Recensione: “The Winner’s Curse. La Maledizione” di Marie Rutkoski
In quanto figlia di un potente generale di un vasto impero che riduce i schiavitù i popoli conquistati, la diciassettenne Kestrel ha sempre goduto di una vita privilegiata. Ma adesso si trova davanti a una scelta difficile: arruolarsi nell’esercito oppure sposarsi. La ragazza, però, ha ben altre intenzioni… Nel giovane Arin, uno schiavo in vendita all’asta, Kestrel ha trovato uno spirito gentile e a lei affine. Gli occhi di lui, che sembrano sfidare tutto e tutti, l’hanno spinta a seguire il proprio istinto e comprarlo senza pensare alle possibili conseguenze. E così, inaspettatamente, Kestrel si ritrova a dover nascondere l’amore che inizia a sentire per Arin, un sentimento che si intensifica giorno dopo giorno. Ma la ragazza non sa che anche il giovane schiavo nasconde un segreto e che per stare insieme i due amanti dovranno accettare di tradire la loro gente o altrimenti tradire sé stessi per rimanere fedeli al proprio popolo. Kestrel imparerà velocemente che il prezzo da pagare per l’uomo che ama è molto più alto di quello che avrebbe mai potuto immaginare…
Nonostante la prima parte del libro scorra un po’ lenta, e io non sia una grande sostenitrice della narrazione in terza persona, questo fantasy distopico – sempre se così si può definire – è riuscito a coinvolgermi in modo semplice e davvero accattivante.
Il mondo che questo romanzo ci fa conoscere è reduce da una lunga e sofferta guerra tra due popoli, i Valoriani e gli Herrani, un conflitto di grandi proporzioni che è terminato con la clamorosa vittoria dei primi, e la conseguente sottomissione e riduzione in schiavitù dell’altra fazione.
Ed è proprio sullo sfondo di questa eterna rivalità che nasce la storia di Kestrel e Arin, lei giovane figlia di un generale valoriano, lui umile servitore herriano comprato dalla stessa Kestrel a un’asta al mercato degli schiavi.
Il rapporto tra i due ragazzi all’inizio è dominato da una profonda diffidenza e sfiducia reciproca, che nel caso di Kestrel si trasforma ben presto nella curiosità di conoscere quell’herriano così rigido e inespressivo… ma anche intelligente, orgoglioso e schietto fino all’inverosimile. Troppo scaltro per essere un semplice schiavo.
Anche Arin col tempo aprirà gli occhi e si renderà conto che quella fanciulla buona, gentile e tremendamente sveglia, un’abile stratega confinata nel corpo di una ragazzina, non è affatto sua nemica, pur appartenendo a un mondo di avversari crudeli e meschini. E questa scoperta sarà per lui un grosso ostacolo, che rischierà di mandare a monte la sua intera missione.
Perché Arin ha un segreto e un importante obiettivo da perseguire, uno scopo che ha il sapore della vendetta, del riscatto e della libertà, un piano che vacillerà sotto il peso di sentimenti inaspettati che i due ragazzi inizieranno a provare l’uno per l’altra.
Il dilemma che Arin si troverà costretto ad affrontare non è affatto semplice: è giusto sacrificare un amore tenero, puro e innocente per realizzare un sogno di rivalsa e indipendenza?
Beh, qualunque sia la scelta, il tradimento brucerà gli animi come un tizzone ardente, rischiando di far crollare quel fragile castello di fiducia che era sorto tra i tua ragazzi con grandissima fatica, e che, con la stessa fatica, dovrà essere di nuovo costruito, mattone dopo mattone, soprattutto quando il ruolo di padrone e quello schiavo rischieranno di essere invertiti tra loro.
La storia d’amore di Arin e Kestrel non è affatto convenzionale, è vero che nasce un po’ in sordina, ma poi sboccia con la delicatezza di un’illusione, si scontra con le dure responsabilità di una rivalità ingiusta e crudele, per poi brillare di luce propria come se fosse l’unica stella in un cielo tetro di guerra e risentimento.
Una storia che ti conquista in punta di piedi, con una dolcezza e una semplicità che non ti aspettavi, fino a lasciarti con l’amaro in bocca per colpa di un finale in sospeso, intriso di rimpianti, ma comunque avvolto da un sottile velo di speranza.
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