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Recensione: TIME. Il tempo tra me e te – Laws of phsics #3 di Penny Reid

 

Titolo: TIME. Il tempo tra me e te

Titolo originale: Time
Serie: Le leggi della Fisica
Serie originale: Laws of phsics #3
Serie madre: Hypothesis #2.3
Autore: Penny Reid
Editore: Always Publishing
Genere: New Adult
Data d’uscita: 6 Maggio 2021

1. Motion. Il moto dei cuori
2. Space. Lo spazio che ci unisce
3. Time. Il tempo tra me e te
La trilogia fa parte di Hypothesis serie

Un anno
Un oceano a dividerli
Una fisica (innamorata)
Un musicista (ancora più innamorato)
Un amore complicato
Cosa potrebbe andare storto?
Mona DaVinci era da sempre abituata a mantenere il controllo di ogni dettaglio, ad analizzare e pianificare ogni aspetto della sua vita.
Da quando, però, si è innamorata di un carismatico musicista ha capito che formulare piani è inutile. Soprattutto quando la vita ci si mette di mezzo e manda all’aria tutti i programmi.
Mona e Abram, infatti, si sono appena ritrovati quando le loro carriere li costringono a separarsi.
Dopo averla lasciata ad Aspen, Abram è dovuto partire per una tournée in tutto il mondo. Come frontman dei Redburn, adesso al culmine del successo, ha una responsabilità nei confronti della sua band, della sua etichetta discografica e dei suoi fan. Tutto questo non gli consente di stare accanto alla donna che ama.
Nonostante Abram abbia chiesto a Mona di fidarsi di lui e le abbia promesso che troveranno un modo per far funzionare la loro relazione, la razionale fisica ancora nutre dei dubbi sulla possibilità di costruire un futuro insieme.
Saranno in grado di trovare l’equilibrio tra le loro carriere così impegnative e la loro storia d’amore appena agli inizi?
Solo il tempo potrà dirlo.

Adesso tutt’e quattro le forze atomiche fondamentali erano state identificate: il suo corpo mi indeboliva (forza debole), la spinta a inalare il suo profumo era sempre potente (forza potente), i miei sentimenti per lui avevano conseguenze sul tempo (forza gravitazionale) e la poesia sexy/il cervello di Abram mi attraevano (forza elettromagnetica).

 

 

Siamo finalmente giunti al terzo episodio della trilogia. Mona e Abram hanno superato l’inganno, si sono perdonati, hanno deciso di dare fiducia uno all’altro e di essere coraggiosi, ovvero sinceri sulle proprie emozioni. E ora che sanno di amarsi e hanno deciso di stare insieme devono fare i conti con tutto ciò che va oltre le percezioni della carne: entrambi hanno una carriera importante e ben avviata, che li assorbirà completamente durante l’anno successivo. Hanno pianificato di stare insieme nelle poche briciole di tempo che riusciranno a ritagliarsi, ma non sarà mai abbastanza per una coppia appena creata e ancora satura di desiderio inespresso. Affronteranno la sofferenza per una relazione a distanza, la frustrazione per non aver ancora fatto sesso, lo shaming dei paparazzi, la gestione di tutti i nodi familiari che vengono al pettine (mi riferisco alle questioni irrisolte con la sorella e il fratello di Mona) ma soprattutto la consapevolezza di non conoscersi ancora e di avere bisogno di tempo per amarsi e viversi completamente.

Ed è proprio questo senso di oppressione per la mancanza di tempo che riempie le pagine di elettricità.

«Voglio prendermi cura di te, quando lo vorrai, quando ne avrai bisogno. Voglio che tu ti fidi di me, e voglio poter contare sul fatto che anche tu ti prenderai cura di me».

Tirò su con il naso e annuì, stringendomi gli avambracci. «Anche questo sembra bello.»

«Bene.» Cautamente sollevato, le lasciai andare il viso. Scesi con le mani lungo le spalle e i fianchi, e la tirai a me. Si avvicinò senza opporre resistenza, morbida e rilassata come prima, e il mio corpo reagì pulsando di felicità.

Be’, di felicità e di eccitazione.

Mi sentivo calmo. «No. I miei sentimenti non sono cambiati. Mi mandi fuori di testa. Ma…» Le accarezzai i capelli, la baciai sulla tempia e respirai il suo dolce profumo. «Voglio essere anche in grado di usare la testa con te.»

 

Prima di procedere vorrei sottolineare una particolarità di questo terzo volume rispetto agli altri. Anche se ho adorato leggere tutta la serie e non salterei una riga, so che tra voi ci sono amanti dei romanzi autoconclusivi e vorrei rassicurarvi sul fatto che questo ultimo episodio racchiuda in sé una storia completa, piena, che richiama esplicitamente i momenti importanti vissuti in precedenza e che, a differenza delle prime due, ha un tasso di erotismo molto più alto (in effetti, gli altri erano del tutto privi di sesso, mentre ora è giunto il momento di darci dentro e sfogare tutto il desiderio accumulato).

 «Ho solo bisogno…» Leo alzò un sopracciglio quando mi fermai. «Di cosa hai bisogno?» Non sapevo da dove cominciare. Avevo bisogno di parlare con lei per ore, immergermi nella sua genialità e nella sua presenza, dibattere e discutere, stuzzicare e ridere. Avevo bisogno di non parlare con lei, starle seduto vicino, in silenzio, insieme.

 

 Il primo volume era focalizzato sull’accensione della scintilla: due persone che si riconoscono a pelle, indipendentemente dalle etichette (nome, istruzione, mestiere, hobby, storia di vita passata…) e che riconoscono un’affinità emotiva, di pensiero, una sintonia di interessi e di linguaggio (verbale e fisico). Il secondo ci mostrava un riavvicinamento, il perdono per le bugie raccontate, la resa all’evidenza dei fatti, alla loro infatuazione e la scelta di concedere fiducia. In questo terzo episodio si costruisce la fiducia e vengono messi i pilastri di sostegno per quella che diventerà una relazione a trecentosessanta gradi, capace di reggere alle intemperie del mondo esterno.

Mona spinse la guancia contro la mia mano, chiudendo gli occhi mentre il suo sorriso diventava dolce, sognante. «Sto più che bene» sospirò. «Adesso che sei qui, sto alla grande.»

Era proprio la rassicurazione che mi serviva. Il sollievo non mi travolse, ma si posò gradualmente su di me come una calda, morbida coperta che scioglieva il panico che mi aveva gelato le ossa. La terribile verità era che non mi ero fidato del fatto che si sarebbe fidata di me. Tecnicamente, ci conoscevamo da più di due anni, ma in realtà eravamo stati insieme appena dodici giorni.

 

Quello che ho ritrovato sono le bellissime caratterizzazioni che danno vita a personaggi ricchi di emozioni forti, contrastati, reali.

Prima fra tutti è Mona: brillante genio della scienza, tutti la ritengono glaciale e apatica, quando l’unica cosa evidente è l’impaccio nelle relazioni sociali. Il suo disagio, frutto del cervello troppo analitico, arriva nitido ad Abram, che riesce a vederle dentro e a trovare la chiave per parlarle, riuscendo a far sì che si apra con lui. Non è mai troppo lo spaccato emotivo che riusciamo a intravvedere dei personaggi, perché ogni dettaglio ne definisce una sfumatura che lo completa, lo rende più vero.

Era il tour. Ogni concerto, la scarica emotiva, l’adrenalina, l’energia di migliaia di persone che cantavano le mie canzoni e scandivano il mio nome. E poi… il nulla. Le lodi vuote simili a rumore bianco, un oceano di corpi, persone che non volevo, che occupavano lo spazio in cui avrebbe dovuto esserci lei.

 

E in queste pagine è giunto anche il momento di affrontare il problema di Mona che non riesce a farsi toccare, e svelare alle persone che le stanno vicine le molestie subite a quindici anni. È un tema trattato con eleganza e tatto, che mette in gioco un arcobaleno di emozioni contrastanti che hanno saputo rendere molto bene l’insicurezza e la confusione che questo genera sia in Mona sia, di riflesso, in Abram nell’approcciarsi all’aspetto più fisico della loro relazione. Se all’inizio è stato frustrante assistere al desiderio di Abram in gabbia, in seguito si è rivelata intrigante la modalità che hanno sviluppato per affrontare il trauma sotto le lenzuola.

Che altro dire? Consiglio assolutamente la lettura, nel caso non si sia ancora capito.

«Essere con te…» cominciò, e subito lo guardai di nuovo negli occhi. Erano stupiti, incantati, come se stesse guardando dentro e fuori.

«Essere con me?» lo incoraggiai dopo quasi un minuto, curiosa, mentre una bolla di qualcosa simile alla speranza mi cresceva nel petto. Per cui, ovviamente, mi uscì fuori una battuta. «È come la profezia aveva predetto?»

Lo sguardo di Abram si concentrò sul mio. Mi sorrise, un sorriso vero. La sua fossetta sinistra fece la sua prima comparsa, togliendomi il fiato prima ancora delle sue parole. «È arte viva, Mona.» Lo sguardo di Abram si fece adorante, intenso. «Stare con te è come vivere in una canzone.»

 

 

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