Recensione: “Sulle orme dei poeti (serie Shadows #3)” di Mary Durante
Buongiorno Fenici oggi la nostra Aina ha recensito per noi il libro “Sulle orme dei poeti (serie Shadows #3)” di Mary Durante
Aiden Cavendish odia essere un sub. Odia essere considerato fragile o inferiore, odia il modo in cui la società tratta quelli come lui, odia gli stereotipi in cui vorrebbero farlo ricadere.
Per dimostrare quanto tutti si sbagliassero, ha maturato un carattere freddo e scostante, rifiutando la debolezza delle emozioni e lasciando che fossero solo i suoi poeti preferiti a fargli sperimentare su carta ciò che non si concedeva di provare sulla sua stessa pelle; ma una simile vita all’insegna della razionalità è destinata a stravolgersi, quando suo padre assolda una guardia del corpo che lo accompagni durante un viaggio di lavoro.
Morgan Ward è un uomo senza legami, un ex cecchino con problemi di alcolismo, una visione cinica del mondo e ben pochi scrupoli. È anche tutto ciò che Aiden ha sempre detestato in un Dom: un arrogante bastardo convinto di poter avere una qualche autorità su di lui solo in virtù delle reciproche inclinazioni.
Quando quell’uomo con il doppio dei suoi anni decide di accettare l’incarico di bodyguard, con l’unico scopo di sottometterlo, è come una dichiarazione di guerra.
E Aiden è pronto a usare ogni mezzo lecito e illecito per combatterlo.
Fonte della trama: Quixote Edizioni
Ogni sfumatura dell’atteggiamento di Ward richiamava l’incedere minaccioso di un predatore, di un pericolo, più ancora che di un Dom, e il suo orgoglio fremeva per dimostrargli che lui non era una preda. E poi c’era quell’altro impulso, quello nato dal suo istinto più nascosto e fastidioso, che rifiutò con un guizzo di rabbia.
Sulle orme dei poeti è una lettura che mi ha sorpresa. C’è poco di quello che mi sarei aspettata sul tema BDSM, e non è facile fare una sintesi delle emozioni che questo romanzo mi ha lasciato.
Le scene intime tra i due uomini sono bollenti e, per quanto estreme, non sono descritte con un linguaggio violento o crudo. La grande capacità introspettiva, nonostante l’utilizzo della terza persona, rende sensibili, intimi e intensi i momenti carnali, siano essi delicati o brutali.
Le pratiche di sottomissione sono piuttosto blande (escluso tutto l’aspetto di natura sessuale, come le costrizioni e il dolore) e si limitano a un controllo per lo più verbale come l’indurre a inginocchiarsi o a spogliarsi. Aiden, di inclinazione sub (ricordo che, in questo mondo distopico, tutti sono distinti in Dom, sub o switch fin dall’infanzia), contrasta da sempre l’idea di essere una persona fragile e dipendente. Pertanto ha sviluppato una forza e un’armatura gelida e orgogliosa difficile da scalfire, eccetto durante il sesso, quando il suo Dom riesce a fargli raggiungere il “subspace”, quella condizione mentale di totale abbandono che lo priva di inibizioni e limiti. Fuori dal letto, i due uomini si scontrano spesso, alimentando la tensione sessuale e l’attrazione tra loro; ma anche durante le sessioni, prima che Aiden raggiunga lo stato di “trance” che gli consente di abbandonarsi al controllo del Dom, difende la sua autostima con le unghie, con risposte piccate e scaramucce verbali tutt’altro che sottomesse.
L’ambientazione emerge molto gradualmente, forse facendo affidamento su quanto già descritto nei primi episodi (che non ho ancora letto, essendo incentrati su un’altra coppia). Ho trovato comunque un mondo coerente, spaventoso per il livello di costrizione, di aspettative, di pregiudizi basati su aspetti più legati al DNA che alle reali potenzialità delle persone. Questa distopia ha un’analogia molto calzante e illuminante con la situazione femminile oggi, nel quotidiano, in varie parti del mondo: discriminazioni più o meno forti, diritti più o meno negati, tutti basati esclusivamente su un elemento genetico (o sulla presenza o meno dell’utero, se preferiamo) che prescinde dalla personalità, dal merito, dall’intelligenza.
È un mondo in cui i Dom e i sub non giocano semplicemente, e non sempre seguono le regole (di sicurezza, rispetto, le safeword, l’aftercare…). È, insomma, un BDSM portato all’estremo non solo perché “globale” geograficamente, ma anche perché reso “popolare”, usato da cani e porci, deviato, che il Dom o il sub in mala fede possono sfruttare a loro vantaggio. Una pratica che non è stata scelta, ponderata e vissuta con rispetto, ma una troppo “comune”, diffusa, e pertanto rispettata come il codice della strada: spesso, ma non sempre. Di più: il BDSM è una pratica che consente di affidare il potere a una delle due parti, e pertanto alla relazione di natura intima tra le persone si intrecciano una serie di dinamiche sociali e politiche volte a rendere succube o addirittura schiava una metà della popolazione. Tutto questo emerge in modo chiaro e scabroso dal romanzo.
Venendo alla trama, ho già detto quanto Aiden mi abbia sorpresa per essere un sub tosto e in pieno controllo, che non ha alcuna intenzione di umiliarsi e di mostrare di avere bisogno di un Dom che lo guidi e si prenda cura di lui.
Morgan, invece, non ha bisogno di mostrare niente per affermare il suo essere dominante. È un ex soldato, cecchino, trasuda testosterone dal suo fisico imponente e nei suoi modi rudi, ma si abbandona a sigarette, alcool, e contratti occasionali come guardia del corpo o per intimidire gli avversari. Dà più la sensazione di un essere selvatico, rozzo, e di non temere niente e nessuno.
Il suo istinto è quello di cacciare, di dominare il sub fino a farlo crollare e spezzarlo. Eppure, una volta sottomesso, quando non c’è più l’aspetto legato alla sfida, non è più interessato. Aiden è quindi la preda ideale, una preda che si piega ma non si spezza, e che risulta più spesso un predatore, costringendo Morgan a una sfida continua.
L’incontro tra Morgan e Aiden è una serie di scintille infuocate, la loro vicinanza forzata li porta a momenti di scontro portentosi che sfociano in una scena ai limiti del consentito. Pur non volendo cedere al proprio lato lussurioso, la scoperta dell’esistenza del subspace e di potervi accedere spinge Aiden a chiedere sempre più momenti insieme all’unico Dom in grado di portarlo a quello stato di pace.
Una volta trovato un equilibrio dal punto di vista dei ruoli, dei limiti, e una confidenza maggiore che li aiuta ad avere i rudimenti di fiducia l’un l’altro, è la volta di affrontare il tema dell’intimità, ovvero quella parte fatta di dolcezza, di cura, di coccola, che esula dal sesso. Questo è lo scoglio principale, in particolare per Aiden, che ha giurato di non mostrare mai la sua fragilità per non assecondare gli stereotipi.
È un romanzo che ho trovato molto intenso e cupo, nonostante il linguaggio non lo sia, e le scene abbiano sempre una grande componente emotiva capace di addolcire. Il momento in cui Aiden comprende che anche i Dom possono essere fragili a loro modo, e sostiene Morgan, accogliendolo nonostante la brutalità del gesto che aveva compiuto nei suoi confronti, mi ha toccata profondamente e mi ha spinta a riflettere sui pregiudizi che, al contrario di quelli sulle persone vulnerabili, non sappiamo di avere nei confronti di quelle che riteniamo “eternamente forti”.
Sulle orme dei poeti è un romanzo tremendamente metaforico, e l’ho adorato.
Quando una mano si posò sul suo fianco, accarezzando invece di afferrare, rabbrividì, mentre un nodo alla gola lo soffocava e, con orrore, sentì di avere gli occhi umidi.
#1 Come ombre nella notte
#1.5 Come un brivido nel buio
#2 Come un marchio sulla pelle
#3 Sulle orme dei poeti