Recensione: “Solo noi nell’universo” di Elle Eloise (How To Disappear Completely vol. 4)
Guardare la vita con l’occhio della cinepresa è come trasformare la realtà in una favola. È questa l’intenzione di Samuel quando al corso di Laboratorio di Regia viene assegnato un cortometraggio. Ciò che non si aspetta di trovare è un gruppo affiatato di amici che lo capiscono e condividono con lui la stessa passione per il cinema. Ma è l’amore a sorprenderlo e a trasformarsi in un incredibile imprevisto. Mia è una ragazza timida, chiusa in se stessa, e con una cotta stratosferica per lui. Lei che lo aveva già notato, che vive per il cinema e che soffre di balbuzie. Samuel invece non nota subito la ragazza che gli ha raccolto la penna, ma ne rimane affascinato a poco a poco, perché lei nasconde un universo pieno di stelle tutto da esplorare e riesce a far diventare ogni istante un piccolo momento di perfezione.
L’ultimo romanzo della serie How To Disappear Completely dalla penna intensa di Elle Eloise. L’universo è infinito e impossibile da racchiudere tutto, ma grazie all’amore ci sembra di poterlo vivere appieno dentro di noi in questo viaggio pieno di difficoltà chiamato vita.
Ultimo libro della toccante serie ‘How to disappear Completely’!
Cosa racconti di un libro che ti ha toccato l’anima? Come puoi rendere a parole le emozioni che ti hanno invaso, commosso, fatto ridere, piangere e infine riflettere?
Ah, io ne avrei di parole, ma credo che l’autrice le abbia utilizzate tutte e che non mi resti più nulla.
Alla fine della lettura sono rimasta raggomitolata nel mio bozzolo, cercando di separare ciò che provavo, cercando di dare un senso a quelle ‘cose’ che mi erano rimaste lì, appese a un filo, a un soffio dal mio cuore.
Ogni lettura di questa autrice è un viaggio in me stessa. La Torino che descrive è la MIA Torino. I quartieri, Vanchiglia, i locali, i paesaggi, le stesse strade, sono le MIE strade, quelle che vedo da metà della mia vita.
Leggere Elle è come fare un giro nella mia vita, ma come visto dal di fuori.
Alla fine del viaggio, ti restano solo piccole parole, come gocce di rugiada che cadono sul tuo viso, quando alzi gli occhi al cielo e chiedi risposte.
Dolore. Solitudine. Morte. Disperazione. Paura. Sospetto. Ansia. Amore. Dolcezza. Timore di perdersi. Speranza di ritrovarsi.
Questo non è un libro da leggere buttati sul divano, con musica a palla e sgranocchiando un biscotto. No, anche se di amore si tratta, lo si deve avvicinare con cautela, come un fiore delicato che potrebbe sfiorire al nostro pallido sospiro.
È un film muto – come la dimensione in cui si svolge tutta la vicenda. – È un lungo campo aperto, una pellicola che si riavvolge sonnolenta, una musica nostalgica di sottofondo, che ti fa fermare a riflettere.
Partiamo a riflettere da questo: ‘How to disappear Completely’
Ma si riuscirà a scomparire mai completamente dalla vita di qualcuno?
Questa è la risposta che dovrebbe darci Max, protagonista del primo libro, amore scomparso di Sara, che qui torna nei pensieri dolorosi della sua famiglia e di Samuel, suo fratello, come un’ombra, come un fantasma, come un pallido chiaroscuro di una datata pellicola.
Ed è proprio dal suo ricordo, una commemorazione funebre di due anni dopo, che il libro inizia. Nulla è scomparso da quella notte, salvo la linea incisa profondamente nell’animo di chi è rimasto, compresa Sara, che Samuel odia profondamente per essere sopravvissuta e avergli portato via, per ‘amore’, quel sentimento bugiardo che inganna tutti, il fratello prediletto.
E questo chiude il cuore di Sam, che respinge tutti, vivendo nel presente, nell’adesso, pur di non concedere a nessuno di vedere ‘lui’, neanche a chi dice di amarlo, o averlo amato, solo per poterlo ferire ancora.
Per questo non si accorge della presenza silenziosa di Mia, un angelo immacolato, sporcato di fango indelebile, solo per aver posto fiducia negli uomini della sua vita che le hanno detto di amarla: suo padre, il primo ragazzo, il suo ultimo compagno, lo stesso Sam, suo nonno, persona che adora, che le ha fatto amare il cinema e le ha regalato la magia del mondo nascosto dietro la telecamera, ma che ora, sembra rapito da un mondo lontano che di magia non ha più nulla, tranne rabbia e dolore che sfoga contro la nipote per colpa della sua malattia.
Due stelle, i protagonisti, che si incontrano e potrebbero essere ‘compagne astrali’, ossia quelle entità che hanno una sola copia di sé stessi nell’universo, in mezzo a miliardi di altre entità.
«E-era una specie di favola della b-buonanotte, diceva c-che per ogni stella dell’universo c’è n’è una identica, solo una, la “c-compagna astrale”, così la chiamava mio n-nonno. Te lo immagini? In m-miliardi e miliardi di stelle, solo una sarà uguale a un’altra, c-come se ci fossero due u-universi che si fanno da specchio. P-per colpa di questa storia ho p-passato tutta la mia infanzia a guardare quel mio u-universo sul soffitto e ad accoppiare stelle.» Sorride malinconica, per poi tornare subito seria. «Ma a volte è difficile. P-penso che ci siano stelle che n-non riusciranno mai a trovare la loro c-compagna astrale. In fondo si tratta di m-miliardi e miliardi di p-possibili combinazioni. P-prendiamo me, per esempio. P-per quanto mi sforzi, non riesco a trovare nessuno c-come me, p-perché sono troppo strana, troppo b-balbuziente, troppo silenziosa, troppo stupida.» La voce le si spezza in gola facendomi stare male come un cane. «Così stupida d-da aver p-pensato di essere speciale p-per te, ho creduto che anche tu fossi speciale per me, ho c-creduto di aver trovato la mia stella. Invece ti svelo un segreto: tu n-non sei speciale, Sam. E n-non lo sono n-nemmeno io.»
Eppure Sam scappa, ha paura, torna, riflette, si pente, scappa di nuovo…
Ti viene voglia di prenderlo per il bavero e dirgli: “Allora, cretino, ti decidi o no? La smetti di fare l’idiota?”. Ma poi ti accorgi della sua fragilità, di quel dolore che lo lacera dentro e ti rassegni, esattamente come fosse tuo figlio, tuo fratello, a lasciarlo andare, a dargli tempo… lo stesso tempo che gli concederà Mia, lei, quella ferita, quella che ha il peso dell’universo sulle sue fragili spalle, eppure lotta, sorride, comprende, si richiude in sé stessa perché pensa di non meritare nulla, tranne quegli insulti urlati lungo il corridoio dal gruppo di bulli della scuola che la chiamavano ‘Forrest Gaaaaammmppp’, sottolineando il suo piccolo difetto di balbuzie. O peggio ancora, le parole sussurrate dalle compagne, maligne, lapidarie, che le hanno fatto lasciare la scuola.
È uno scricciolo, Mia, anzi no! È una donna, racchiusa in un corpo di ragazza, a cui la vita ha inferto duri colpi, ma come un salice, si è lasciata andare, senza mai spezzarsi.
La scrittura è fluida, il linguaggio è quello giovanile, un po’ rozzo a volte, un po’ scurrile, ma dentro ci trovi tutta la fragilità di una generazione non preparata a combattere con il proprio ‘Io’.
Come Minerva, come Ozzy, come Denis o Angela, anime belle, ribelli, ma con tanto bisogno di un abbraccio in cui potersi rifuggiare.
E tu, lettore, sei lì e non sai come aiutarli, se non aprendo il tuo cuore e la tua mente, lasciandoli entrare.
Complimenti all’autrice, una storia molto elaborata e sfaccettata, tanti temi profondi e un dolore di fondo palpabile -per me che sono un genitore, come può essere devastante la morte di un figlio, sentire il vuoto dentro e sperare che mai quella ‘cosa’ ti toccherà.
Libro ricco di sentimenti, di dialoghi e monologhi, di lunghe ‘passeggiate’ nel fascinoso mondo del cinema che solo chi frequenta il D.A.M.S. può avere… o un grande cinefilo.
Personaggi ben delineati, approfonditi, resi tanto reali che ti sembra di conoscerli.
E se girando per le strade di Torino, passeggiando lungo le rive del Po ai Murazzi o al Valentino, vedessi una ragazza, con i lunghi capelli scuri, abiti vintage e l’aria persa tra i suoi pensieri, riconoscessi Mia, mentre corre incontro a un giovanotto dall’aria strafottente, dai capelli color del fuoco e immensi occhi azzurri?
Chissà! Provateci anche voi! Buona lettura!
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