Recensione: Scrublands Noir di Chris Hammer
Titolo: Scrublands Noir
Autore: Chris Hammer
Editore: Neri Pozza
Genere: Thriller
Data di uscita: 25 Febbraio 2021
È una rovente giornata estiva a Riversend, una piccola cittadina australiana afflitta dalla siccità, quando Byron Swift, il giovane sacerdote della comunità, esce dalla chiesa imbracciando un fucile da caccia dotato di mirino e spara sui parrocchiani riuniti sul sagrato in attesa della funzione, prima di essere freddato da un colpo di pistola esploso da un agente di polizia. Un anno dopo, Martin Scarsden viene incaricato dal suo giornale, il Sydney Morning Herald, di scrivere un pezzo su Riversend, una sorta di reportage da mandare in stampa il giorno stesso dell’anniversario della strage. L’idea non è di ritornare su un efferato crimine su cui si sono già consumati fiumi di inchiostro, ma di raccontare come vanno le cose in paese a un anno di distanza. Dopo aver incontrato la gente del posto e ascoltato la loro versione dei fatti, Martin si rende però conto che le ragioni di quella strage sono tutt’altro che chiare, e che sia la personalità del sacerdote sia le circostanze in cui ha agito sono tuttora avvolte nell’oscurità. Sebbene abbia ammazzato cinque persone a fucilate, Byron Swift, a detta di tutti in paese, era un uomo sensibile che si prendeva incessantemente cura del prossimo. Certo, le cronache sono piene di bravi cittadini che si rivelano poi folli e feroci assassini. Tuttavia, il giorno della strage il giovane sacerdote era tutt’altro che in preda alla follia. Era calmo, metodico. Ad alcuni aveva sparato e ad altri no, con l’infallibilità di un cecchino. Spinto dal suo istinto di reporter, Martin decide di raccogliere quante più informazioni su Swift e su una vicenda che, tra dubbi, depistaggi e gravi pericoli, si rivela sempre più sfuggente e, per questo, estremamente intrigante. L’inchiesta lo condurrà nelle Scrublands, un’enorme penisola di mulga, una landa desolata dove il clima è ancora più rovente e dove il rinvenimento di altri due corpi rimescolerà tutte le carte in tavola.
Personalmente adoro le storie ambientate in posti rurali e fuori dal mondo, con le loro abitudini, dove non succede mai niente di eclatante e tutti conoscono tutti. Quei posti un po’ sonnacchiosi come Riversend, piccola cittadina australiana afflitta dalla siccità e da un’afa opprimente, in cui la quiete viene spezzata dal giovane sacerdote della comunità, che spara sui parrocchiani in attesa della funzione, prima di essere freddato da un colpo di pistola. Perché Byron Swift ha compiuto questo efferato crimine? A detta di tutti, in paese, era un uomo sensibile, che si prendeva sempre cura del prossimo.
Un anno dopo l’accaduto, Martin Scarsden viene incaricato dal suo giornale di scrivere un pezzo sulla vicenda. Durante le incursioni in città, comincia a rendersi conto che le cose non sono andate esattamente come raccontano. L’articolo sarà ostacolato da una serie di depistaggi, omissioni, intrighi e segreti che Martin farebbe meglio a lasciare tali.
Mi è piaciuto molto lui come personaggio, che soffre di un disturbo post traumatico da stress, per le sue esperienze di guerra nella Striscia di Gaza. È un uomo che cerca sempre di vedere al di là delle cose, che vuole cogliere il fulcro di ogni avvenimento.
Scrublands Noir sembra un reportage giornalistico con il suo linguaggio asciutto e conciso. È un thriller psicologico che scava sulle motivazioni intrinseche che hanno spinto il colpevole a compiere il suo delitto. Una storia intrigante, le cui radici sono ben piantate nel passato. E poi la regione, la Riverina, con i suoi territori aridi e le lande desolate, è perfetta per questa vicenda che pullula di segreti inconfessabili. Regione che esiste solo nella meticolosità con cui l’autore l’ha descritta.
Non fatevi fermare dall’ intricato puzzle che costruisce Hammer, perché piano piano la matassa si sbroglierà, regalandovi un romanzo teso, avvincente e ben scritto, con un finale che mi ha fatta sentire la mancanza di Martin!