Recensione: “Regina di ossa” di Alisa Kwitney
Buongiorno Fenici oggi la nostra Francesca ha recensito per noi il libro “Regina di ossa” di Alisa Kwitney
Certo che era davvero dura essere donne e desiderare di essere emancipate nell’epoca vittoriana!!
La signorina Elisabeth Lavenza ne sa qualcosa. Arrivata da New York a Ingold, nello Yorkshire, le sembra di vivere un incubo. Nessuna donna prima d’ora aveva mai avuto la malaugurata idea di studiare medicina, tutte le donne presenti nella scuola studiavano da infermiere, ma lei no. Era sempre stata un bastian contrario, e questo non le aveva mai reso la vita facile.
Elisabeth, per tutti Lizzie, fa davvero fatica ad inserirsi, sia a causa dei docenti, sia degli altri studenti, che ogni giorno le mettono i bastoni tra le ruote, ma ha una grandissima dote a suo favore: la caparbietà.
L’università di Ingold è un centro di eccellenza negli studi sulla biomeccanica, studi a cui l’aveva già iniziata suo padre, e da cui ha preso spunto per costruire un pezzo davvero unico nella storia della medicina.
Purtroppo però c’è uno scopo dietro agli studi di biomeccanica: riportare in vita con l’elettricità i cadaveri di giovani uomini, per trasformarli in automi obbedienti e senza paura, da spedire in guerra.
Per chi utilizza queste tecniche le persone sono solo pezzi di ricambio e nulla più.
L’incipit della storia è quello che mi ha portato a divorare letteralmente le pagine seguenti. Ci troviamo in un’aula di medicina, con un corpo cosciente su un tavolo chirurgico ma nessuno si accorge di nulla. Chi è questa persona? Perché stanno per operare su una persona viva?
Questa creatura biomeccanica in realtà, sembra aver conservato ricordi, sentimenti… e una coscienza.
Lizzie scopre che si tratta di Victor Frankenstein, brillante studente di Ingold deceduto in circostanze misteriose, e ne è pericolosamente attratta. Ci sarà una bellissima e intrigante storia d’amore, che coinvolgerà tutte noi romantiche, a cui verranno sicuramente batticuori e occhi a cuoricino.
Lei, decisa ad aiutarlo e scoprire cosa gli è accaduto, si ritrova invischiata in una rete di segreti, intrighi e oscuri esperimenti che paiono coinvolgere addirittura la regina Vittoria e la scuola stessa.
È un romanzo ricco di suspance, amore, sentimenti e doppie personalità. A me sembrava un incrocio tra il favoloso e classico Frankenstein ma in versione femminile, e “Dottor Jakill e mr Hide”. Ho amato passeggiare per quelle corsie vittoriane, mi è piaciuto un po’ meno essere una donna di quell’epoca ma la caratterizzazione dei personaggi è fenomenale, in particolar modo quella di Lizzie, di Victor e del prof Makepiece.
Leggetelo, perché quest’autrice merita davvero e finalmente non è “il solito” fantasy con vampiri, licantropi e affini! Credo anche che, in quest’ultimo anno Frankenstein voglia dirmi qualcosa dall’oltretomba (se possibile dato che è un redivivo): è già la seconda rivisitazione che leggo di questo romanzo!