Recensione: “The Protector” di Jodi Ellen Malpas
La gente pensa di sapere chi è Camille Logan: una figlia di papà, bella, viziata e con un conto in banca che le permette di fare la vita che vuole. Ma Camille ha deciso di liberarsi dai legami familiari e di cavarsela da sola. Proprio quando tutto sembra andare per il verso giusto, però, le conseguenze di alcuni affari intrattenuti da suo padre con persone senza scrupoli minacciano la sua serenità. In bilico tra risentimento e paura, Camille deve anche proteggersi dai sentimenti burrascosi che le suscita l’ex cecchino pagato dal padre per difenderla…
Jake Sharp ha commesso un unico errore sul lavoro, e le conseguenze sono state devastanti. Da allora ha giurato a se stesso che non accadrà mai più nulla di simile. Quando ha accettato l’incarico di guardia del corpo di Camille Logan, pensava si trattasse di un lavoretto semplice, ma si sta rendendo conto di essersi sbagliato. Ben presto il lavoro e i sentimenti si accavallano e, nonostante Jake conosca il rischio che si annida dietro questa ambiguità, Camille gli sta facendo perdere la lucidità, e per un militare questo è inaccettabile…
Dio benedica le seconde possibilità perché, se non ne avessi data una a Jodi Ellen Malpas, dopo la delusione della “This Man Trilogy”, non avrei mai potuto toccare con mano una meraviglia come questa.
Perché la Malpas ha preso una storia piuttosto comune, l’ha nutrita di tenerezza e seduzione, le ha donato sfumature profonde e delicate, e infine mi ha fatto innamorare di due protagonisti che si sono insidiati con audacia nella mia mente, con l’intenzione di non andarsene mai più.
A cominciare da Jake Sharp, un uomo ferito e perduto nei ricordi del passato, un arido stronzo dilaniato dai sensi di colpa per la morte di due suoi compagni di squadra durante una missione in Afghanistan, motivo per cui ha smesso di combattere nell’esercito e attualmente lavora come membro di un’agenzia di sicurezza. Ma a Jake viene affidato un nuovo incarico, quello di fare da guardia del corpo alla figlia di un magnate spregiudicato e senza scrupoli, una fanciulla in apparenza viziata, snob e superficiale, in pericolo a causa di alcune minacce subìte di recente per colpa dei torbidi affari di suo padre.
Ma Camille Logan non è affatto la creatura altezzosa che sembra, anzi… direi l’esatto contrario. È intelligente, sagace, fiera e indipendente, insomma, una ragazza fin troppo capace di tenere testa a un uomo rude e arrogante come Jake Sharp, che si rivela fin da subito una guardia del corpo sexy e primitiva, un sogno a occhi aperti in cui, personalmente, mi sarei crogiolata all’infinito.
Dio mio, l’elettricità che scoppietta tra loro e il desiderio che esplode in tutta la sua potenza selvaggia sono così reali e palpabili da sgranocchiarti i sensi come fossero pop-corn. E ogni interazione è resa ancora più frizzante da questo loro continuo punzecchiarsi, che si trasforma ben presto in un vero e proprio scontro d’indomite personalità, che sprizzano scintille a destra e manca.
Ma, alla fine, qualcuno soccombe comunque. E la resa è davvero magnifica.
«Hai preso tutto quello che c’era di virile in me e l’hai polverizzato.»
Caspita, vedere un colosso, solitamente freddo e impassibile, come Jake Sharp così disperato e sopraffatto dall’impellente bisogno che nutre nei confronti di Camille, è stato divertente… è stato eccitante… ma è stato anche incredibilmente logorante. E, quando finalmente trova il suo libero e meritato sfogo, è diventato persino catartico.
«Non mi sono mai sentito così perso in una donna
da voler sacrificare la mia anima in suo onore.
Non ho mai provato una cosa del genere. Mai.
Tante parole lottano nella mia mente contorta, ma solo una emerge.
Mia.»
Ho vissuto con un coinvolgimento indescrivibile ogni singola pagina di questo loro assurdo e tormentato conflitto interiore, reso ancora più intenso e dinamico dal continuo cambio di POV.
Una lotta personale che ha fottuto la testa a Jake.
Ha fottuto la testa a Camille.
E ha fottuto la testa anche a me.
Un conflitto fatto di attimi di una venerazione incantevole e di una tenerezza che lacera il cuore, ma anche scene di una passione così bruciante da travalicare l’umana comprensione.
Oddio. Più di una volta mi sono obbligata a prendermi un minuto di pausa per fare un lungo respiro.
A tutto questo aggiungiamo le menzogne di un padre meschino e spregiudicato che architetta un piano di cui non riesci a venire a capo quasi fino alla fine del libro, mentre i pericoli, che da esso derivano, gravano sulle spalle della figlia come un pesante e insidioso fardello. E poi salta fuori anche quel tremendo segreto che soffoca l’animo di Jake seppellendolo sotto i demoni del passato… un’ombra oscura che solo l’amore di Camille avrà il potere di ricacciare indietro nel buio da cui proviene.
Insomma, cos’altro posso dire di questo libro? Leggetelo, punto e basta.
Perché è incantevole.
Perché è la dolcezza tramutata in perfezione su carta.
Perché le mani che l’hanno partorito – mani a cui non avrei mai dato fiducia dopo la delusione precedente – sono state capaci di stupirmi.
Di ammaliarmi.
Di consumarmi.
Di divorarmi con una passione che non dimenticherò mai.
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