Recensione: “Ti amo ma non posso” di Cecile Bertod
Sam lavora da quattro anni al «Chronicle» e, dal primo momento in cui l’ha incontrato, è segretamente innamorata di Dave, il vicedirettore del giornale. Nonostante faccia qualsiasi cosa per essere notata, non sembra avere speranze: è timida, insicura e un po’ troppo in carne, mentre Dave ama il lusso, le modelle e ai sentimenti preferisce i flirt di una sera. Quando lo vede in TV accanto ad una donna bellissima, Sam si rende conto che non può continuare a sprecare il proprio tempo dietro ad un sogno irrealizzabile. Basta con Dave! Durante la settimana della moda di San Francisco, che vede Dave e Sam presenti per lavoro, il bel giornalista scopre però una ragazza che non sospettava esistesse: Sam è molto di più della schiva e silenziosa redattrice sempre infagottata nella sua felpa di pile. Ma anche per lei quei giorni saranno decisivi. Forse ha più d’un motivo per credere in sé stessa. E forse c’è qualcuno che, molto prima di Dave, se n’era già accorto…
Ti amo ma non posso è il frutto di un’infallibile ricetta per una godibile e spassosa commedia romantica.
Prendete un uomo affascinate di trentasei anni, capelli castani, occhi verdi ed un sorriso da cardiopalmo.
Il mio personalissimo metro di paragone per il genere maschile che divido in “per nulla Dave”, “abbastanza Dave”, “molto Dave”, “Decisamente Dave” e poi c’è lui, la matrice, l’originale inaccostabile: Dave Callaghan.
Dave, l’irraggiungibile vicedirettore del “Chronicle”, è il sogno proibito di Sam Preston, insignificante assistente della redazione di Cultura e Spettacoli dello stesso giornale.
“Mi aggrappo alle illusioni per non affrontare per una buona volta la realtà. E cioè che mi sono innamorata di un uomo che non mi degnerà mai solo di un solo sguardo, che di me non ha la minima stima.”
Mettete insieme l’arrogante sex appeal del protagonista maschile con la timidezza e la simpatia di Sam, in eterna lotta con il suo fisico morbido e formoso, aggiungete (quanto basta) una varietà di personaggi secondari che danno la giusta consistenza alla storia e la rendono, se possibile, ancora più appetibile, confondete gusto e sapore con gli esilaranti dialoghi al vetriolo tra i due protagonisti, ed infine guarnite il tutto con la penna dinamica, incalzante ed ironica di Cecile Bertod: il risultato ?
Una storia che vi catturerà sin dalle prime pagine, che vi farà sorridere ed in alcuni momenti anche ridere di gusto (!!!), vi farà odiare ed amare il protagonista maschile, e forse come me vi immedesimerete in Sam, una ragazza normale che ad un certo punto della sua vita si mette in discussione e decide di non nascondersi più dentro maglie over-size e di accettarsi così com’è …
“Se vogliono devono dirmelo che non vado bene, ma poi devono anche dimostrarmelo, perché non sono mica più così sicura che ciò che valgo davvero dipenda solo da quanto sono in grado di reggere in una small. Perché così è troppo facile.”
Credo che non possiamo che essere tutte d’accordo con il messaggio che Cecile Bertod vuol far arrivare al mondo femminile e non: non dobbiamo perdere la stima in noi stesse se non rientriamo in certi canoni di bellezza stereotipati, e non dobbiamo mai sentirci inadeguate per questo.
E l’amore?
No, non mi sono dimentica di questo ingrediente indispensabile, fil rouge di ogni romanzo rosa; per questo sentimento tanto prezioso e difficile da conquistare sia Sam che Dave troveranno la forza per migliorarsi caratterialmente e scoprire finalmente sé stessi.
Buona lettura!
Recensione a cura di:
Editing a cura di: