Recensione: Ti ho trovato, Adeline -Serie: Il gatto e il topo #1- di H. D. Carlton
Titolo: Ti ho trovato, Adeline
Serie: Il gatto e il topo #1
Autore: H. D. Carlton
Genere: Dark romance
Editore: Virgibooks
Data Uscita: 17 Novembre 2022
Mi segue. Mi sento i suoi occhi addosso ovunque vada.
Un bicchiere di whiskey vuoto sul bancone della mia cucina, una rosa rossa al suo passaggio.
Apro gli occhi nel cuore della notte, e lui è lì.
Mi osserva. Mi assaggia. Non mi lascia scampo.
Da quando sono tornata in questa casa, la mia vita non è più la stessa.
Sto cercando di scoprire la verità sul passato della mia famiglia.
Lettere. Diari. Frasi interrotte. Non mi lasciano scampo.
La seguo. La tengo d’occhio ovunque vada.
Un sorso di whiskey quando passo a trovarla, una rosa rossa prima di andare via.
La osservo dormire. Voglio sentire il suo sapore. Non la lascerò andare, ora che l’ho trovata.
1- Ti ho trovato, Adeline
2- Ti ritroverò, Adeline
Mie care Fenici, questa recensione è per chi è nauseata dalla troppa glassa del periodo natalizio e ha bisogno di nutrire il Grinch dentro di sé.
“Sei qui per uccidermi?” chiedo con un filo di voce. Faccio del mio meglio per mascherare i tremori che mi stanno sconquassando il corpo. Sto fallendo. Scuote lentamente la testa. “Perché dovrei farlo?” Non so bene come rispondere a quello. Continua: “Io non ho intenzione di ucciderti, topolino. Voglio tenerti.” “E se io non lo volessi?” Sorride. “Lo vorrai.”
Premessa. Occorre approcciarsi a un libro del genere solo se si hanno preferenze per dark e simili: è necessario dare un po’ di credito al fatto che situazioni di stalking e persecuzione, pericolose ai limiti del film dell’orrore, possano provocare nella vittima un minimo di eccitazione e lasciare uno spiraglio per degli sviluppi passionali.
Se si è certi di avere questa predisposizione e di essere disposti ad accettare che la scintilla di erotismo possa essere conseguenza di episodi rischiosi, di incontri con uomini che non sono crismi di virtù e che mostrano atteggiamenti persecutori, ossessivi, che non si fanno problemi a usare la violenza, allora la storia si fa molto intrigante.
Si muove in maniera lenta e languida, scivolando su e giù e ruotando i fianchi in un modo che mi fa vedere intere costellazioni.
Ha gli occhi chiusi e la piccola bocca socchiusa, mentre trae piacere dal mio cazzo. È una sensazione incredibile, basterebbe a farmi venire se me lo consentissi, ma ho bisogno di più. Ho bisogno di scoparla in maniera rapida e violenta. “Topolino,” la chiamo, con una voce roca per il bisogno. I suoi fianchi si bloccano e i suoi occhi si schiudono appena. “Scappa.”
Zade è un personaggio davvero intenso. All’inizio non abbiamo dubbi che sia uno psicopatico; scopriremo solo in seguito che è una sorta di hacker con la passione del killer giustiziere, che la sua predilezione per la tortura e l’omicidio è motivata da una sua etica personale che arriviamo perfino a condividere. Ma quando ancora non lo conosciamo la sua aura è pienamente oscura e per Adelina lui è solo uno stalker sconosciuto, ossessionato, disturbato, che non si fa remore a perseguitare una donna solo perché gli è entrata sottopelle.
Eppure, più approfondiamo e più questo maschio Alfa sadico e possessivo si insinua anche in noi; questo rende lo sviluppo passionale della trama sempre più accettabile, più bramato, perfetto per i protagonisti.
La farò innamorare di ogni singola parte sbagliata di me. Voglio che questa ragazza mi veda al massimo della depravazione. Voglio che conosca la vera oscurità che risiede nella mia anima. Una volta che hai fatto innamorare qualcuno delle parti più oscure di te, non c’è più niente che tu possa fare per spaventarlo al punto da mandarlo via. Quella persona sarà per sempre tua, perché ama già tutti i pezzi guasti di te.
Dopo averla notata in un incontro fortuito, Zade ha riconosciuto la sua futura moglie/madre dei suoi figli, e vuole mostrarsi a lei per la persona che realmente è, nei suoi pregi e difetti; non è una brava persona, non fa belle cose, ma ha dei valori e protegge gli indifesi e ciò che è suo. Non avrebbe mai potuto illuderla chiedendo un classico appuntamento, per poi rivelarsi quello che è davvero: sarebbe scappata. Molto meglio avvicinarla pian piano, accerchiarla, intrappolarla come un topolino e poi divorarla, quando anche lei sarebbe stata ossessionata e schiava dell’adrenalina.
Quello che non sa è che nel momento in cui mi presenterò come si deve a Adeline Reilly, lei non sarà più in grado di pensare a nessun altro. La divorerò dall’interno, finché ogni suo respiro non farà che alimentare l’incendio che avrò appiccato dentro di lei. Come l’ossigeno che fa avvampare il fuoco, consumerò ogni centimetro del suo dolce, piccolo corpo finché non riuscirà a pensare ad altro che a come farmi entrare più a fondo dentro di lei. All’inizio mi temerà, ma quella paura finirà solo per innescare in lei la scintilla. E cazzo, sarò ben lieto di infliggerle dolore quando si avvicinerà troppo alla fiamma.
Adeline vive in una casa gotica abitata da fantasmi. Adora le notti di Halloween e il picco di adrenalina che le scatena la paura, una scarica che si trasforma dritta in eccitazione.
Quindi, anche se fatica ad accettarlo, Zade è esattamente l’uomo che fa per lei, quello che sa cosa fare per provocarle il massimo del piacere nel modo più perverso.
È un tipo di relazione vissuta sulla scia del brivido generato dal sapere di essere braccata, dove l’idea di poter fuggire dall’accerchiamento che lui ha messo in atto è solo un preludio a un incontro carnale, selvatico, animalesco.
A nessuna persona sana di mente piace essere spaventata. Ma a me sì. Lo adoro. Ecco perché avere uno stalker è quanto di peggio per una come me. Ho la tendenza a crogiolarmi un po’ troppo nella paura. Il mio amore per l’orrore finirà per farmi ammazzare un giorno. È come se io sia fatta apposta per essere braccata. Topolino. Non mi toglierò mai quel nome dalla mente. Io non sono una preda. Non lo sono.
La caratterizzazione di Adeline è deliziosa: lontana dai cliché della vittima sprovveduta, troppo fragile, ingenua o passiva, ma allo stesso tempo credibile nella versione di una donna con una personalità forte, orgogliosa, capace di pretendere il rispetto per se stessa e di rispondere a tono nonostante la paura, eppure combattuta con il suo istinto, che la porta a stuzzicare l’uomo nero a prenderla, a provocarlo perché la insegua.
Adeline non era mai entrata in contatto con il suo lato interiore più perverso, mentre Zade comprende da subito quali sono i fattori scatenanti della sua eccitazione, quali sono i limiti che può superare nel braccarla, nel forzarla, per ottenere il massimo del piacere.
“Vuoi sapere perché mi piace la casa degli specchi?” mi bisbiglia all’orecchio, facendo divampare delle scintille lungo le mie terminazioni nervose. La sua voce è piena di promesse oscure e di inizi pericolosi. Deglutisco con fatica. “Perché?” sussurro. “Guardati intorno,” ordina con tono pacato. Esitante, distolgo gli occhi dai suoi e sposto lo sguardo sulle dozzine di specchi. “Quello che vedi ora è quello che vedo io ogni giorno. Non importa quanto provi ad allontanarmi, quanto tenti di sfuggirti: tu sei ovunque io vada. Sei tutto ciò che vedo. Amare te è come essere intrappolato in una casa degli specchi, topolino. E non mi sono mai sentito così a casa come da quando sono così perso dentro di te.”
Zade non è mai stato uno stalker in passato, è la certezza di avere trovato la madre dei suoi figli a spingerlo a conquistare Adelina a ogni costo, pretendendo il suo innamoramento, il suo desiderio, l’ossessione reciproca. E più stringe il cerchio attorno a lei, più entra in contatto anche mentalmente e intimamente, oltre che fisicamente: le prime confessioni, le prime ammissioni di fragilità. Quando si avvicina, Zade si porta dietro il suo mondo oscuro e Adeline finisce sul radar di qualche nemico. Questo anima la storia di ulteriori gradi di azione, paura, fuga e violenza.
“Non accadrà mai, Adeline. Io non ti lascerò mai andare.” Mi irrigidisco, scioccata dall’austerità nel suo tono. Sta parlando sul serio. Le sue labbra si schiantano sulle mie prima che io possa rispondere. E dato che questa sarà l’ultima volta che permetterò a quest’uomo di toccarmi, rispondo al bacio come si deve. Lo abbranco, gli tiro bruscamente il colletto della felpa e stringo il suo labbro inferiore tra i denti, mordendo forte finché non sento il sapore del suo sangue sulla lingua.
Molto curiosa l’analogia (non identica ma con molte metafore e similitudini in alcuni momenti di svolta) tra la storia di Adeline e quella della bisnonna assassinata, un mistero irrisolto su cui la ragazza di diverte a investigare quando le capitano in mano alcuni diari e indizi.
Una trama secondaria che ci fornisce ulteriori stimoli alla lettura, un giallo intrigante che allo stesso tempo ci regala qualche chiave di lettura sulla relazione che si sta instaurando con Zade e sulle paure nascoste.
La presenza di quest’uomo è un vortice che consuma costantemente l’ossigeno dalla stanza e persino dal mio cervello. Perché non riesco a pensare lucidamente con il suo corpo così vicino al mio. Con le spire della paura avvolte così strette intorno a me, tanto vigorosa da trasformare il mio corpo in pietra. Sono fuori uso. Impotente. La mia incapacità di combattere mi impazza nel cervello, il mio istinto di sopravvivenza mi suggerisce di muovermi, ma il mio corpo si rifiuta di farlo.
E poi mi afferra la nuca con la mano insanguinata e attira il mio corpo verso il suo, premendoci ancora una volta l’uno contro l’altro. Rabbrividisco alla sensazione dell’essenza della sua vita che gli sta gocciolando dalla mano. Il sangue assomiglia a delle dita minacciose che strisciano lungo la mia spina dorsale, macchiandomi la pelle come per segnarmi.
Assegno qualche punto di violenza perché i temi presenti (tratta di esseri umani e abusi su bambini) portano inevitabilmente a brutti colpi allo stomaco.
Naturalmente il punteggio sulla focosità è al massimo: si tratta di una carnalità animalesca, selvatica, più che di pose ricercate, che incarna l’istinto primordiale degli esseri umani, o meglio degli animali ad accoppiarsi. L’istinto rende tutto molto intenso, asseconda una fisicità piena e incurante della morale (morsi, graffi e tutto quello che può esser risvegliato da impulsi incontrollabili).
Non c’è romanticismo nel senso vero e proprio del termine, ma se la forza del desiderio è un indice anche del cuore, del bisogno di stare insieme, beh, allora vi è abbondanza anche di questo.
“Riesci a immaginare come sarebbe avere il mio amore per tutto questo tempo?” Deglutisce, con gli occhi fissi sull’acqua al di là della scogliera. Dalle labbra le scivola un respiro tremante. “Hai presente cosa si prova ad annegare? Ecco come sarebbe,” replica, con la sua voce vellutata e irregolare. “Dimmelo tu, baby. Cosa si prova ad annegare?”
“È come la prima boccata d’aria dopo che sei rimasto intrappolato sott’acqua. È il suono di un dolore e di un sollievo. Di disperazione e desiderio. Quando sei stato così a lungo senza ossigeno, quel primo respiro è l’unica cosa che abbia senso, e il tuo corpo lo assimila senza permesso.” “Non è la cosa più squisitamente dolorosa che tu abbia mai provato?” Le avvicino con uno strattone la testa alla mia, torcendole un altro sussulto che sento soffiare sulle mie labbra. “Sei mia, Adeline,” ringhio. “Non mi interessa se ci siamo reincarnati o meno. Qui e ora, tutto questo è fottutamente reale. E in questa vita, tu sei mia.”