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Recensione: “Sacrificio” di Adriana Locke

Titolo: Sacrificio
Autore: Adriana Locke
Genere: Contemporary romance
Autoconclusivo
Editore: Hope Edizioni
Traduzione: Patrizia Zecchin
Data di uscita presunta: 22 maggio 2020

La mia vita è cambiata per sempre, la notte in cui mio marito è morto.
Mi sono rimasti solo un cuore spezzato, un mucchio di bollette e nostra figlia, Everleigh. Non voglio fare affidamento su nessuno, men che meno su Crew Gentry. È stato il mio primo amore, la persona che mi ha quasi distrutto e l’uomo che mi ha deluso ogni volta che ho avuto bisogno di lui.
Quando però vengo travolta da un altro tragico evento, Crew potrebbe rivelarsi la mia unica speranza.

La mia vita è cambiata per sempre la notte in cui mio fratello è morto.
Mi sono rimasti il senso di colpa, un mucchio di errori e poco altro.
Mi prendo cura di Julia Gentry, la vedova di mio fratello, ma anche l’unica donna che abbia mai amato, e della loro figlia. So che lei non vuole il mio aiuto, ma lo avrà comunque. Le devo almeno quello.
Quando si trova a dover affrontare un’altra tragedia, e mi viene data l’opportunità di rimediare, la afferro, disposto a ogni sacrificio.

Le mie mani fremono per toccare la sua pelle e un lieve senso di colpa inizia ad attanagliarmi lo stomaco. È un’altalena di emozioni: mi sento in colpa per ciò che provo e allo stesso tempo ho bisogno di sentirmi… di nuovo umana. Di provare una sensazione diversa dalla tristezza, dalla responsabilità, dall’impotenza. Solo per un momento, vorrei essere una ragazza di una ventina di anni senza tutto il bagaglio che mi trascino ovunque, e mi sento in colpa anche per questo pensiero.

(Tratto dal libro)

Straziante non è sufficiente per descrivere questa storia, che solletica le nostre lacrime dalla prima all’ultima riga, proponendoci addirittura un secondo epilogo, per tentare di sostenerci.

Un romanzo che racconta di vicende tragiche che una dopo l’altra si abbattono su Crew e Julia fino a stenderli, a rendere la loro vita una punizione divina. Ma per quanto lo desiderano, loro non possono mollare, perché le vittime di queste disgrazie sono le persone che amano e devono essere forti per sostenerle.

Julia, che ha perso il marito, con un solo reddito fatica a portare avanti la casa e a sostenere se stessa e la figlioletta Ever, di cinque anni e malata di cancro. L’assicurazione sanitaria, poi, le ha negato l’unica cura in grado di guarirla.

Crew è il primo amore di Julia, che lei rifiuta di vedere da quando ha causato l’incidente del marito. Ha una lesione alla spina dorsale che gli ha fatto perdere tutto, interrompendo una carriera da lottatore molto promettente. Nonostante questo, Crew arriverà al punto di dover mettere in gioco la sua vita, nel vero senso della parola, per garantire a Ever le sue cure.

È un libro straziante, oltre che per i contenuti, per la forma e l’intensità con cui viene raccontato, per l’emotività con cui i protagonisti indugiano sulla loro fatica di vivere.

Crew non ha smesso di essere un combattente una volta estromesso dalla NAFL: ha dimostrato tutta la sua tenacia nel voler tenere i rapporti con Julia e la figlioletta, nonostante negli anni lei abbia tentato in ogni modo di respingerlo. Lo ha fatto per dedizione e senso di colpa, ma anche perché non ha mai smesso di amarla: non è un caso che anni prima lui si fosse allontanato lasciandola tra le braccia del fratello. L’ha fatto per amore, sacrificando i suoi sentimenti per garantire a lei di avere accanto la persona più giusta, capace di darle quello che meritava.

È nel momento di maggior dolore, quello in cui si ha davvero bisogno di qualcuno accanto, di qualcuno di vero, di solido, di amorevole, che Julia finalmente abbandona il suo atteggiamento cocciuto e riconosce il fatto di amare ancora Crew, accettando allo stesso tempo il fatto che questo non significhi tradire il marito. Da quel momento inizia una storia d’amore rubata ai momenti di dolore per la sorte della figlia. Minuscole pause di stasi, che danno sollievo anche al lettore.

Nella lettura indugeremo infatti sulla malattia della piccola Ever entrando e uscendo dall’ospedale più volte, radendoci i capelli e soffrendo della paura di non avere più tempo per vivere accanto ai genitori, arrivando al senso di pace e accettazione per la possibilità di andare in cielo a raggiungere il padre.

Crew è un personaggio che ho davvero amato: un uomo d’acciaio, uno spirito combattivo e una personalità granitica; pur non mancando di incertezze e paure, è capace di sostenere Julia nella sua fragilità e nel suo dolore, che a sua volta deve a ogni costo essere forte e capace di sostenere Ever nella malattia: in pratica una catena di lacrime!

Per quanto molto intenso e ottimamente realizzato, trovo che l’equilibrio tra pathos e sollievo sia troppo sbilanciato, che questa storia sia, insomma, eccessivamente drammatica o drammatizzata, e non riesco ad assegnare 5 stelle.

Consigliato a chi ha bisogno di espiare.

«Sto per morire, zio Crew?»

Rimango senza fiato, il mio stomaco sprofonda e anche Crew sembra scioccato dalla domanda, ma si riprende più in fretta di me. «No. Non succederà. Te lo prometto. Combatteremo insieme.» Mi guarda con occhi limpidi. «Noi tre batteremo il cancro. Servirà molto lavoro e non sarà divertente, ma se dimostriamo che facciamo sul serio, vinceremo.»

«Sei sicuro?» chiede lei, scrutandolo con attenzione.

Crew ride, ma so che lo fa per lei. «Certo che sono sicuro. Mi hai visto?» Si tira su la manica e flette i muscoli, facendo ridere Ever. «Sono un mostro.»

(…)«Mamma, anche tu li raserai?»

«Ah» ride Crew, prendendola in braccio. «La tua mamma non è granché come lottatore. Ma è molto carina.»

Rido e mi asciugo gli occhi.

«È bellissima!» esclama Ever ridacchiando.

Crew la gira e se la appoggia sul fianco. Si guardano sorridendo. Lui le tocca il naso. «Lasciamo che la mamma faccia la cheerleader. Quello sarà il suo compito. Non possiamo permettere che ci intralci, mentre noi facciamo il lavoro sporco.»

(Tratto dal libro)

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