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Recensione: “Tabula rasa” di Mary Durante

TITOLO: Tabula rasa
SERIE: autoconclusivo
AUTORE: Mary Durante
DATA D’USCITA: 17 Gennaio 2020
EDITORE: self publishing
GENERE: contemporaneo m/m

AMBIENTAZIONE: Stati Uniti
FINALE: no cliffhanger

Tabula rasa.

È così che Tyler sente la propria mente quando si sveglia, confuso e dolorante, in una stanza sconosciuta. Ricorda solo il suo nome e pochi sprazzi di un passato carico di abusi, che hanno segnato la sua pelle e la sua psiche. Nella casa in mezzo al nulla dove comincia il suo nuovo presente, ogni giornata diventa presto uno sforzo per la sopravvivenza. C’è la mente che non risponde al suo volere. Ci sono gli incubi che lo aggrediscono, strascichi di un tempo in cui veniva trattato come uno schiavo da tormentare e deridere. E poi c’è Butch, l’uomo che ha trovato accanto a sé al proprio risveglio. Dice di averlo strappato ai suoi vecchi aguzzini, sembra prendersi cura di lui, ma al contempo rimane un minaccioso carceriere che lo possiede e ha le chiavi della sua nuova prigione. Se davvero non vuole fargli del male, per quale motivo non gli permette di uscire? E perché oscilla tra la figura di un salvatore e quella di un carnefice di cui avere paura? Tra momenti di terrore e inaspettate parentesi di gentilezza da parte di quel gigante taciturno, Tyler deve cercare la verità sul proprio passato, per poter ricostruire se stesso.

Nota: Presenza di tematiche forti, quali abusi e traumi passati.

Care Fenici, eccomi qui ancora a palare di un nuovo romanzo scritto dalla mia autrice italiana preferita: Mary Durante. Non avete idea di quanto mi dolga raccontarvi la mia opinione… ho cercato di essere il più obiettiva possibile, in quanto solo per il fatto di aver provato a cambiare genere si è messa alla prova e le darei il punteggio massimo. Ahimè, avevo delle aspettative forse troppo alte e sono rimasta un po’ delusa. Ora vi spiego perché.

Sapete quel fuoco che vi assale mentre leggete un libro che vi sta piacendo? Quel misto di piacere e dolore che vi infiamma dentro quando la storia vi sta prendendo tanto e forse troppo? Dimenticate di mangiare e dormire pur di sapere come andrà a finire: queste sono emozioni, quasi delle droghe, che ho provato leggendo libri come Sulle orme dei poeti o Dietro una porta chiusa, scritti dalla stessa autrice, ma che non ho ritrovato minimamente in Tabula rasa… difatti, ho percepito solo dolore puro misto a noia. Non lo consiglio a chi è troppo emotivo e/o ha sofferto di abusi in passato.

La particolarità di questo romanzo è che affronta un tema molto difficile: la guarigione in seguito a un periodo di abusi sessuali. I personaggi sono descritti in modo magistrale, come sempre (e ciò denota la bravura di Mary Durante), soprattutto Butch, uomo di poche parole ma dotato di dilemmi interiori e morali molto forti. Più di Tyler, mi sono sentita vicina a lui, al suo dolore e alla sua speranza. Anche la dinamica tra i due mi è piaciuta molto: la relazione è coerente e ben sentita. Ho notato una certa somiglianza, in minima parte, con Dietro una porta chiusa; ma dove quest’ultimo aveva dei passaggi incastrati alla perfezione, Tabula rasa pecca in confusione e semplicità. Grande delusione sull’aspetto erotico, che a mio parere manca, mentre le scene d’amore risultano un po’ noiose e compassate, con qualche sprazzo di dolcezza che poteva essere maggiormente approfondito.

Il romanzo è incentrato principalmente sui due personaggi e la cosa funziona molto bene, Mary ci aiuta a focalizzarci solo su di loro senza distrazioni. Tuttavia, un po’ di sfondo in più ci sarebbe stato bene per intervallare, magari con qualche scena d’azione ulteriore.

Credo che l’autrice abbia avuto un bel coraggio nell’orientarsi sul genere contemporaneo, dopo i distopici, e spero che non se ne discosti. Personalmente avrei preferito una storia più soft e meglio definita; anche il finale, seppur a lieto fine, me lo aspettavo più realistico e meno veloce, soprattutto riguardo alla guarigione di Tyler. Sembra tutto troppo ottimistico, come se qualche seduta dallo psicologo fosse la cura ad ogni male. Inoltre, speravo che Tyler facesse una brutta fine, ma sapevo che non era possibile perché pochi osano ammazzare un personaggio importante. Ammetto, però, che in questo caso ci starebbe stato bene e forse lo avrei apprezzato maggiormente.

Seppur scritto molto bene, reputo questo romanzo un po’ piatto, doloroso, senza quel desiderio di vivere o lottare che avevo riscontrato in Dietro una porta chiusa. Confidavo in qualcosa di diverso e più dolce, visto il tema trattato. Dita incrociate per il prossimo.

 

 

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