Recensione: “Rehab” di Lidia Calvano e Estelle Hunt
Immagina di avere trentacinque anni, di essere un divo del cinema all’apice della carriera, di abitare a Los Angeles e di avere a disposizione tutto ciò che un uomo può desiderare: soldi, donne, alcool, droghe, fan adoranti, una villa da sogno. Il tuo ego smisurato è quello che ti ha portato fin lì, ma anche la bomba a orologeria che sta per distruggerti. Ora puoi farti un’idea di cosa significa essere Jo King.
Lauren ha vent’anni, un lavoro da sguattera, un fratello minore da mantenere, una madre svanita nel nulla che ricorda appena, un padre alcolista che ha segnato la sua infanzia. Le cicatrici che porta addosso sono profonde e ha costruito attorno a sé uno schermo impenetrabile per proteggere il suo piccolo mondo dalla bruttura e dalle insidie che la circondano; quanto agli uomini, le ispirano solo timore e disprezzo.
Adesso chiediti per chi dei due sia più duro sopravvivere nella città degli angeli.
E sappi che qualsiasi risposta ti darai, sarà quella sbagliata.
«Io non ho mai pensato che quella sarebbe stata la nostra prima e unica notte insieme.»
«Ti chiedo perdono per non aver saputo dare il giusto valore al tuo corpo intatto, per aver sporcato la tua anima pura. Ti chiedo perdono per averti usato, per non aver pensato ai tuoi bisogni e ai tuoi desideri. Ti chiedo perdono per le umiliazioni e per le lacrime. Ti chiedo perdono per il mio egoismo.»
Attenzione: il romanzo contiene scene destinate a un pubblico adulto.
Rehab è senza dubbio un romanzo erotico, uno di quelli che ti accendono e ti lasciano accaldata per tutta la notte (finché un uomo non ti attraversa il campo visivo, insomma). Queste scene sono descritte in modo vivo, passionale, volgare se e dove necessario, ad ogni modo, graficamente esplicite e deliziosamente precise.
È un erotico, sì, ma anche una storia d’amore struggente perché intrecciata a una problematica di dipendenza. Rehab, infatti, significa cura di riabilitazione, o, per trasposizione, centro in cui si effettua un percorso di disintossicazione da droghe o alcool. È un libro che affronta una tematica grave e complessa, riuscendo a tenerla sui toni adatti ad un romanzo rosa, senza entrare nel clinico né troppo sullo psicologico.
Lauren, ragazza troppo matura per la sua età a causa del proprio passato e delle condizioni economiche, non ha mai trovato il tempo né l’interesse per avere un ragazzo. Le circostanze la porteranno a vendere la sua verginità proprio a JK in un incontro al buio. JK è una star del cinema talmente assuefatta agli eccessi (perversioni, sesso promiscuo, droga, alcol) da esserne ormai annoiato. Conosce Lauren, una vergine zoppa, e ancora prima di avere un incontro carnale con lei scopre uno spiraglio nel tunnel distruttivo in cui è caduto. Vi si aggrappa, e per un po’ riesce a prendere delle sane boccate d’aria, una vita felice, fuori dai vecchi giri. Ma la melma è troppo profonda e lui viene risucchiato di nuovo.
Non è difficile, attraverso il punto di vista dei due personaggi, immedesimarsi in chi abusa di sostanze o di erotismo, ma neppure in chi è spettatore, accompagnatore, e non dispone degli strumenti adeguati per dare sostegno, se non tanto amore e comprensione.
Rehab è una storia sugli eccessi, e pertanto occorre essere pronti a superare dei limiti, perché essi vengono mostrati in modo crudo. Ad accettare di andare “oltre”: oltre i limiti del pudore, del bon ton, del politicamente corretto, oltre alla dose di sfiga che vorremmo cadesse addosso alla povera Lauren, oltre il linguaggio educato e letterario.
Rehab è compiangere un uomo nella sua versione autodistruttrice, odiarlo quando supera i limiti di meschinità, ma anche abbracciare quell’uomo che vuole redimersi e innamorarsene quando arriva a incarnare il principe azzurro.
Non ci sono filtri nel mostrare ai lettori il modo in cui un uomo può toccare il fondo e rovinare tutto ciò che ha di buono; al dolore che Lauren proverà per una vita che pian piano si sgretola. Però sappiate che non è un dark, e che le autrici hanno in fondo un animo buono.
Qualche assaggio:
“Eccola giunta alla resa dei conti, di fronte allo sconosciuto che aveva comprato il suo corpo, privandolo di ogni valore, pur assegnandogliene uno ben definito.”
“Non era abituato ad avere un cuore, JK, figuriamoci due che litigavano di continuo tra loro. Chiese consiglio alla bottiglia, ma essa rimase muta.”
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