Recensione: “Rossa d’Irlanda” di Theresa Melville
Buongiorno Fenici, oggi Dada ci parla di “Rossa d’Irlanda” di Theresa Melville
Irlanda, 1862. Leslie Goodwin, sposata a un uomo ricchissimo, vive in una sfarzosa residenza. Ma non è tutto oro quel che luccica. Il marito, Peter, ha un’indole violenta e lei è preoccupata per il proprio destino e per quello di Violet, la loro bambina. La sua esistenza è ormai una triste prigione dorata, fino al giorno in cui decide di riprenderne in mano le redini e fuggire in America. Lì, forse potrà realizzare il sogno che coltiva da sempre: vivere in un ranch circondata dai suoi amati cavalli, come da bambina.
Insieme alla piccola Violet, si imbarca sulla Scotia First e salpa verso la sua terra promessa. La meta è il selvaggio West e le sconfinate pianure del Texas, ma raggiungerla non sarà facile. Protetta dai carovanieri conosciuti durante la traversata dell’oceano, tra i quali c’è Joshua, un giovane contadino che le rapisce il cuore, dovrà respingere i tentativi di suo marito di riprendersi la piccola Violet e rimettere le mani sui soldi che lei gli ha sottratto per poter intraprendere il lungo viaggio.
Una storia di passione, coraggio e speranza, tra atmosfere esotiche, inseguimenti rocamboleschi e amori impossibili. Un’eroina forte e determinata pronta a tutto pur di realizzare i propri sogni.
Salve Fenici!
Sono qui per parlavi di Rossa d’Irlanda, romanzo storico nato dalla penna di Theresa Melville, pseudonimo della scrittrice, tutta italiana, Maria Teresa Casella.
Chi come me ha amato il film Cuori ribelli, interpretato da un giovane Tom Cruise e un’indisponente Nicole Kidman, apprezzerà sicuramente una delle cose che mi è piaciuta di più di questo romanzo: la scelta di ambientare la storia nel periodo coloniale americano. E, più in particolare, nel periodo della famosa corsa alla terra, che ebbe luogo verso la fine dell’Ottocento, per la conquista dei territori dell’Ovest.
Protagonista del romanzo è Leslie O’Flaherty, una giovane e benestante donna irlandese dai capelli rosso fuoco e dallo spirito combattivo. Leslie ha accettato, in giovane età, di sposare un ricco banchiere, Peter Goodwin, uomo violento e privo di scrupoli. Dal loro matrimonio è nata Violet, una dolce e intelligente bambina.
Leslie ama profondamente la figlia ed è per sottrarla alla violenza del padre, che una notte decide di scappare dall’Irlanda per raggiungere le nuove colonie americane, portando con sé la bambina e la fidata cameriera Dora.
Poco prima di imbarcarsi, il trio conosce le famiglie Bellamy e Mac Kenna, con le quali, nel corso del viaggio, stringerà una profonda amicizia. Leslie attira immediatamente l’attenzione di uno dei membri della nuova compagnia. Si tratta di Joshua Mac Kenna, contadino rude e introverso, ma estremamente protettivo, che immediatamente decide di prendere le tre donne sotto la sua ala.
L’uomo si innamora quasi subito della giovane Leslie, che invece è restia a lasciarsi andare per il timore che affidarsi nuovamente a un uomo possa essere uno sbaglio. Ma quando la giovane irlandese deciderà di aprire il suo cuore, si renderà conto che, nonostante le differenze che li separano, Joshua è in realtà la persona giusta.
Lui così allegro, così consolante. Con gli stivali bucati, i lunghi capelli scompigliati e quella smorfia di disappunto che faceva quando si sentiva a disagio, quando lei lo metteva in difficoltà apposta per godere del suo imbarazzo. Joshua era nel silenzio, nel buio, all’alba delle sue notti insonni. Era negli occhi di Violet, che di tanto in tanto si fermava a scrutare dalle torrette l’orizzonte e si chiedeva intimamente dove fosse, cosa stesse facendo.
Leslie, Joshua e la piccola Violet dovranno però affrontare mille pericoli e combattere contro l’avidità, i pregiudizi, la guerra e l’odio, prima di poter raggiungere la tanto agognata felicità.
Questo romanzo mi ha piacevolmente colpita. La scrittrice ha ben curato il contesto storico e geografico, anche se non sono presenti quelle descrizioni dettagliate dei luoghi e delle persone, che molte lettrici odiano ma che io personalmente amo.
Per ciò che concerne i personaggi, sicuramente risulta ben caratterizzato il personaggio di Leslie, ostinato e coraggioso, mentre il protagonista maschile appare un po’ troppo sfumato. La Melville è stata comunque in grado di creare una serie di personaggi minori – penso a Dora e a Maui – che contribuiscono ad attirare l’interesse del lettore e a mantenere costante la sua attenzione sulla storia.
Credo che questo libro non possa essere considerato come una semplice storia d’amore. Non fraintendetemi! La storia d’amore c’è, ma non è assolutamente preminente. L’autrice è stata in grado di creare un romanzo che è molte cose. È una storia di coraggio: il coraggio di una donna di andare contro tutte le convinzioni dell’epoca e di cercare un futuro migliore per sé e per la propria adorata figlia. È una storia di conquista della libertà da un marito oppressivo, per Leslie, e dalla povertà, per Joshua e la sua famiglia. È una storia di lotta all’odio razziale, quando Leslie e la giovane cheyenne Maui si proclamano sorelle, nonostante la guerra in atto che costringe i bianchi e gli indiani d’America a trucidarsi a vicenda. Ed è un inno alla resilienza, quando vediamo Leslie e la piccola Violet impegnarsi per affrontare e superare i loro traumi.
Il tutto con uno stile piacevole, ma non particolarmente ricercato, il che lo rende non molto adatto alle lettrici più esigenti.