Recensione: “The burning shadow: Verità nell’ombra – Serie: Origin #2” di Jennifer L. Armentrout
Il secondo capitolo della saga “Origin”, spin off della fortunatissima serie Lux, in cui la lotta tra le due razze aliene degli Arum e i Luxen ha modificato definitivamente la vita sulla Terra. Quando Evelyn ha incrociato la strada di Luc, si è trovata allʼimprovviso nel mondo dei Luxen – scoprendo di farne parte più di quanto sospettasse. Già, perché i Luxen non sono gli unici ad avere un passato nascosto. Cʼè una lacuna nella memoria di Evie, ci sono alcuni mesi della sua vita che lei non riesce a ricordare e di cui nessuno è disposto a parlarle. Ha bisogno di scoprire la verità su chi è – e chi è stata. La sua ricerca la porta sempre più vicino a Luc: è lui al centro di tutto. E mentre Evie e Luc continuano la loro ricerca per scoprire chi fossero nel passato e chi sono adesso, tutto cambierà, e non solo per loro.
Buongiorno lettori, oggi finalmente vi parlerò del secondo capitolo della serie Origin di Jennifer Armentrout, The Burning Shasow: Verità nell’ombra.
Il secondo libro inizia esattamente dove avevamo lasciato il primo, e con “esattamente” intendo dire proprio in quell’istante.
Nel corso del primo volume avevamo scoperto che Evie Dasher è in realtà Nadia Holliday: una bambina malata di cancro, nonché la migliore amica di Luc. Il nostro Origin preferito, ai tempi, pur di non lasciarla morire fece un patto con Dedalo che le somministrò il siero Prometeo (amo tutti questi riferimenti alla mitologia greca), che le permise di guarire dal cancro portandole via, però, la memoria.
Questo secondo volume, rispetto al primo, è più lungo: se quello era più che altro introduttivo, e fungeva da base per i libri successivi, con questo la Armentrout ci dà una bella scossa adrenalinica. Ma non temete, anime romantiche, la storia d’amore e la parte fantasy sono perfettamente calibrate, quindi l’autrice riesce ad accontentare un po’ tutti i lettori.
L’intreccio degli avvenimenti, unito ai colpi di scena, non mi permettevano di staccare gli occhi dalle pagine. La storia proseguiva a un ritmo così serrato da farmi cadere in un circolo vizioso: più leggevo ed entravo nel vivo della storia, più anelavo altre informazioni, ma, ovviamente, più informazioni avevo più domande mi ponevo.
Come potete immaginare ho divorato anche questo libro, esattamente come il precedente.
La mia ship per eccellenza in questa serie è ovviamente quella tra Luc e Evie; devo rivelarvi, però, che non è stata l’unica coppia per cui ho tifato per buona parte del romanzo. Parlo del rapporto tra Evie e Sylvia, la donna che, nel primo libro, abbiamo scoperto non essere la vera madre di Evie. Ho sperato e scongiurato che lei, nonostante tutto, fosse dalla parte dei buoni. La mia preghiera sarà stata accolta? Poiché non aggiungerò più spoiler del necessario, lascerò a voi questa scoperta.
Le sue pupille luminose non si spostarono dalle mie. «Non hai idea di quanto a lungo abbia aspettato questo momento. Ho fantasticato, ho sognato, ho persino avuto degli incubi. A volte ho pensato che non sarebbe mai accaduto, ma non ho mai, mai smesso di desiderarlo… di desiderarti. Non ho mai abbandonato la speranza che ci saremmo ritrovati e che, a un certo punto, saremmo stati insieme, che tu mi avresti trovato e voluto. La speranza di essere degno di te.»
Degno di me? Come poteva pensare di non esserlo?
«Ti desidero a tal punto che a volte mi manca il respiro.»
La sua voce si addolcì ma le parole diventarono più potenti. «Voglio perdermi dentro di te più di ogni altra cosa, e non sto esagerando. Al diavolo la pace nel mondo, l’armonia tra le specie su questo pianeta. Ti voglio da così tanto tempo che sembra un’eternità.»
Le descrizioni sono sempre impeccabili, rimango incantata dalla capacità della scrittrice di descrivere ogni dettaglio senza mai risultare prolissa e pedante. L’approfondimento psicologico dei protagonisti è così umano da renderli quasi reali.
A conti fatti non c’è niente che cambierei in questo libro, ma la crudele penna dell’Armentrout, che ci fa affezionare ad alcuni personaggi e poi ce li strappa via in un battito di ciglia, mi porta a chiedere: «George R. R. Martin sei tu?»
Comunque sia, nonostante debba ammettere che l’evoluzione della storia sia stata in un certo qual modo ovvia, per quanto mi riguarda la reputo comunque una lettura originale. Scritto in maniera impeccabile, è un libro emozionante e spiritoso. Ma soprattutto, e questo è un grande pregio, fa riflettere su quanto il tema della diversità sia tutt’altro che un argomento paranormale o fantasy.
Sorridevo ogni qualvolta venivano descritte le magliette di Luc (particolare che Jennifer ha introdotto fin dalla prima serie e di cui mi ero innamorata già allora) e ho letteralmente adorato alcuni riferimenti a serie TV e libri vari.
Come se tutto questo non bastasse, a mandarmi in brodo di giuggiole è stata la reunion con i vecchi personaggi, che spero passino nel prossimo capitolo della serie da guest star a regular.
Beh, care Fenici, non mi dilungherò oltre, se non per dire: LEGGETELO, non ve ne pentirete.
Ancora una volta assegno la mia personale corona librosa a quest’autrice.
Ora mi allontanerò, piangendo in attesa del volume successivo.
Alla prossima, lettori.
«Non riesco a ricordare l’ultima volta in cui qualcuno che mi ha detto di tacere non sia finito in cenere.»
«Oh, non te l’avevano mai detto? Strano, mi sembrava di sì. In ogni caso, lascia che te lo ripeta. Taci. E aggiungerò un’altra cosa. Vattene.»
Dischiude le labbra. «Sei…»
«Cosa?»
In silenzio, spostò lo sguardo da me al comodino e mi venne il sospetto che stesse guardando Diesel. «Sei bellissima quando ti arrabbi.»
«Vattene, hai capi…» Mi bloccai di colpo. «Scusa?»
Luc piegò la testa di lato, muovendo i riccioli. «Ho detto che sei bellissima quando ti arrabbi. E sei bellissima in questo momento. Lo sei anche quando ti rattristi. E quando sei felice, sei così bella da togliere il fiato.»