanto forse l’idea di chi scrive è quella di mostrare un mondo “ideale e inclusivo” in cui un queer vorrebbe vivere, probabilmente avremmo percepito meglio le emozioni di Kaos se si fosse sentito approcciato nel modo sbagliato, per poi trovare insieme un modo inclusivo di relazionarsi.