Recensione: Titolo: Orizzonte infinito di Diana Palmer
Arizona 1910.
Ai confini con il Messico, in una terra abitata da pellerossa e attraversata da bande di ribelli e da soldati della cavalleria, la vita non è comoda e agiata come in Louisiana, dove Trilby Lang è cresciuta. Ora vive qui con i genitori e il nuovo ambiente l’annoia e l’affascina in egual misura. Nonostante le divergenze tra la propria famiglia e Thornton Vance, inizia a provare una certa attrazione per l’affascinante proprietario terriero, che pare però non avere alcuna stima di lei, a causa di un malinteso. Un bacio di fuoco squarcia presto il velo di diffidenza che li tiene lontani, anche se ci vorrà molto di più perché i due capiscano che quella tempesta che li turba altro non è che amore.
Una storia dall’intensità prorompente, un amore burrascoso e profondo in una terra indomita.
Douglas in Arizona nel 1910 non è di certo un luogo ospitale; soprattutto per i gentiluomini che si trasferivano dell’Est, abituati a tutte le comodità si trovano immersi nella polvere gialla in un paese senza legge e che si avviava a una guerra con il Messico. Questo è quello che succede ai Lang, il cugino di Jack muore e gli lascia Blackwater Spring Ranch, qui però la famiglia si trova a dover fare i conti con una vita che pensavano fosse più facile seguendo gli ideali che la gente aveva del selvaggio west.
Trilby è la figlia maggiore di Mary e Jack Lang; ed è quella che fatica di più ad ambientarsi in questa vita così diversa da quella che conducevano in Louisiana, al contrario il suo fratellino Ted adora i cowboy e i Texas Ranger.
Trilby è timida e riservata, dai modi impeccabili che non si addicono a quella terra bruciata dal sole; e non sa gestire gli uomini dai modi rudi che si trova ad affrontare, primo a intimorirla è Thornton Vance, proprietario del Ranch più grande del paese “Los Santos” che da generazioni appartiene alla sua famiglia. Thorn ha modi rudi e affascinanti, lui sa come sopravvivere in quelle terre e non sopporta i damerini che arrivano dell’Est pensando che gestire un ranch al confine con il Messico sia facile. Ma soprattutto non tollera Trilby Lang, perché sua moglie Sally, prima di morire in un incidente in auto, aveva accusato di avere una tresca con suo cugino Curt, sposato con la disperata Lisa. Per questo cerca di smascherare la sua condotta indecente provocandola, ma la ragazza si rivela timida e inesperta, cosa che non può essere se è l’abile amante del cugino. Così scoprirà che sua moglie gli aveva mentito, con il suo comportamento avrà guadagnato solo l’odio della ragazza e passerà il resto del suo tempo a fare ammenda perché la giovane donna così pura ha un fascino irresistibile per il nostro cowboy di confine.
Un libro stupendo che ci racconta una storia, anzi più di una, durante la rivoluzione messicana dei contadini per rivendicare la loro terra, troppo a lungo governata dai stranieri che si arricchivano sulle spalle dei nativi. Incontreremo anche alcuni indiani Apache, di cui l’autrice ci darà spunti sulla loro cultura e sulla triste storia del loro popolo, ho amato particolarmente Naki.
Adoro i libri che mi insegnano storia e culture di cui non sono a conoscenza e questo romanzo mi ha dato proprio questo, oltre che a farmi sospirare nelle scene romantiche mi ha arricchita con dettagli davvero originali.
La sensualità nel libro non manca, proprio come le scene d’amore e quelle hot, descritte nei dettagli e davvero molto belle. Diana Palmer scrive benissimo e nonostante il libro conti molte pagine non diventa mai pesante mantenendo alta la concentrazione del lettore che verrà catapultato nel vecchio west dalle sue parole.
Le ambientazioni sono fantastiche, mi è piaciuto molto il fatto che abbia descritto i rivoluzionari come gente giusta e onorevole contraddicendo il pensiero degli americani dell’epoca.
Un libro che mi resterà nel cuore e che rileggerò volentieri anche fra un pò di tempo .
Consigliatissimo!